
Il cinema di Roberta Torre in tre cortometraggi | Biografilm 2023
L’altra sera, mentre sui palchi del Biografilm la regista Roberta Torre veniva insignita del Celebration of Lives Award, venivano proiettati in omaggio tre suoi cortometraggi slegati tra loro, poco noti al grande pubblico e caratterizzati da una forte diversità sia a livello stilistico che tematico. Questa selezione di corti ci ha portato in territori molto differenti: da un gruppo di fantasmi che infesta Poggioreale ad un’ode alla diversità di genere, fino a un’intervista a Giuseppe Pelusi, l’unico indagato per l’omicidio di Pasolini. Parliamo, rispettivamente, dei corti Zia Enza è in partenza (1992), Con occhi diversi (2011), e La notte quando è morto Pasolini (2008).

Potrebbe forse risultare sorprendente che la serata della premiazione si sia incentrata non sui principali film della regista (comunque inclusi nel programma di quest’edizione) ma viceversa su alcuni dei suoi lavori meno conosciuti. Tuttavia, è proprio nell’accostamento di questi cortometraggi fortemente eterogenei che il Festival ha voluto rendere omaggio all’approccio poliedrico della regista alla Settima Arte.
Come sappiamo, Torre non ha mai seguito un percorso artistico predefinito, ma ha abbracciato l’eclettismo e la versatilità, spaziando tra una vasta gamma di generi cinematografici. Dal musical al cinema sperimentale, dal documentario ai prodotti di finzione più tradizionali, Torre ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di mescolare e fondere queste diverse forme di espressione cinematografica.
Attraverso la proiezione di questi cortometraggi così singolari, prodotti in tempi e in circostanze completamente differenti, Biografilm ha quindi voluto sottolineare e celebrare l’audace e sempre vario approccio di Torre al Cinema. È stato un omaggio al suo spirito esplorativo, alla sua volontà di sfidare le convenzioni e di aprire nuove strade nel cinema.
La selezione dei corti è stata quindi tutt’altro che casuale: seppure dissimili nello stile e nei contenuti, da queste pellicole emerge chiaramente il ritratto unitario di una regista che col linguaggio cinematografico ha sempre voluto giocare e sperimentare. L’opera che in particolar modo vi consigliamo di recuperare è La notte quando è morto Pasolini. Il corto adotta un approccio di tipo documentaristico, consistendo in un’intervista a Giuseppe Pelosi, l’unico sospettato per l’omicidio di Pasolini e probabilmente l’ultimo testimone ad averlo visto in vita.
Ciò che spiazza è che Torre, consapevole che da Pelosi non otterrà rivelazioni sincere, poiché questi si è sempre nascosto dietro mezze verità e ha continuamente cambiato versione su quanto accaduto, decide di concentrarsi non tanto sulle parole dell’intervistato, ma piuttosto sui suoi silenzi e sulle sue omissioni. Attraverso la cinepresa, la regista tenta di “rapire” dalle espressioni di Pelosi delle emozioni, dei ricordi, delle visioni che possano far emergere ulteriori sfumature o indizi su ciò che è avvenuto davvero in quella tragica notte.

In questa ricerca della verità, che fa leva sulla comunicazione non verbale di Pelosi piuttosto che sulle sue parole, l’intervista assume via via toni sempre più grotteschi, e il documentario da cui s’era partiti si trasforma in un invito al pubblico ad andare oltre la mendace esposizione dei fatti per trarre le proprie conclusioni sulla vicenda. E Torre non si limita affatto ad inquietarci e a lasciarci incerti sul significato di ciò che osserviamo. Proprio a proposito dell’ibridazione tra linguaggi che da sempre contraddistingue il suo modo di fare cinema, nell’ultima scena vediamo Pelosi pedalare su un triciclo in un buio corridoio, quasi come se da un documentario su Pasolini fossimo passati, senza capire come, nelle più spaventose sequenze di Shining.
Teniamo a sottolineare come questi corti (e molti altri) sono disponibili gratuitamente sul sito web di Roberta Torre. Anche se non avete avuto modo di essere presenti a questa edizione del Biografilm, potete comunque immergervi nella sua genialità artistica.
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