
The last duel – La verità non conta | Venezia 78
Durante Venezia 78 è arrivato sul red carpet del Lido anche Ridley Scott, in occasione della presentazione fuori concorso del suo film The last duel. Matt Damon e Adam Driver sono i gloriosi protagonisti della pellicola, accompagnati da una splendida Jodie Comer, nella parte della protagonista femminile, che incanta lo schermo. Ambientato nella Francia cavalleresca del XIV secolo, Ridley Scott ci regala un epic film sulla storia dell’ultimo “duello di Dio” disputato in maniera del tutto legale tra due cavalieri per salvare l’onore di una donna vittima di violenza. La sceneggiatura del film è firmata anche da Matt Damon e Ben Affleck, insieme a Nicole Holofcener.
Da sempre molto legato all’epoca e alle ambientazioni medievali (Le crociate, I duellanti, Robin Hood), Ridley Scott porta sullo schermo il riadattamento tratto dal romanzo The last duel: a true story of trial by combat in medieval di Eric Jager. Marguerite de Thibouville (Comer), moglie del cavaliere Jean de Carrouges (Damon), confessa al marito di aver subito una violenza sessuale da parte dello scudiero del Re Carlo VI di Francia, Jacques Le Gris (Driver). Da questo tragico evento i due amici, da sempre in competizione per ottenere la simpatia e la protezione del Re, diventano acerrimi nemici. Nonostante la pericolosità della decisione presa, Marguerite mostra la volontà ferrea di chiedere giustizia per la violenza subita, mettendo a rischio la vita del marito in un duello all’ultimo sangue contro Le Gris. I due nemici si sfidano mettendo nella mani di Dio il verdetto finale, che oltre a quello dei suoi duellanti può decidere anche le sorti della vita di Marguerite.

Il regista sceglie di dividere il film in tre capitoli. Il montaggio ci restituisce delle prospettive alternate in cui lo spettatore ha la possibilità di immergersi negli eventi dal punto di vista di ognuno dei tre personaggi principali. Le prospettive dei personaggi danno ritmo alla narrazione e contribuiscono a creare anche una sorta di “processo visivo” dei fatti, come se un giudice stesse chiedendo a ogni imputato la propria versione.
Scott getta un ponte con il contemporaneo attraverso il modo in cui racconta il coraggio di una donna, apparentemente difesa dal marito ma in realtà completamente sola contro il giudizio popolare. Per il regista la Francia del XIV secolo diventa il riflesso della misoginia che regna ancora nel nostro secolo. In qualche modo cifra stilistica dell’autore, la carnalità e la tensione sessuale trapelano in ogni singolo sguardo, tocco o inquadratura dell’autore.

Da veterano della trasposizione storica, il regista cura ogni minimo dettaglio suscitando nello spettatore una totale immersione. La fotografia del film, con delle delicate luci alla Rembrandt e inquietanti sfumature a lume di candela, restituisce la quintessenza dell’immaginario visivo medievale per noi spettatori moderni. Nella sequenza dedicata al duello, Scott non tradisce il suo glorioso passato filmico e, attraverso un montaggio caratterizzato da inquadrature fulminee e tagli improvvisi, è impossibile non percepire il richiamo a opere del regista quali Il Gladiatore o Robin Hood. La sequenza del duello si classifica sulla vetta della produzione filmica di Scott. È possibile godere della sua incredibile capacità di plasmare i corpi, i contrasti con l’ambiente circostante, la tensione generale, il movimento e la luce. Un perfetto punto di partenza (o di nuovo inizio) del genere.
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