
Vent’anni di Trainspotting
“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici; scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita. Scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici. […] Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete un futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni, chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?”
Un inseguimento sulle note di Lust for life di Iggy Pop e le prime provocanti parole fuori campo di uno dei protagonisti aprono Trainspotting (1996), film basato sull’omonimo romanzo di Irvine Welsh (1993) e diretto da Danny Boyle (lo ricordiamo anche per il pluripremiato The Millionaire e il recente Steve Jobs), che divenne un cult generazionale tanto da incassare 48 milioni di sterline solo nel Regno Unito, a dispetto di un ridotto budget di realizzazione di solo 1,5 milioni di sterline e poco più di sette settimane di girato.
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L’articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2017 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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