
Mittelyoung 2022 – Imprevisti | Danza
Giunto al suo secondo anno di vita festivaliera, Mittelyoung, iniziativa nata in occasione del trentennale di Mittelfest come sua eredità ed estensione artistica, conferma e addirittura aumenta l’interesse italiano e europeo nei confronti delle arti performative delle nuove generazioni: più poltrone, più ospiti, più collaborazioni per il festival di teatro, danza e musica dedicato agli artisti under30 provenienti dal bacino della Mitteleuropa.
L’intuizione riuscita, quella del direttore artistico Giacomo Pedini, che la sperimentazione, i nuovi linguaggi e le avanguardie della classe di artisti nati dopo gli anni ’90 fossero le lenti giuste, o meglio, i supporti più dotati per volgere lo sguardo artistico verso un domani incerto. Interrogare la generazione cresciuta nell’epoca del non-programmabile sugli “imprevisti” del quotidiano, dell’esperienza artistica, chiedere all’arte di rielaborare l’inatteso e restituirne una versione intellegibile, accettata tra le fila delle esperienze del reale non-eccezionali e ripensata simbolicamente.
Gli spettacoli della sezione dedicata alla danza si muovono su un terreno meno limpido rispetto all’imprevisto, tracciando direzioni molto riuscite, in alcuni casi, percorse a tentoni in altre. Mittelyoung nasce indubbiamente come laboratorio per l’arte giovanile, un palcoscenico per proporre una riflessione che richiede ancora del tempo prima di diventare opera compiuta. Il pregio di una simile iniziativa non può che scontrarsi allora con operazioni artistiche ancora in parte autoreferenziali, elaborate attorno a un “io” attoriale e creativo che deve ancora scoprirsi interessato all’”altro”, allo spettatore a cui cerca di comunicare il proprio messaggio.
Marea – Trio Xaba
Proposta tutta femminile Marea, spettacolo di danza del Trio Tsaba – l’ideatrice e coreografa Irene Ferrara danza insieme a Angelica Margherita e Nicol Soravito – ma anche ritratto della femminilità in quanto concetto biologico, status fisico, emotivo e sessuale. Femminile è allora immediatamente il titolo e l’immagine evocata: la marea in quanto flusso coordinato dall’influenza lunare e il ciclo mestruale regolato dal medesimo maccanismo energetico. Una condizione vitale prettamente femminile ridipinta dai tabù in quanto evento nefasto, o meglio, occultabile, inserito nel circuito delle calamità negative e dolorose, fardello femminile e, in qualche modo vincolo, onta. Marea ragiona sulle mestruazioni innanzitutto in quanto evento fisiologico, mostrando la normalità e addirittura la bellezza dell’esperienza di flusso e deflusso nella sua delicata e non-narrata dimensione.

Tre danzatrici in scena vestite di bianco si muovono sinuose lungo le pareti dello spazio femmineo, spazio che, poco alla volta, si popola di rosso. Palloncini da gonfiare, palloncini più grandi, poi teli e abiti e infine luci, lo spazio bianco si riduce drasticamente caricato dall’innalzamento della “marea rossa” da cui però le ragazze non sono invase: vi interagiscono, perdono forma virginale e ne acquisiscono una più matura. Le sezioni della performance, gestite sempre con movimenti molto fluidi, acquisiscono però maggior vigore procedendo verso il finale, apice di un processo né alienante, né catartico, né iniziatico, solo il puro procedere femminile nello scorrere degli anni della vita.
Per quanto l’idea sia potente, lo spettacolo però finisce per comunicare solo l’intuizione del progetto, intuizione messa in scena in maniera residuale dalle tre ragazze che non comunicano né individualmente, né come gruppo, nulla di più che una metafora descrittiva. Il ciclo mestruale in quanto esperienza anche artistica resta quindi ancora un ragionamento privato, col rischio che l’idea di sdoganare il problema non finisca per farlo superficialmente, mettendo quindi paradossalmente la propria causa a tacere.
- Brani danzati:
- Max Richter, Louisa Fuller, Natalia Bonner, Nick Barr, Ian Burdge, Chris Worsey – Infra 2
- Max Richter, Louisa Fuller, Natalia Bonner, Nick Barr, Ian Burdge, Chris Worsey (remix di Peter Pozorek) – Infra 2
- NTO – Carrousel
- NTO – The Hound
- Vessel – Red Sex
Nymphs – Niek Wagenaar
Cinque danzatori si muovono lungo le proprie e altrui silhouette definite dai fari al neon blu, viola, rosso, difficile decifrarne il sesso poiché sono intenzionalmente vestiti e pettinati secondo un canone gender neutro, e danzano gli uni con gli altri proponendo relazioni artistiche e amorose non immediate culturalmente. Nymphs, di Niek Wageenar rapisce le ninfe della mitologia dai propri boschi e foreste per catapultarli in luoghi altrettanto immersivi in cui sono libere di raccontare la propria natura. Ma le toglie anche alla loro originaria categoria sessuale, portando in scena uomini e donne con la medesima dignità mitologica: creature selvagge e passionali che popolano lo spazio identitario artisticamente senza suggerire il gender come nomen.

Energiche, vigorose, espressive, le ninfe sul palco mittelyoungiano esprimono tutta la forza corporea nell’opporsi ai codici convenzionali di definizione del gender, non suggerendo però nessun codice alternativo, solo puro movimento e desiderio messo in scena con una sinergia strabiliante. Dal blu della foresta cybernetica al rosso al neon futuristico, la giungla alla Blade Runner lascia posto infine all’ultima stanza, dove la fonte di luce bianca di un faro puntata verso un telo chiaro che fa da fondale, moltiplica a tutti gli effetti i danzatori, un caos organico di figure in carne e ossa e ombre, l’incipit di un Mulholland Drive teatrale che suggerisce il potere della rappresentazione in quanto filtro per l’innovazione, la presa di coscienza e il pensiero autonomo.

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