“Santa Clarita Diet” e “3 %”: poi parleremo di “Westworld”

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Demetrio Marra

Demetrio Marra è nato a Reggio Calabria nel 1995. È vice-direttore «Birdmen» e cura soprattutto contenuti nell'ambito della serialità. Ha esordito con una sua raccolta nel novembre 2019: "Riproduzioni in scala" (Interno Poesia), con prefazione di Flavio Santi. Si è laureato in Filologia Moderna con una tesi su Luciano Bianciardi. Collabora con la sezione Lingua Italiana di Treccani.it

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  • […] Di Santa Clarita Diet se n’era parlato un anno fa, data anche tra le serie migliori del 2018. Poco spazio in entrambi i casi, ovviamente. Nel senso che la serie non può dirsi complessa, quando la complessità è anche una certa distanza tra il fruitore medio e il prodotto. Di fatto è molto semplice, per lo meno nelle sue coordinate fondamentali: Drew Barrymore è Sheila, svegliatasi non-morta (il termine usato più frequentemente è un-dead) dopo una sessione di vomito intensa; è moglie di Joel (Timothy Oliphant). Hanno una figlia, Abby (Liv Hewson), sedicenne tutt’altro che il ritratto della liceale americana – antifrasi dello stereotipo che la rende essa stessa stereotipo, purtroppo (significa: prevedibilità). L’amico di lui (friendzone alert) è Eric (Skyler Gisondo), personaggio radicalmente prevedibile: intelligente, timoroso, sfigatello eccetera. Si immagini la situazione: Sheila deve mangiare carne umana per sopravvivere; Joel deve aiutarla perché (e si legga sottolineato) la ama; Abby non può che scoprire presto del segreto – per il cambio improvviso di carattere (la morte libererebbe gli istinti) e perché in congelatore ci sono dita umane; su Eric si riversa praticamente ogni cosa che capita ad Abby. […]

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