
The Eternal Daughter – Storie di fantasmi e di ricordi | Venezia 79
I fantasmi sono una delle declinazioni del sovrannaturale che più affascina l’uomo: possono risultare spaventosi, aggirandosi per i corridoi di case abbandonata anche millenni dopo la morte dei loro corpi, ma possiedono una profonda e innata malinconia. I fantasmi rimangono sulla Terra perché son costretti a farlo, che sia per una persona o una missione. La loro natura misteriosa li ha portati a essere protagonisti di migliaia di storie o leggende, raccontate a luci spente per mantenere l’atmosfera soffusa e cupa.
Chi conosce le storie di fantasmi scoprirà presto il segreto di The Eternal Daughter, l’ultimo film della regista e sceneggiatrice britannica Joanna Hogg, in concorso a Venezia 79. La sua familiarità, che alcuni potrebbero definire azzardatamente banalità, tuttavia è proprio la ragione della sua riuscita: attraverso una storia che il pubblico conosce, Hogg è libera di esplorare l’eterno rapporto circolare tra madri e figlie e di come quei ruoli non siano granitici, ma piuttosto interscambiabili e coesistenti.

A partire da The Souvenir, presentato al Sundance Film Festival del 2019, Joanna Hogg ha deciso di usare la sua macchina da presa per ripercorrere la sua vita, partendo innanzitutto dalla sua formazione nel cinema e i suoi primi e tragici amori. Il percorso è continuato con il sequel, The Souvenir Part II, uscito nel 2021, dove indagava il sottile confine tra rispetto e sfruttamento nell’uso delle vite altrui nel cinema. Con The Eternal Daughter, sceglie di lavorare su una scala minore, con una storia narrativamente essenziale ma densa di tematiche, che l’aiuti finalmente ad affrontare il rapporto con sua madre. Lo fa con l’aiuto di Tilda Swinton (già presente nella duologia di The Souvenir), qui chiamata ad interpretare il duplice ruolo di figlia e madre: la prima, Julie, è una regista disorientata e la seconda, Rosalind, si lascia spesso andare in lunghi discorsi sul passato.
Le due donne decidono di fare una vacanza insieme alla ricerca di un po’ di pace. La meta scelta è un isolato hotel, poco distante da Liverpool, immerso nella nebbia, che ai tempi della guerra apparteneva alla loro famiglia. Uniche ospiti, si trovano a passare le giornate tra i corridoi, mentre Rosalind ricorda il passato e Julie la registra di nascosto, sperando di trovare la tanto agognata ispirazione per il suo prossimo film. I confini tra ricordi, presente, realtà e racconto diventano sempre più confusi, nutrendosi l’uno dell’altro, e spingendo le due donne in un labirinto fatto di segreti, silenzi e affetti.

Hogg segue il suo solito modus operandi, scegliendo di non affidarsi a una vera e propria sceneggiatura e preferendo un’evoluzione naturale dei dialoghi attraverso l’improvvisazione e il continuo scambio di esperienze e idee con Tilda Swinton. The Eternal Daughter è un film che facilmente può apparire frammentario, anche per il modo in cui reclude le due protagoniste in inquadrature diverse, riprendendole solo raramente insieme. Rosalind e Julie esistono in due forme diverse per Hogg: la prima eterea e sospesa nel tempo, la seconda irrequieta e silenziosamente crudele. Il loro confronto permette alla regista di capirsi, di guardare il suo ruolo di figlia con occhi estranei e nuovi.
«Le stanze fanno questo, contengono storie». Con queste parole Rosalind rassicura Julie, pronta a scusarsi per aver portato la madre in un luogo capace di evocare ricordi talvolta anche dolorosi. Hogg lascia che quei ricordi, così ingombranti e invisibili al tempo stesso, circondino le sue protagoniste e se ne impossessino, come se fossero delle case stregate a loro volta. The Eternal Daughter, guidato dalla duplice performance di Tilda Swinton, è una storia di fantasmi che desidera resuscitare il passato per indagarlo con occhi nuovi e al contempo riviverlo.
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