
Amarcort 2021 – Il turno dell’Emilia-Romagna
La seconda giornata della quattordicesima edizione di Amarcort Film Festival, la manifestazione riminese dedicata al mondo dei cortometraggi, ha avuto modo di mostrare la ricchezza del programma del festival, toccando quattro sezioni diverse del concorso e omaggiando Carla Fracci con un evento dedicato.
Il festival proseguirà fino al 28 Novembre tra la Cineteca di Rimini, il Cinema Tiberio, il Teatro degli Atti e il Laboratorio Aperto. Per partecipare alle proiezioni di Amarcort, è possibile richiedere un Pass gratuito o un Premium Pass con tanti benefici extra tramite l’indirizzo mail accrediti@amarcort.it. I cortometraggi finalisti del festival sono visibili anche online su WeShort, la piattaforma on-demand dedicata al cortometraggio.
Dopo aver mostrato altri sei titoli dal concorso principale Amarcort e presentato le sezioni Cantarel e MOViE (dedicate rispettivamente ai video musicali e a quei cortometraggi che utilizzano danza, movimento o linguaggio del corpo come principale medium), la seconda serata di Amarcort ha visto protagonisti i cortometraggi realizzati in Emilia-Romagna in una categoria denominata Fulgor. La presenza del solo criterio geografico dona alla selezione un’estrema varietà sia nei generi trattati che nelle modalità di racconto, mostrando a tutti gli effetti la versatilità del territorio regionale per tutti i tipi di produzioni.

Ad aprire la serata è stato 500 calorie di Cristina Spina, dove Theresa (Yvonne Woods), una donna di mezza età ormai disperata, cerca il confronto con la sua ex insegnante di danza (Kathleen Chalfant, apparsa di recente in Old di M. Night Shyamalan) per aprirle gli occhi sul clima di terrore e violenza in cui le sue alunne erano costrette a vivere. Ms Evangeline difatti le costringeva a farsi visitare da un dietologo con dubbie intenzioni e a perdere troppi chili, spesso portandole a soffrire di incontinenza fin dalla prima adolescenza. Spina costruisce un clima di crescente tensione, che riesce ad evidenziare l’impatto emotivo della storia trattata, anche grazie al lavoro delle due attrici protagoniste.
Sempre sul filone sociale si muovono Ballerina di Kristian Gianfreda e I Bastardi di Martin P. Ndong Eyebe. Il primo mostra 20 minuti della vita di una ragazza, costretta dalle circostanze della vita a dedicarsi alla prostituzione. Nello specifico il regista sceglie di catturare un viaggio in autobus, dove la protagonista (Agnese Claisse) si trova a doversi confrontare con sconosciuti violenti e aggressivi, mentre quel mezzo si trasforma presto in un vero circolo infernale abitato da tutti i mostri della sua quotidianità. Il secondo invece guarda al sempre attuale tema delle truffe ai danni degli anziani, attraverso un signore molto scaltro che escogita una sua personale vendetta.
La sezione Fulgor guarda anche all’attualità con Art in the time of the Pandemic – JR, The Wound & Peasant Homily, breve documentario realizzato da Francesco Arrigoni per raccontare i modi con cui l’arte è sopravvissuta alla pandemia. Il focus è sull’artista francese JR e sulle opere da lui realizzate per Palazzo Strozzi (La Ferita, uno squarcio sulla parete esterna che permette di vedere cosa si celi dentro il museo) e la Galleria Continua di San Gimignano. Il documentario segue un’impostazione estremamente classica, tra interviste all’artista, esperti e curatori, ma l’operazione di Arrigoni non perde per questo di efficacia.

Jihad Summer Camp di Luca Bedini racconta una storia talmente assurda che non può non essere vera: nel 1994 la Polisportiva modenese si è trovata ad ospitare un convegno jihadista senza saperlo. Solo le indagini successive della DIGOS hanno svelato i nomi dei partecipanti. Bedini si comporta come un investigatore cercando di ricostruire la sua “scena del crimine” attraverso bozzetti animati in un documentario irreverente guidato dalle voci di due dei protagonisti.
Una Notte a Bologna di Paolo Gentilella è invece un cortometraggio delicato all’arte del meravigliarsi. Un ragazzo gira di notte per Bologna, sia in solitaria che con i suoi amici, prendendo appunti su quello che vive senza però farne esperienza in prima persona. Quando una persona, reale o fantastica che sia, glielo fa notare, il protagonista capisce di dover cambiare per sempre la propria vita.

Chiudono la selezione di Fulgor tre cortometraggi animati: L’Atlante delle Meraviglie di Monica Manganelli, La città delle cose dimenticate di Massimiliano Frezzato e Francesco Filippi e Vevilos [grammata] di Andrea Maurizio Campo. Il primo è, più che un semplice cortometraggio, uno spettacolo immersivo dedicato alla vita di Bach. Il celebre compositore prende la parola in prima persona (con la voce di Riccardo Ristori) per presentare un viaggio nel mondo attraverso le sue wunderkammer (camere delle meraviglie).
Se L’Atlante delle Meraviglie è realizzato con grafiche 2D e con la tecnica del cut-out collage, La città delle cose dimenticate è un semplice disegno lungo 43 metri che scorre davanti agli occhi dello spettatore. Racconta di un luogo chiamato Sha dove finiscono tutti gli oggetti dimenticati dall’uomo e dell’anziano merlo che li custodisce. Nato dal libro omonimo di Massimiliano Frezzato, La città delle cose dimenticate è una delicata poesia sull’importanza della memoria.
Vevilos [grammata] è una creatura completamente diversa rispetto agli altri cortometraggi della selezione, perché riporta la parola animazione al suo significato più essenziale. Difatti il regista sceglie di montare una serie di gif trovate online per accompagnare la lettura del primo canto dell’Inferno dantesco, realizzando così un viaggio caleidoscopico e dando nuova linfa vitale a uno dei testi più sfruttati della cultura italiana.
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