
Nuove drammaturgie del presente – Intervista ai Cartocci Sonori
La realtà può apparire ostile e disorientare soprattutto i più giovani che si trovano ad abitare tempi indecisi e sfuggenti. I Cartocci Sonori arrivano in soccorso, ponendosi come elemento salvavita, intercettando necessità e comuni sentimenti. La Compagnia nasce a luglio 2020 dall’incontro di Pouria Jashn Tirgan (classe 1995) e Diana Dardi (classe 1996) alla Civica Accademia di Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. In un momento storico in cui tante realtà hanno sentito la necessità di interpretare i segni del tempo, i Cartocci Sonori li hanno saputi trasformare in progetti condivisi e coerenti, tramite l’ascolto e la semplicità come bussole per orientarsi nella realtà complessa e stratificata.

Perché vi chiamate Cartocci Sonori?
Il nome che abbiamo scelto per rappresentarci è composto da due parti. Da un lato, i cartocci, termine che può vantare diversi significati ed utilizzi, dalla carta contenente generi alimentari rifocillanti e appartenenti alla cultura popolare, come le castagne o il riso, ad un metodo di cottura che trattiene il calore lasciando che si diffonda in modo uniforme, al contenitore in vetro per i lumi di un tempo. È qualcosa di piccolo, apparentemente insignificante, che può contenere però elementi salvavita. Sonori incarna invece l’invito ad attraversare le superfici, lasciando che energie ed emozioni risuonino. È il proposito, insomma, di ricercare nel dettaglio trascurabile la possibilità di emozionarsi ed emozionare insieme.
Chi sono i Cartocci Sonori?
Siamo una compagnia informale di performer-autorə, composta da Pouria Jashn Tirgan e Diana Dardi, diplomati alla Civica Accademia di Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, nel 2020 e nel 2018. Hanno collaborato con noi anche Giacomo Tamburini, Valentina Alberto, Emanuele Fantini, e la compagnia ArtiFragili, in particolare Omar Giorgio Makhloufi. Abbiamo goduto del tutoraggio di Kepler-452 (Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Riccardo Tabilio) per gli spettacoli Dove Sostano gli Inutili ed Epica di un granello di sabbia.

Perché dar vita a una compagnia teatrale in piena pandemia?
Siamo sempre statə interessatə ed attrattə dalla dimensione autoriale del teatro, e dalla possibilità di studiarne il funzionamento ed i meccanismi con uno sguardo interno, a tutto tondo. In pandemia questa attrazione si è fatta necessità. Nella situazione di totale incertezza storica, è diventato il bisogno di coltivare e costruire una speranza ed una progettualità, una connessione, una vicinanza tra noi, le persone a cui ci rivolgiamo e con cui ci confrontiamo e il nostro oggetto di studio, che è appunto il teatro. In questo senso, la pandemia ha funto da sprone per porci nuove domande e trovare nell’immediatezza delle nostre presenze la via da percorrere per questa indagine.
Da dove prendete spunto per i vostri spettacoli?
Il punto di partenza è spesso una domanda (o più di una) su questioni attuali riguardanti la nostra società e il sentire delle persone che la abitano, a volte anche interrogando noi stessə in quanto parte della generazione Z. Il punto di partenza è spesso il confronto con persone che vivono la situazione che vogliamo provare ad indagare, per poi però allargare il nostro sguardo a un’analisi più ampia, se possibile strutturale. Viviamo il nostro lavoro come ipotesi, non intendiamo imporre un punto di vista, ma chiamare il pubblico a interrogarsi con noi. Alcune tematiche che ci muovono particolarmente sono: la crisi climatica, le ingiustizie sociali (razzismo, bullismo, diseguaglianze, omotransfobia), il transfemminismo. Non avendo alcuna soluzione da offrire, tentiamo di essere attenti al modo in cui trattiamo queste tematiche, per problematizzare piuttosto che risolvere le questioni.
Quali sono i contesti in cui portate il teatro?
Non abbiamo dei contesti privilegiati nei quali facciamo teatro – in generale è complesso circuitare fuori dai luoghi istituzionali – andiamo negli spazi nei quali si verificano i presupposti, anche umani, perché l’evento teatrale abbia luogo nel rispetto della propria natura. Negli anni scorsi ci siamo trovatə molto bene in Friuli Venezia Giulia, al Festival Contaminazioni Digitali e al Festival Invisible Cities (Epica di un granello di sabbia, La Corrente Verticale). Siamo statə accoltə con calore e attenzione a Villa Aldini a Bologna, per la rassegna “inosservanza” diretta da Archivio Zeta (Afferrare Marla!). L’aspetto positivo ed arricchente di attraversare luoghi diversi con necessità proprie e specifiche è quello di far crescere i lavori proprio in virtù di questo incontro, considerando gli spettacoli come entità che si creano proprio nell’incontro coi luoghi come con le persone, e che non possono esistere altrimenti.

Avete un pubblico di riferimento?
Non abbiamo un target delimitato al quale ci rivolgiamo, tentiamo sempre di trattare le nostre domande in modo trasversale e sincero. Spesso il punto di partenza che ci muove è generazionale, ma ci rendiamo conto che le ipotesi che arriviamo a proporre al pubblico valicano i confini dell’età anagrafica e possono essere seguite in modo personale e sempre valido da una bambina di otto anni come da una signora in pensione. La nostra teoria è che quando ci si pongono domande grandi davvero, ognunə è costrettə a cercare una risposta che funzioni per sé.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Attualmente stiamo portando avanti due lavori paralleli: Afferrare Marla!, di e con Diana Dardi, regia di Omar Giorgio Makhloufi (ArtiFragili), selezione Strabismi 2022, vincitore del premio #spettatoreprofessionosta e migliore drammaturgia. Tratta temi quali: il suicidio, il bullismo, la ricerca del proprio posto nel mondo; R.A.P. Requiem al Poeta, di e con Pouria Jashn Tirgan ed Emanuele Fantini, vincitore del bando CURA 2022. Uno spettacolo che fonde la parola poetica figliastra del rap con la musica originale di Fantini, indagando con passione e linguaggio nuovo le diseguaglianze della contemporaneità. Sicuramente, il nostro primo desidero è quello di terminare la loro realizzazione, debuttare e riuscire a distribuirli poi al pubblico il più possibile. In secondo luogo, nel 2023 abbiamo intenzione di riunirci al completo (entrambi i fondatori della Compagnia, Diana Dardi e Pouria Jashn Tirgan) e cominciare una nuova ricerca a partire dalla scrittura: è ancora tutto da vedere.

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