
A thousand and one – La storia di una madre in un Harlem che cambia
Il rapporto tra il mondo del cinema e la città di New York si riassume in un legame solido e sicuramente romantico. È quasi impossibile contare quanti film finora abbiano raccontato la Grande Mela in tutte le sue sfumature, sia quando faceva da sfondo perfetto ad una storia, sia quando era lei stessa la protagonista. Così noi appassionati – o in generale persone con un buon rapporto coi prodotti audiovisivi – abbiamo imparato a conoscere New York già nella sua versione di fine Ottocento. L’abbiamo vista cambiare e ci siamo affacciati dai suoi grattacieli più iconici. Non ci siamo mai fatti troppe domande quando sentivamo parlare di blocks e degli incroci tra la ennesima e Broadway, abbiamo imparato a riconoscere il suono della sirena della polizia e siamo cresciuti con la convinzione che servisse fischiare per chiamare un taxi. Per cui non ci stupiremo se con la stessa facilità con cui ci siamo legati a New York, entreremo dentro a A thousand and one e ci sentiremo comodi.
A thousand and one, primo lungometraggio di A.V. Rockwell e vincitore del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2023, è infatti la storia di una madre e di una New York che cambia. Più nello specifico di Harlem, storico quartiere periferico, che vediamo trasformarsi tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000. E se in un primo momento Harlem sembra solo osservare il succedersi degli eventi, ad un certo punto diventa ai nostri occhi coprotagonista, salvezza e dannazione delle vite che accoglie.

Inez, interpretata da Teyana Taylor, è una donna di 22 anni che nel 1994, appena uscita dalla detenzione a Rikers Island, cerca di ricongiungersi con suo figlio Terry, di 6 anni. Per farlo lo strappa alle mani dei servizi sociali e fugge con lui da Brooklyn a Harlem, dove dopo alcune difficoltà trova in affitto l’appartamento 10-01 (a thousand and one, da cui il titolo del film). Qui Inez e Terry iniziano a costruire una famiglia, di cui entrerà a far parte anche Lucky (William Catlett), e li vedremo crescere negli anni fino ad arrivare al 2005. Intanto sullo sfondo Harlem inizia a cambiare, diventa vittima del processo di gentrificazione con i suoi pro e i suoi contro, e in silenzio muove i protagonisti del film in una direzione ben precisa. Il motivo per cui questo aspetto del film va sottolineato è che aiuta a comprendere la complessità emotiva che la storia nasconde, e che ad un certo punto sembrerà invece fin troppo semplice.
Una storia già vista?
Se non fosse per l’incredibile interpretazione di Teyana Taylor, che si conferma un’artista a trecentosessanta gradi, A thousand and one rischierebbe di essere percepito come un film lento, con una trama che potremmo pensare di avere già visto. Proprio in virtù di quel legame con New York, non ci stupiamo davanti alla storia di una madre che fatica a costruire il suo rapporto con il figlio, in una città caotica e che non guarda con compassione alle donne di colore, perché è un tipo di racconto che già ci è stato proposto negli anni. Anzi, vediamo Terry crescere – il personaggio è interpretato da 3 attori diversi (Aaron Kingsley Adetola, Aven Courtney e Josiah Cross), come in Moonlight di Barry Jenkins – e aspettiamo per tutto il film un punto di svolta che arriva tardi e senza il boom che ci saremmo aspettati.
In ogni film, in fondo, c’è un plot twist che porta la giusta dose di drammaticità: un problema da risolvere, un errore del protagonista, un cambiamento che sembra impossibile da affrontare. In questo caso, invece, il livello di drammaticità è costante, Inez non arriva mai al punto in cui vive la sua vita con tranquillità o in cui riesce a non essere severa con se stessa, e di conseguenza non ci si aspetta mai che quella tranquillità le possa essere tolta da un momento all’altro, appunto non ci si aspetta mai un plot twist. Stessa cosa per Terry, nei cui occhi vediamo una grandissima inquietudine per tutta la durata del film.

Questa preoccupazione persistente dei personaggi rischia di diventare troppo lineare agli occhi dello spettatore, a meno che non ci si inizi a concentrare sul contesto in cui i protagonisti vivono.
La particolarità del film va quindi ricercata nel modo in cui Harlem si trasforma alle spalle dei protagonisti e che dà senso alla scelta di ambientare la storia tra gli anni ’90 e 2000. Harlem è prima casa e fortezza, per piano piano trasformarsi in un posto ostile, con una composizione etnica che cambia e che avanza delle richieste impossibili.
Secondo questa chiave di lettura, che non sarà difficile trovare per noi che conosciamo bene la New York cinematografica, la storia diventa allora quella di una madre di Harlem e della famiglia che ha scelto per il suo bambino, della sua voglia di fare una vita normale e lontana dai guai, e del processo di gentrificazione che si insinua piano piano nel quartiere per spezzare le fondamenta che aveva costruito.
Allora sì, il plot twist arriva e il film, che già era coinvolgente dal punto di vista emotivo tanto da consegnargli un premio al Sundance Film Festival, diventa interessante.
A thousand and one è in uscita il 29 giugno nelle sale italiane.
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