
The Tuba Thieves – Detection sonica | Biografilm 2023
Grand Theft Tuba. Nel novembre del 2011, otto sousafoni vengono rubati alla Compton’s Centennial High School. Il mese successivo, a essere vittima di un’effrazione è l’aula musicale della South Gate High School, per un danno economico pari a $13.000: «All they took were tubas», testimonia l’insegnante Ruben Gonzalez Jr.1 Nello stesso periodo, la Huntington Park High School perde la sua unica tuba. Casi di furto analoghi si verificano nelle scuole della California meridionale fino al 2013. Da questa surreale e misteriosa serie di eventi Alison O’Daniel trae l’ispirazione e il titolo per il suo esordio al lungometraggio: The Tuba Thieves.
Al di fuori delle logiche narrative da whodunit e howcatchem, l’opera di O’Daniel è una detection sensoriale: la regista non ricerca i responsabili, né le cause della serie di furti. Non mira alla risoluzione di un problema, preservando la potenza incandescente dell’enigma. Viene piuttosto intrapresa l’esplorazione di un panorama uditivo deprivato di una particolare frequenza, attraverso un’opera in cui il protagonista è il suono. Quegli imperscrutabili ladri di tube hanno portato via con sé molto più che dei semplici pezzi d’ottone. Hanno piuttosto causato un turbamento nell’ecosistema sonoro e, conseguentemente, visuale: «The band is driven by the tuba and the drummer, […] The tuba serves the time function and the bass function, and the rest of the band can’t exist without that.»2 (Bill Roper, suonatore di tuba professionista, intervistato da John Rogers in merito al caso dei furti di tuba).

Rovesciamento
Ci muoviamo infatti in un ambiente ostile nella sua fondamentale de-strutturazione, e nel suo continuo sforzo di riassestamento. Il protagonismo del suono implica un rovesciamento fondamentale. La potenza sonica in cui il film consiste travolge la colonna visiva, stravolgendo il rapporto gerarchico convenzionalmente in vigore. Le immagini scaturiscono dal suono, lo chiariscono, e mai viceversa. Il percorso (anti)drammaturgico della phoné passa attraverso le immagini, perforandole, svuotandole di senso logico, in un ostinato incedere paratattico esclusivamente fondato sul senso acustico. La logica che soggiace ad ogni operazione di montaggio di O’Daniel rincorre sempre l’analogia fonica tra rumori: il volo di un elicottero sfuma, diluendosi, nello sciabordio marino; un assolo di batteria si risolve in un portone che sbatte. Il film non consiste, essenzialmente, che in questo.
Pur attraverso una regia attenta alla molteplicità delle soluzioni visive: dal reenactment della prima esecuzione in pubblico di 4’33’’ di John Cage, all’utilizzo di materiale d’archivio. Passando per rotazioni a 180° dell’immagine e utilizzo di split screen. Fino alla contemplazione pura della sequenza finale in cui – anche attraverso il personaggio di Nyke (Nyeisha Prince) – perveniamo alla paradossale esperienza audiovisiva del silenzio. Vedere (e ascoltare) per credere.

È il processo creativo-poietico stesso a rilucere per la sua unicità idiosincratica, anche in questo caso frutto di un rovesciamento della praxis abituale: la sceneggiatura è stesa a partire dalla colonna sonora, prodotta da artisti come Christine Sun Kim (sound designer sorda dalla nascita), Steve Roden e Ethan Frederick Greene. La parola, come l’immagine, arriva in un secondo momento.
Essenza
The Tuba Thieves è uno di quei film che – avventurandosi in una regione inesplorata – induce ad una radicale riflessione sul medium, fino al pensiero estremo di un cinema senza immagini.3 Come di fronte a Blue (dir. Derek Jarman, 1993), o al Michael Snow di Wavelenght (1967) e La Règion centrale (1971), siamo costretti ad abbandonare le nostre abitudini spettatoriali, a riprogrammare il nostro apparato sensoriale, per accogliere l’erompere di una nuova grammatica e del suo potenziale – ancora tutto da raffinare. La detection è sempre aperta.
Note
[1] https://www.wqxr.org/story/191559-behind-rash-tuba-thefts-california/
[2] Ibidem.
[3] Per una breve panoramica sul «pictureless»: https://lwlies.com/festivals/le-brasier-shelley-pictureless-film/
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