
BUKOLIKA di Karol Pałka – Pieni e vuoti | Biografilm 2022
Polonia, 2021, ma se non fosse per una televisione che ogni tanto compare, spenta, o per i telefoni cellulari tenuti rigorosamente a parte rispetto ad altri oggetti quotidiani, potremmo pensare di trovarci a inizio ‘900. Danusia e Basia, madre e figlia, vivono in un casolare immerso in una campagna desolata e a tratti impervia, nella stagione estiva benevola e unica compagna di vita, nella stagione invernale matrigna impietosa e carceriera. È questo BUKOLIKA – Bucolic di Karol Pałka, che abbiamo visto a Biografilm 2022.

Il contrasto con la quotidianità che tutti siamo abituati a sperimentare è totalizzante: dall’iperconnessione, dall’ipercondivisione, dalla velocità e dal suono che caratterizza i nostri giorni, non ci potrebbe essere nulla di più distante. I giorni delle due protagoniste sono così lenti da sembrare immobili, il silenzio è tale da essere pieno e inquietante. La tenuta della sanità mentale è quasi messa a rischio: le parole scambiate, ridotte all’osso e non sempre gentili, lasciano trasparire una certa insofferenza.
In uno scenario cristallizzato dalla fissità dei silenzi, in cui il tempo viene scandito solo dal susseguirsi delle stagioni, si trascina l’esistenza delle due donne, in attesa di qualcosa. Si profila così il contrasto tra una scelta (o la passiva accettazione) di una vita più che umile, trascurata e chiusa al mondo e il desiderio invece di apertura e condivisione, cadenzato dalle insistenti telefonate attraverso le quali la figlia cerca contatti con il mondo esterno.

Lo spettatore rimane spettatore: non viene mai a conoscenza delle motivazioni profonde che hanno spinto le due donne a isolarsi in una maniera così radicale. Rifiuto della società come scelta di vita dettata da un lutto? Prosecuzione di un’esistenza impostata lucidamente con questi canoni già da tempo immemore, e dunque scelta come missione di vita? Povertà estrema che non permette alle due donne di sopravvivere in una maniera differente e meno selvatica? Forse tutte e tre?
L’assenza di risposte contribuisce a trasformare gli individui in caratteri e in questo caso lo scenario che viene evocato si profila essere tra l’horror e il fiabesco. L’isolamento, la trascuratezza, il dialogo con forze ultraterrene e la simbiosi con la natura, rende le due donne streghe. Il loro casolare e la campagna che lo circonda con le sue bestie e i suoi ritmi, nonostante lo squallore in cui versa, assume un sapore mitico, ancestrale e senza tempo: abbiamo la sensazione che in questo spazio possa succedere l’impensabile, a telecamere spente.

Se lo spazio che circonda la casa è desolato e vuoto, l’interno della casa è caotico e pieno: così lontani dal mondo civilizzato, ogni cosa può essere utile, ad esempio per riparare una bicicletta – unico mezzo di trasporto -. È su questi termini che si scandisce il contrasto tra i pieni e i vuoti, sia spaziali che sonori: oltre alla contrapposizione campagna-interno della casa è imperante il contrasto sonoro. La stragrande maggioranza del documentario è calibrata sui silenzi delle due donne, intervallati solo da qualche commento o da qualche isolato battibecco. A rompere questo non-ritmo interviene saltuariamente una colonna sonora metallica e cruda, che contribuisce ad enfatizzare il senso di desolazione che ci perviene.
Sullo spazio l’intervento dell’uomo è ai minimi termini: i cani delle due donne, ormai fuori controllo, si moltiplicano di anno in anno. La natura compie così il suo ritmo e le due donne, ancelle e cerimoniere del rito della rinnovazione, presidiano questa liturgia esercitando la devozione con una piena immobilità e serietà, rendendosi, agli occhi dello spettatore, creature fantastiche ed enigmatiche, inquietanti e irraggiungibili.
Il film sarà disponibile online su MYMOVIES per 72 ore da lunedì 20 giugno ore 21.00
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