
I Territori del teatro nel Canton Ticino
Grazie alla neonata Piattaforma Artistica Zona’B e al suo Teatro Sociale, Bellinzona torna a respirare una settimana di teatro e performance: il festival Territori, cancellato a causa della pandemia, ha ripreso vita puntando su di una programmazione interamente proveniente dal Canton Ticino, sfida ardua ma senz’altro vinta.
Nel fitto calendario di eventi dall’8 al 12 marzo, Birdmen ha fatto un’incursione al festival: quelli che seguono sono alcuni spunti per un resoconto parziale dell’esperienza.

Frankenstein, autoritratto d’autrice
Margherita Saltamacchia, anima fondatrice di Zona’B, decide di riflettere sul quello che viene considerato il primo romanzo gotico di fantascienza attraverso una sorta di mise en éspace a catena, dove i diari di Mary Shelley, la voce del dottor Frankenstein e quella della creatura mostruosa più famosa della storia si intrecciano, rivivendo nell’impersonificazione effettuata dell’attrice accompagnata dalla musica live della chitarra elettrica di Christian Zatta. Quel che ne vien fuori è una serie di parallelismi originali che danno alla resa scenica una forza particolare, così come alla sua autrice la possibilità di esplorare varie soluzioni interpretative.
Terraferma con-passo 46°11N 9°01E
Bianca Berger e Larissa Lischetti realizzano una performance di danza contemporanea itinerante, sviluppata e prodotta appositamente per il festival e per gli spazi cittadini di Bellinzona: accompagnate dalle percussioni non convenzionali di Stefano Marinucci, le due giovani danzatrici hanno dati vita a un breve percorso dislocato in brevi interventi all’interno del centro storico di Bellinzona, al fine di cercare una reazione spaziale e gestuale prima ancora che emotiva nel pubblico, in movimento in spazi scenici non convenzionali eppure familiari, quotidiani. Una produzione site specific L’Arca in collaborazione con Isadora – Piattaforma Danza.

Corpuscoli di Krause
Reading poetico di Massimiliano Zampetti e Fabiano Alborghetti su testi di quest’ultimo, attraverso diversi capitoli sonori affronta i più svariati temi collegabili all’idea di “corpuscolo”, sempre attraverso la lente soggettiva dello sguardo in prima persona del suo autore, che tenta con acutezza scrittoria e crudezza quasi documentaria di mettere a fuoco temi universali come città, scavi archeologici, fisica quantistica, lutto, mondo del lavoro, malattia, pandemia, botanica. Un caleidoscopio mentale di impressioni volatili e materiche come i corpuscoli che danno il titolo alla raccolta e allo spettacolo.

Requiem for my dream
Performance tripartita con Raissa Avilés, Piera Gianotti, Ledwina Costantini e diretta da quest’ultima su produzione di Opera retablO, attraverso gli spazi dell’atelier Officina Nephos pone in scena una commistione di azioni e oggetti più o meno deperibili, in mezzo ai quali il pubblico si sposta per ascoltare dei monologhi che hanno per correlativo tematico ed oggettuale la fragilità dell’essere artistico contemporaneo. Attraverso vestiti di carta e maschere di gesso, cioè la distruzione e poi apparente conservazione, l’esperienza si dipana sul corpo delle performer – indimenticabile, in questo senso, il cumulo di massi che pare prendere vita quando comincia il monologo dell’attrice sotto sepolta – per arrivare prepotentemente su quello del pubblico. L’impressione è quasi psicofisica, di quadri fatti di carne e ossa, in un movimento che possa destabilizzare anche il pensiero relativo all’arte e al suo ruolo nella società.

Siamo quelli giusti!
Vera grande rivelazione del weekend, il testo di Lalitha Del Parente firmato alla regia da Caterina Filograno deflagra in tutta la sua causticità come un fulmine a ciel sereno nella serata bellinzonese, portando scompiglio per rovescio e lasciando spaesati nella sua potente violenza creativa. La rappresentazione è quella grottesca di un reality show in cui una serie di coppie concorrono per vincere l’adozione di una bambina, in un rovesciamento indicativo in cui i partecipanti sono tutti neri mentre la bambina, in apparente collegamento video, è bianca. Gli interpreti Livio Beshir, Luz Beatriz Lattanzi, Ashai Lombardo Arop, Rosanna Sparapano e Federico Lima Roque danno vita a una corrosiva critica, senza alcuno spiraglio di speranza, nei confronti del consumismo, della società dello spettacolo e della visibilità, della cancel culture e del narcisismo contemporanei. Il pubblico spaesato istintivamente ride, o segue il meccanismo televisivo (che, seppure intersecato mediante dirette video in scena con quello teatrale, appare come quest’ultimo perfettamente riuscito), senza accorgersi della portata tragica che il testo, ma soprattutto la regia, cerca di porre di sponda in scena. Uno spettacolo che sembra uscito da un grande palco europeo e che farà molto parlare di sé, non foss’altro perché, come già accaduto nella replica di cui si parla, non tutti gli spettatori resteranno a guardare la rappresentazione di un massacro che, seppure lasci un nodo allo stomaco difficilmente scioglibile, rimanda pienamente al mittente la violenza collettiva occidentale da cui prende le mosse.

Conclusosi con un brunch e un forum pubblico, per creare un tempo e uno spazio di condivisione tra i diversi punti di vista degli artisti, dei cittadini e del pubblico ticinesi, il festival Territori ha ripreso la sua corsa nel territorio di Bellinzona. Il festival è ormai pronto a tornare a cogliere un bacino d’utenza che si merita di riallargare ben oltre i confini cantonali, come spazio di scambio e partecipazione che farà da ponte tra la scena italiana e quella europea in maniera esemplare, secondo virtuosi modelli di coinvolgimento, formazione del pubblico, accompagnamento alle arti performative.
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