
Passages – Ménage à trois nella Parigi romantica e bohémienne
Sulla fluidità dei desideri e delle passioni umane e sul carattere effimero e fugace dell’amore ragiona il cineasta statunitense Ira Sachs nel suo ultimo lavoro, Passages. Nella città dell’amore per eccellenza, una Parigi bohémienne e multiculturale, il regista mette in scena un classico scenario del genere romantico, quello del triangolo amoroso; Tomas (Franz Rogowski), regista tedesco narcisista ed egocentrico, è sposato con l’inglese Martin (Ben Whishaw) ma il loro rapporto entra definitivamente in crisi quando il cineasta inizia una relazione con una donna francese, la bella Agathe (Adèle Exarchopoulos).

Ira Sachs prende le distanze dal melodramma tradizionale, alleggerendo il film di qualunque enfasi sentimentale, e sceglie di raccontare l’evolvere confuso e irrazionale delle relazioni tra i tre protagonisti con uno sguardo realistico e distaccato, che non si esime dal mostrare la sofferenza provata dai personaggi e la difficoltà nel gestire i desideri inattesi e le delusioni personali, servendosi però di un tono leggero e fresco, che a tratti vira alla commedia e addirittura al grottesco. Sebbene di primo acchito i tre protagonisti possano ricordare dei tipi – Tomas è l’artista eccentrico e affetto da megalomania, Martin il suo introverso compagno, Agathe è una donna libera e indipendente – questi personaggi acquistano spessore e realismo grazie al raffinato lavoro di scrittura degli sceneggiatori, Ira Sachs stesso e Mauricio Zacharias, e alla notevole prova attoriale del cast.
Il corpo attoriale è posto al centro dell’immagine e della narrazione e viene indagato dalla macchina da presa con uno sguardo intimo e acuto, attraverso inquadrature mai scontate; corpi nudi, corpi che si toccano, che ballano, che si incastrano gli uni con gli altri occupano costantemente la scena in un turbinio fatto di pulsione e desiderio. I protagonisti di Passages si attraggono reciprocamente, gravitano l’uno verso l’altro muovendosi in un universo chiuso, nell’intimità delle rispettive abitazioni. L’attrazione che li unisce è prima di tutto fisica e, infatti, il primo incontro tra Agathe e Tomas avviene proprio sulla pista da ballo, dove i due si lasciano andare a una danza sfrenata e seducente, dopo che Martin ha deciso di abbandonare la festa per la fine delle riprese del marito e Agathe ha lasciato l’opprimente ex fidanzato.

È nell’intrecciarsi di relazioni e di corpi che acquistano rotondità i personaggi, che si svelano gradualmente nel rapportarsi con l’altro. Ira Sachs ce li racconta in funzione gli uni degli altri, attraverso una narrazione ellittica, dal ritmo veloce, che ci mostra la rapida metamorfosi di queste relazioni, evidenziandone il carattere transitorio e mutevole. Sono appunto una serie di passaggi quelli che vediamo sullo schermo, frammenti di vita quotidiana attraverso cui assistiamo al progressivo cambiamento del rapporto tra i personaggi, in un movimento continuo e disorientante.
Il regista di queste evoluzioni è Tomas, amante egoriferito, dittatoriale e manipolatorio, che, come nell’ambito lavorativo, cerca di dirigere l’andamento delle sue relazioni seguendo il capriccio del momento. Non è dunque un caso se lo vediamo sempre in movimento, in sella alla sua bicicletta, in una corsa forsennata verso l’oggetto del proprio desiderio che pare, però, perennemente irraggiungibile. Se da una parte, infatti, i legami umani di Passages continuano a variare, Tomas rimane fermo nel suo immobilismo, frustrato, continuamente, nel suo desiderio. Indifferente alle conseguenze delle sue azioni, cerca disperatamente di riempire un vuoto interiore, destinato, però, a rimanere incolmabile.

Il film di Ira Sachs è un’indagine divertente ma allo stesso tempo sottile delle relazioni moderne, della loro transitorietà e del loro inevitabile fallimento, che ci colpisce per la sua semplicità, ci ammalia con il suo stile raffinato e la fotografia curata, ci conquista con l’interpretazione dei suoi protagonisti. Presentato al Sundance Film Festival e alla Berlinale, uscirà dal 17 agosto nelle sale italiane.
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