
Il terribile inganno – Cosa significa il femminismo oggi
Era l’8 marzo 2017 quando il movimento transfemminista Non Una di Meno organizzò lo sciopero globale delle donne, che prevedeva una sospensione totale del lavoro produttivo e riproduttivo. L’iniziativa, poi riproposta negli anni successivi, aveva l’obiettivo di riportare l’attenzione mediatica e politica sulla lotta per i diritti. Spesso l’opinione pubblica tende a sminuire la giornata dell’8 marzo, definendola una semplice festa per regalare mimose alle donne. Come spiega la missione di Non Una di Meno invece “non c’è niente da festeggiare, è una giornata di protesta”. Fu proprio con l’8 marzo 2017 che la regista Maria Arena scoprì il movimento e subito rimase affascinata e incuriosita dall’estrema determinazione nel cercare di farsi ascoltare dal sistema. Decise allora di prendere in mano la sua telecamera per seguire il sottogruppo milanese di Non Una di Meno.

Il risultato di questa indagine è Il terribile inganno, il documentario adesso disponibile su Infinity e finanziato grazie a Infinity Lab e a un crowdfunding su Produzioni dal Basso. Proprio su quest’ultima la regista descrive il progetto come un “viaggio in cui guardo innanzitutto al futuro con un desiderio di cambiamento verso tutto ciò che non avevo interrogato“. Il terribile inganno è, nella sua essenza, Maria Arena che osserva il movimento Non Una di Meno attraverso la sua cinepresa per documentare e imparare. Così, ad esempio, sentì parlare per la prima volta del Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e violenza di genere (documento poi pubblicato nel 2017), dove si spiegava l’origine sistemica della violenza di genere. Il fatto di vedere le generazioni più giovani così informate sull’argomento spinse Arena poi a guardarsi attorno per capire meglio cosa significasse essere transfemminist* oggi. Per farlo decise quindi di confrontarsi più direttamente con tre membri del gruppo (una ventenne, una trentenne e una quarantenne) per analizzare nello specifico il difficile legame tra attivismo e vita privata.
Il terribile inganno non guarda solo al presente del movimento transfemminista, ma anche al passato, ponendo l’accento sulle attiviste che la storia ha cancellato. Il nome più ricorrente nelle conversazioni è quello di Olympe de Gouges, che scrisse nel 1791 la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Il suo scopo era quello di criticare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino di qualche anno prima, che elencava quasi solo diritti riservati agli uomini, essendo le donne ancora impossibilitate a votare e a possedere beni materiali. Tra riflessioni estremamente moderne sull’uguaglianza di genere e il divorzio, de Gouges denunciò anche l’esclusione della donna dalla Rivoluzione francese e per questo venne ghigliottinata nel 1793. Maria Arena rimase contrariata che un nome così importante fosse stato cancellato per far sembrare il femminismo come qualcosa di molto più recente e di conseguenza ingenuo. Essendo la storia senza donne un terribile inganno, il film dedica una sezione animata (con i contributi di Betti Onetto e Deborah di Leo e la direzione artistica di Artech Digital Cinema) a una conversazione immaginaria tra la regista e la stessa Olympia de Gouges, interpretata dall’attivista Emma Baeri Parisi.

Il fulcro di Il terribile inganno rimane però comunque il presente, dove la telecamera si trova a seguire il sottogruppo milanese di Non Una di Meno tra proteste e assemblee. Arena decide di essere il meno invasiva possibile nelle riprese, limitandosi principalmente a documentare quello che sta succedendo davanti ai suoi occhi. Si limita solo a intervistare alcuni soggetti durante le proteste per capire a che punto si trova il movimento transfemminista (a tal proposito vi segnaliamo anche l’intervista a Francesca Turrini), i traguardi raggiunti e gli obiettivi per il futuro. Non è la prima volta che la regista si interessa a temi di grande importanza sociale: lo aveva già fatto dieci anni fa con il suo Gesù è morto per i nostri peccati, incentrato sulla transessualità e l’esclusione sociale. Con Il terribile inganno sembra aver trovato la giusta strada tra il reportage e il diario, creando così un ritratto reale e minuzioso del transfemminismo non come qualcosa di statico, ma come movimento in continua crescita ed evoluzione.
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