Dal 27 al 29 gennaio 2023 Triennale Milano Teatro ospiterà il festival Fuori Asse Focus ‘Ai Confini del Circo’, quattro spettacoli di circo contemporaneo selezionati da Quattrox4. In calendario anche2984 di Alessandro Maida, artista di circo contemporaneo e fondatore del Magda Clan, che nello spettacolo (da lui definito per questa intervista “solitario, cinematografico, imprevedibile”) diventa un viaggiatore in simbiosi con gli elementi di un pianeta consumato. Attraverso la manipolazione degli oggetti, peculiarità dell’arte circense, il viaggiatore gioca con la fine del mondo e, forse, ci aiuta ad accettare l’idea che tutto, alla fine, dovrà concludersi.
Più di quindici anni nella ricerca del circo contemporaneo all’insegna della fusione di linguaggi diversi. Ma qual è stato il primo che ti ha conquistato per primo innescando questa ricerca? Il tuo primo amore artistico?
I miei primi amori, da ragazzino, sono stati la giocoleria e le prime esperienze teatrali di palcoscenico con un laboratorio di improvvisazione teatrale nel mio Liceo. Queste due passioni mi hanno portato, in tempi molto brevi, ad abbandonare l’università e iscrivermi alla Flic Scuola di Circo. Qui ho avuto il vero colpo di fulmine incontrando la sfera di equilibrio che mi ha accompagnato nei successivi 15 anni. Il fatto di aver da subito provato l’ebbrezza della narrazione teatrale mi ha sempre spinto verso una ricerca che andasse oltre la tecnica di circo. Penso 2984 sia un buon punto di arrivo in questa direzione.
Il circo è spesso associato alla cultura francese, data la lunga tradizione pedagogica circense del paese. Puoi raccontarci la tua esperienza formativa e le differenze nella didattica che hai riscontrato tra Italia e Francia?
In realtà ho studiato in Belgio e vissuto a Bruxelles, dove il primo impatto fu stato di grande meraviglia. Arrivato all’ESAC (ndr. École supérieure des arts du cirque) rimasi subito esterrefatto dal grande livello artistico e tecnico di tutto ciò che mi circondava e in particolare mi colpì la mole di fiducia che veniva data agli allievi, i quali erano tenuti in grande considerazione e accompagnati in un percorso che, talvolta, era direttamente deciso dagli allievi stessi.
Con la Francia ho avuto modo di confrontarmi spesso in ambito lavorativo e di tournée con lo spettacolo Respire, che ha girato in moltissimi teatri francesi. La sensazione forte è che ci si trovi in un sistema rodato, oliato e studiato per mettere tutti quanti (dall’artista, al programmatore, al tecnico) in uno stato di comfort e di benessere impensabile in Italia. Questo crea, a mio avviso, anche delle deformazioni che possono essere nocive in qualche senso, ma resta un sistema che dà una dignità enorme al nostro mestiere.
2984 di Alessandro Maida. Se dovessi descriverlo in tre aggettivi?
Solitario, cinematografico, imprevedibile.
Hai tenuto un seminario sulla creatività, a partire dal noto testo di Rodari “Grammatiche della fantasia”. Esiste secondo te una specifica grammatica fantastica peculiare all’attore circense? E nel tuo caso, qual è stato il momento esatto, un’immagine, una situazione, a partire dai quali hai cominciato a pensare a 2984?
Assolutamente si, la grammatica circense, che ho conosciuto grazie a Roberto Magro è, a mio avviso, la base del nostro lavoro. Bisogna fare attenzione a non confondere grammatica con tecnica. Imparare cinquanta tricks con il proprio attrezzo non è grammatica, al massimo è vocabolario. La grammatica, partendo proprio dal vocabolario specifico di ognuno, permette di articolare delle “frasi”, mettere la “punteggiatura” nel posto giusto e dare un senso al “periodo” che si vuole costruire. Non è una grammatica diversa da quella teatrale o della danza, ma il punto difficile – e quasi insormontabile- è applicarla al proprio attrezzo/disciplina circense all’interno della tecnica e non intorno.
Il mio lavoro di ricerca su 2984 inizia con un pensiero vago di manipolazione di pietre che mi girava in testa da molti anni. Nel 2020 all’Isola d’Elba, in una miniera di ferro a cielo aperto è sbocciata la decisione di prendere delle pietre e incominciare a giocare. Il concetto e l’ambientazione di 2984 sono poi venuti in seguito, quando ho sentito necessario dare un contesto specifico a questo lavoro.
MagdaClan, che hai contribuito a fondare, è una delle realtà più importanti di circo contemporaneo in Italia che si qualifica anche per una struttura mobile nella generazione di progetti e processi artistici. Quanto conta la dimensione collettiva dentro il mondo circense e come si riconcilia la ricerca personale dentro il gruppo?
Penso che il circo sia fondamentalmente un’esperienza collettiva: la sua forza, la sua bellezza stanno proprio nella sua dimensione debordante, un’esplosione di energie. In questa dimensione, l’incontro di molteplici ricerche personali crea un universo che spesso e volentieri sorpassa l’immaginazione. Il circo è diversità, il fondersi di individui speciali che creano un oggetto inesistente prima.
In tutto questo non voglio sminuire il lavoro di chi, come me, in questo momento lavora solo sul palcoscenico, ma senza il mio percorso collettivo non sarei giunto a questa maturazione e mi sarebbe mancato un tassello per stare in una situazione anche da solo.
Intervista a cura di Emanuele Regi e Ludovica Taurisano
Dottoranda della Scuola Superiore Meridionale di Napoli in Global History, si occupa di comunicazione politica e storia della cultura popolare. La vita vera la lascia alle arti performative.
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