
Senza rimorso – Il revenge movie dal Ryanverse di Tom Clancy
«Un grande Paese ha bisogno di grandi nemici». Siamo nelle ultime battute di Senza rimorso quando questa frase viene pronunciata dal villain occulto del film diretto da Stefano Sollima. Il sapore è dalle vaghe tonalità di un protofascismo che richiama il mantra della minaccia esterna per solidificare le mura interne, della messa in sicurezza del fortino contro gli attacchi degli avversari che spingono dal di fuori.
È il motore primario dello stringersi attorno alla bandiera a stelle e strisce e del versarci il sangue sopra. Anche a costo di sacrificare le pedine alla base della piramide in nome di un disegno più grande – ma siamo negli USA, quindi di carattere economico. E quale nemico possono avere gli Stati Uniti più grande di quello eterno che indossa il colbacco e ha la cappa rossa? Da qui parte Senza rimorso, adattamento a partire dal romanzo omonimo di Tom Clancy, famigerato scrittore americano annoverato tra i creatori del così denominato tecno-thriller, genere che elabora assieme elementi di politica, fantascienza futuribile ed esperienze nei corpi armati.
Insomma, la riproposizione dell’immaginario della Guerra fredda, che così a fondo ha permeato una società-araldo come lo è quella statunitense, abituata a vedersi polarizzata nell’estremo buono. Una visione a due a dir poco romantica, se vogliamo, anche alla luce del progressivo slittare di alcuni baricentri geopolitici che vede calare sui giurati nemici l’ombra di terze parti, come lo può essere l’altro colosso rosso della Cina.

Ma torniamo al film, che si inserisce nel solco della produzione letteraria che Clancy ha dedicato alla spia Jack Ryan e che costituisce il “Ryanverse”, cosmo dove vorticano differenti storie e personaggi tra di loro intrecciati. Senza rimorso, nello specifico, introduce John Kelly (Michael B. Jordan), Navy SEAL impiegato in missioni ad alto rischio in zone altrettanto instabili (e dove potrebbe iniziare il film se non in una polveriera come Aleppo, quel medio-oriente a metà strada tra gli interessi di Est e Ovest).
L’abbiamo visto a inizio dell’articolo però: poteri occulti sono già all’opera per rendere il clima ancora più esplosivo dove a finirci di mezzo è la famiglia di Kelly. Ecco, la famiglia, l’unico vessillo più sacro della bandiera e per la quale un soldato provetto come Kelly mette in dubbio tutto ciò in cui fino a quel momento ha creduto e che sembrava essere saldo come il fucile stretto tra le braccia. «Mi hanno portato la guerra in casa». Dopotutto come puoi non questionare i tuoi ideali se i demoni che combatti a migliaia di chilometri di distanza violano lo spazio del tuo eden, dall’interno, e ti entrano in casa?
Da questo punto in poi Senza rimorso procede sui binari di un revenge movie che prova a catturare l’essenza di una origin story affacciata molto timidamente sul romanzo di Clancy, contando sulla presenza di Taylor Sheridan in sceneggiatura al fianco di Will Staples. Sheridan dà però il meglio di sé sui crepuscolari discorsi di frontiera e Senza rimorso non è di certo Sicario. Non è nemmeno Soldado, sequel/spin-off del film diretto da Villeneuve già meno riuscito del precedente capitolo dove però Sheridan incontra per la prima volta la regia del normalizzatore dell’action Stefano Sollima. Lo script non affonda molto nella triangolazione dei personaggi, funzionali e forse più frutto dell’esperienza in campo videoludico di Staples (ha lavorato a due capitoli di Call of Duty e scritturato per un progetto cinematografico abortito proprio basato su CoD) che di quella di Sheridan.

Appare quindi più quadrato l’apporto di Sollima, che sta dimostrando di avere l’adeguata mentalità lavorativa per lavorare stabilmente negli USA, terra spesso fatale per gli italiani che provano a metterci piede (basti guardare allo “scottato” Gabriele Muccino). Tutto questo non rinunciando all’esperienza acquisita in casa tra Romanzo criminale e Gomorra, riversata in un gusto dell’impatto che rinuncia alla frenesia degli scontri a fuoco in favore dell’enfasi sul ragionamento di ogni colpo esploso.
Se la sceneggiatura scricchiola e fatica a mettersi in piedi con personalità, è la regia di Sollima a tentare di circoscrivere un minimo il valore di un film action costruito per canoni e che non trova benissimo la quadra tra i momenti di briefing – quindi di rilascio della tensione – e di quelli di “fuoco alle polveri”.
Primo capitolo di una possibile espansione del franchise Clancy sotto l’egida di Amazon, che lo vorrebbe fortemente? Staremo a vedere, considerando anche il fatto che su Prime Video è già presente come serie originale proprio Jack Ryan (ben più valida) con protagonista John Krasinski, e quindi chissà che non si arrivi a una convergenza narrativa.
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