
Festival delle serie TV 2019: verso dove viaggia la moderna serialità italiana?
Chi ha seguito la prima edizione della sezione industry, all’interno del programma del Fest 2019 a Milano, festival della serialità televisiva, ha potuto prender parte a uno spazio di confronto piuttosto aperto e orizzontale tra pubblico e protagonisti delle conferenze. Lo spettro dei temi è stato ampio: si è parlato delle tendenze della serie TV italiana e internazionale durante il Kickstart, la prima conferenza, con Verdiana Bixio, presidente di Publispei, e Chiara Sbarigia presidentessa di APA (Associazione Produttori Audiovisivi). Le due presidentesse ci parlano di un mercato audiovisivo in movimento, di un momento storico nel quale è grande la richiesta di soggetti originali per serie TV, in un’epoca in cui la sperimentazione di linguaggio ha trovato spazio anche in ambito streaming. Si discute di cosa sia a muovere la narrazione seriale moderna. Leonardo Fasoli, sceneggiatore di Gomorra la serie, ci parla di un pubblico che, a differenza di quanto si potesse pensare 15 anni fa, non vuole evadere dalla realtà, ma chiede anzi che venga affrontata e restituita. Il compito dello sceneggiatore, rincarano i due sceneggiatori di Gomorra presenti – oltre Fasoli c’è Maddalena Ravagli – è cercare di spingere il pubblico a porsi domande importanti, riuscendo nello stesso tempo a intrattenerlo.
Altra testimonianza importante è quella di Paola Randi, a proposito del suo coinvolgimento nel nuovo show italiano targato Netflix Luna nera, ormai famosa come la prima serie fantasy italiana. Riflettendo su questa serie, in ottica di modelli e stereotipi di genere, si è discusso su quanto l’opportunità di introdurre nuovi generi possa aprire inediti spazi di lettura e ridefinizione dei personaggi, ad esempio dal punto di vista dell’emancipazione, indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Interessante notare, con la palla che passa da ospite a ospite, e in base ai suggerimenti e alle domande che arrivano dal pubblico, quanto la riflessione si arricchisca, ad esempio per Francesca Vecchioni (fondatrice e presidente Diversity) lo scarto non consiste nell’eliminare lo stereotipo, in quanto elemento base del ragionamento, oltre che input per la caratterizzazione del personaggio, bensì nell’esserne consapevoli e pronti a problematizzarlo.
Con Daniele Cesarano (Direttore fiction Mediaset) e Giorgio Grignaffini (Direttore editoriale Taodue) si ripercorrono le tappe recenti della serialità italiana all’inizio del nuovo millennio. Per i due direttori, le grandi serie diventate casi, nonché scuola per la serialità di casa nostra, sono Don Matteo (Rai) e Distretto di polizia (Mediaset). Cesarano sfata quelli che dal suo punto di vista sono considerati erroneamente miti, ad esempio la centralità di una serie come Romanzo criminale, uno dei primi grandi sforzi produttivi di Sky: da scrittore può testimoniare l’incertezza dell’epoca nella direzione da seguire, da parte del broadcaster.
Emerge un quadro positivo, stando all’opinione degli ospiti, un momento di fermento per l’industria seriale italiana, grazie anche al recente successo di serie come L’amica geniale, Young pope, Gomorra la serie e Suburra, che hanno dato uno slancio internazionale allo storytelling all’italiana.
Con Sonia Rovai (head of scripted production Sky Italia) si parla del presentare un’idea. Dalla testimonianza della manager emerge un quadro molto variegato: non necessariamente l’idea geniale si rivela vincente, così come non esiste il modo giusto per presentarla, l’importante è essere preparati e studiare bene il mercato e il broadcaster al quale si propone; il resto è risultante di una combinazione di fattori esterni e interni, dove l’elemento casuale ha molte volte valore aggiunto.
Il pantano nel quale ci si muove può riservare sorprese di ogni tipo.

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