
Abbott Elementary 2 – Le (stra)ordinarie sfide di una scuola pubblica
«Being a teacher is being asked to do the impossible year after year. And our only solution is to show up every day and try our best» dice sapientemente Barbara (la straordinaria Sheryl Lee Ralph) nel primo episodio della seconda stagione di Abbott Elementary – la strepitosa serie creata da Quinta Brunson per ABC e disponibile in Italia su Disney+ – a Gregory (Tyler James Williams) diventato insegnante di ruolo per la prima volta. «But it shouldn’t be that way. It’s like we’re set up to fail» replica indignato quest’ultimo. «But what are we supposed to do? Throw out all of our efforts?» è la risoluta risposta fornita dall’esperta maestra.
Dopo l’enorme successo di critica e pubblico e il trionfo ottenuto alla 74esima edizione degli Emmy Awards con 3 statuette vinte (Miglior Sceneggiatura in una serie comica a Quinta Brunson, Miglior Cast per una serie comica, Miglior attrice non protagonista in una serie comica per Sheryl Lee Ralph), Abbott Elementary non perde allora nemmeno per un momento il proprio smalto ma – forte delle solide premesse gettate durante la prima stagione – torna ad allietare i piccoli schermi con 22 nuovi episodi.

Dopo un’estate più o meno ricca di avvenimenti, il personale della nostra scuola pubblica preferita di Philadelphia è infatti pronto ad affrontare l’inizio del nuovo anno scolastico e le sue molteplici sfide con rinnovata tenacia e la solita buona porzione di inventiva. Tra gli insegnanti più giovani ritroviamo Janine (Quinta Brunson) che, dopo aver troncato la sua relazione con lo storico fidanzato Tariq (Zack Fox), deve ripartire da sé stessa e allargare i confini della sua comfort zone in ambito sociale; Gregory che ha cercato di prepararsi al meglio per il suo primo incarico a tempo pieno e deve capire ora come poter raccogliere i frutti del suo lavoro e Jacob (Chris Perfetti) che deve imparare a modulare la sua personalità sopra le righe per avvicinarsi alle persone che gli stanno intorno e poter partecipare al cambiamento che realmente desidera.
Le veterane Melissa (Lisa Ann Walter) e Barbara, invece, devono imparare a chiedere aiuto quando questo si rivela essere necessario, nel primo caso accettando un’aiutante per seguire al meglio una classe scombinata, mentre nel secondo accogliendo l’importanza del prendersi cura di sé stessi per poter continuare a svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi. Alla preside Ava (la sempre più divertente Janelle James) e al bidello Mr. Johnson (interpretato da William Stanford Davis, entrato a partire da questa stagione a tutti gli effetti nel cast principale attraverso una scelta naturale quanto intelligente) è affidato infine l’importante compito di arricchire questa strampalata ma funzionante working family attraverso un poco convenzionale modo di lavorare, ma anche insospettabili dosi di saggezza e onesta umanità.

Potendo contare su un cast affiatato ed eccellente e su un insieme di personaggi caratterizzati da uno speciale quanto distintivo brand, la seconda stagione di Abbott Elementary esplora dunque la tridimensionalità dei propri protagonisti portandone alla luce lati inediti – è importante citare a questo proposito l’interessante percorso della già irresistibile Ava – ed approfondendo i molteplici legami instauratasi tra questi. Se il prezioso confronto intergenerazionale tra il corpo docenti rimane perciò tra gli scambi più divertenti e fecondi della serie, ad essere introdotta nei nuovi episodi è la timida nascita di un’intesa romantica tra Janine e Gregory. Dando prova nuovamente della sua eccellente capacità di onorare comedy classiche del calibro di The Office e Parks and Recreation (il richiamo ad amatissime coppie come quella composta da Jim e Pam nel primo caso e Ben e Leslie nel secondo salta subito alla mente di qualsiasi appassionato del genere), Quinta Brunson attinge alla famosa dinamica del will they won’t they e – grazie alla bravura che la contraddistingue – riesce a tenere con il fiato sospeso il pubblico circa il destino condiviso dai due insegnanti.
In un panorama mediale dominato dalla tanto liberatoria quanto insidiosa pratica del binge watching e da stagioni composte da un numero molto ridotto di episodi, Abbott Elementary mostra perciò i vantaggi di cui determinati prodotti seriali – primi fra tutti le comedy – possono beneficiare reintroducendo la distribuzione settimanale ma soprattutto aumentando il numero di episodi per stagione. È proprio attraverso episodi tematici legati alle festività e a sterminati e stratificati riferimenti allo scenario culturale contemporaneo, infatti, che lo show di Quinta Brunson può entrare nelle case degli americani settimana dopo settimana riuscendo in tal modo a fidelizzare e conquistare un’audience diversificata, vasta e trasversale; lo stesso discorso purtroppo non vale per la distribuzione italiana su Disney+, dove la serie è stata rilasciata a distanza di mesi in due porzioni composte rispettivamente da 10 e 12 episodi, riducendo ma non annullando le potenzialità della nuova stagione.

Le serie prodotte dagli storici network televisivi statunitensi non sembrano allora aver esaurito del tutto la loro capacità di dialogare con il pubblico, a patto però che si pongano come obiettivo rappresentare con onestà la società da cui provengono: Abbott Elementary, ad esempio, ci riesce costruendo situazioni tanto assurde da risultare non poi così tanto distanti dal mondo reale e contrapponendo il diritto allo studio garantito – seppur con tante difficoltà – dalla scuola pubblica alla più opaca realtà delle charter school (scuole che nel sistema scolastico degli USA possiedono un particolare statuto di autonomia oltre che un sistema di finanziamento misto con fondi pubblici e privati). In linea con la stagione precedente e forse ancora di più che in quest’ultima, è chiaro infatti quanto in Abbott Elementary si concepisca la scuola come un ambiente ospitale per tutti e tutte e si impegnino mostrando un impegno ad accogliere e celebrare tanto l’unicità di apprendimento degli studenti quanto lo smisurato entusiasmo di ciascuno di essi.

«You know, even after all of these years as a teacher, I still have to stop and remind myself why I’m still here. It’s not my paycheck, certainly not the perks from the people who sign it, it’s about the people who show up here every blessed day – the dedicated teachers and the wonderful students» sono d’altronde le significative parole pronunciate da Barbara al termine del diciottesimo episodio dedicato alla Teacher Appreciation Week attraverso le quali ricorda – a sé stessa come agli spettatori – la (stra)ordinarietà delle imprese compiute quotidianamente dalle tante persone che popolano le scuole pubbliche degli Stati Uniti d’America come del mondo e di cui la Abbott Elementary non rappresenta altro che un singolare esempio.
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