
Ibrida Festival – Note dall’evento sulle arti intermediali di Forlì
L’intermedialità indica qualcosa che si esprime attraverso diversi mezzi e canali di comunicazione allo stesso tempo. Questo principio di compresenza è sempre stato alla base del progetto Ibrida Festival, creato e diretto dalla coppia Francesca Leoni e Davide Mastrangelo. Una incessante ricerca di voci e volti della contemporaneità, capaci ciascuno in modo diverso di restare umani grazie alla videoarte.
In più, una coraggiosa operazione di ancoraggio: l’invenzione di un luogo in cui almeno una volta l’anno potessero ritrovarsi gli artisti del visuale. Così è stato anche per l’edizione post-pandemica, tenutasi fra le mura post-industriali dell’EXATR di Forlì dal 24 al 26 settembre. Uno spazio suggestivo, dal sapore berlinese, in cui autori, critici e curiosi hanno condiviso tre giorni di attività come in un sogno a occhi aperti. Infatti, la ricca programmazione prevedeva proiezioni, istallazioni multimediali, spettacoli live e incontri in forma di workshop. Un’occasione imperdibile per immergersi nell’anima più ardita della sperimentazione.

Venerdì 24 c’è stata la presentazione del libro La forma video di Milo Adami. Di fronte a un nutrito pubblico, il docente e documentarista ha ripercorso la storia dell’audiovisivo fino ai giorni nostri per meglio comprendere il futuro di questo processo. Si è soffermato in particolare sulle forme di produzione e distribuzione, ma anche sull’impegno politico che il singolo, pur fra mille difficoltà, non deve mai rimuovere. È necessario, anzi, che chi decide di raccontare una storia si prenda i rischi e le responsabilità della sua scelta.
Di certo lo fa Francesca Lolli, cui Ibrida ha dedicato il Focus della prima serata sul grande schermo. Video-performer e regista, negli anni ha sviluppato una complessa riflessione sul femminile e in particolare sugli stereotipi di genere che non permettono di raggiungere una piena parità. Il recente La santa e la puttana, lavoro di found footage e messa in scena, parte proprio dai drammatici dati statistici.

Al di là delle decine di videoartisti scoperti e proiettati in una sala apposita durante tutto il weekend, la lungimiranza e la raffinatezza con cui Ibrida intreccia i linguaggi trovano conferma soprattutto negli eventi dal vivo.
Da una parte la forza discorsiva di Altered Ego, spettacolo a cura del duo Apotropia che riflette sull’identità di genere nel nostro presente digitale. Dall’altra il gruppo MUVIC con la sonorizzazione di Olympia (1938). Le immagini propagandistiche di Leni Riefenstahl sui Giochi olimpici di Berlino 1936 diventano, nelle mani di questi artisti, materia pulsante quando si restituisce al velocista afroamericano Jesse Owens quel ruolo di vincitore che Hitler rifiutò di riconoscergli.
Inoltre si segnala il lavoro di Riccardo Balli il quale, inanellando pezzi di bravura al mix con un eterogeneo montaggio video, trascina il pubblico nei ritmi della cultura clubbista rievocando fasti e follia di tempi non ancora superati.

Come Dj Balli si avvale di alcuni quadri di Thaïs (1917), unica pellicola futurista giunta a noi, Cosimo Terlizzi parte dalla traumatica scoperta di Cenere (1916), unica apparizione cinematografica di Eleonora Duse, per realizzare il cineconcerto Non troverete nulla di me in questo film. Tramite le lettere della diva, le recensioni d’epoca e una precisa ricostruzione, l’artista invita l’attrice (oltretutto Premio Duse) Fiorenza Menni e il musicista elettronico Luca Maria Baldini a costruire un percorso drammaturgico struggente.
L’opera si presenta come interpretazione emotiva del conflitto vissuto dalla protagonista, affascinata e spaventata da quella macchina magica che è la cinepresa. E lo spettatore è così immerso in un vero e proprio viaggio interiore, in grado di restituire voce a un cuore spezzato che troppo a lungo ha subito il silenzio e restituendo quindi una Duse inedita persino per gli studiosi.
Giunti in fondo alla serata e al festival, ci si sente colmi eppure svuotati, consapevoli di dover tornare per un’altra dose di questa ricerca.
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