
Skál – Cheers alla vita, alla libertà e all’amore | Biografilm 2021
La nostra recensione di “Skál” (2021) di Cecilie Debell e Maria Tórgarð, uno dei film selezionati per la 17ª edizione di Biografilm Festival, di cui Birdmen Magazine è media partner. I film in programma saranno disponibili online su MyMovies e in presenza.
Dania ha ventun anni, frequenta un corso di scrittura creativa, canta e scrive canzoni. La sua vocazione artistica è nata e cresciuta nella piccola comunità cattolica del Fær Øer, arcipelago di diciotto isole nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico e oasi naturale per lo più intatta. Tórshavn è la sua capitale, qui Dania incontra e si innamora di Trygvi, rapper di educazione laica e autore di testi sui lati più oscuri dell’essere umano. L’irrompere di questo sentimento così profondo fa nascere in lei desideri e progetti di vita che, se condivisi, verrebbero bollati come blasfemi dalla sua comunità.

Fare esperienza di una rottura nel sistema di valori con il quale si è cresciuti e percepire forte il bisogno di comunicare quel disagio, di sviscerare quella voglia di cambiamento e di guardare alla realtà con occhi nuovi, senza negarsi nulla. Da questo enorme dramma esistenziale parte la spinta creativa di Dania come quella di Cecilie Debell e Maria Tórgarð, registe di Skál (sezione Contemporary Lives per Biografilm Festival 2021) e attente testimoni di questa bella coming of age story restituita allo spettatore in forma documentaria. Due le dimensioni in cui la vicenda di questa ventunenne si sviluppa: quella privata, fatta di scene di scrittura intima, di parole d’amore scambiate davanti a paesaggi mozzafiato e di dubbi condivisi davanti a un hamburger con le migliori amiche. A fianco a questa vita nascosta e spontanea ci sono poi gli spazi e le identità pubbliche, le maschere e i comportamenti che Dania deve assumere davanti alla comunità che l’ha cresciuta, dalla quale si sente giudicata e alla quale lei vorrebbe porre, col massimo della semplicità, una sola domanda: è possibile vivere una vita nel pieno delle proprie possibilità ridefinendo i confini tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per un giovane credente?

Attorno a questa domanda gravita l’intero viaggio esistenziale di Dania, che trasforma la relazione con il giovane rapper Trygvi in un luogo di sfogo sui temi più vari: dal significato della fede ai vari modi di farne esperienza, dai dubbi sulla sessualità al desiderio di vivere nuove esperienze, ogni argomento è occasione per instaurare un confronto, per la prima volta libero – e liberatorio -, su questioni rimaste per lungo tempo tabù. Il documentario avanza dunque con un susseguirsi di flussi di coscienza alternati a bellissimi paesaggi naturali, le cui atmosfere spesso si accordano agli stati d’animo dei protagonisti. Liberatasi dai sensi di colpa che fino ad allora avevano impedito la sua volontà di espressione, Dania inizia a dare libero corso alla sua creatività: il suo flusso di pensieri si fissa dunque su carta sotto forma poetica, e mentre la camera continua a seguire fedelmente il tortuoso percorso di crescita di questa giovane adulta, i fogli si accumulano. Ne verrà fuori una raccolta poetica di portata rivoluzionaria, manifesto di una generazione di giovani alla ricerca di un’identità più risolta, saldi nei valori ereditati dalla propria cultura, ma liberi di vivere la propria spiritualità senza dover rinunciare a sé stessi.

«This is us: proud stanzas and honest verses», scrivono Trygvi e Dania sul tettuccio di una vecchia auto in un momento di intimità. Riconoscersi in questa nuova soggettività vuol dire guardare a sé stessi con compassione e amore, costruire il futuro con determinazione e abbracciare il passato con una nuova consapevolezza: allora e solo allora si potrà dire skál – cheers, alla salute, in faroese – a quei versi onesti, a quelle strofe orgogliose, a quell’umanità vibrante e appassionata che siamo noi.
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