
Ce l’ho Corto Film Festival – Silenzio in sala
La terza giornata di Ce l’ho Corto Film Festival continua nella sua selezione di cortometraggi italiani e stranieri, spaziando tra generi, stili e temi molto differenti. Un’interessante caratteristica di alcuni dei corti più riusciti della giornata è l’assenza della parola, con opere in cui, mediante il silenzio del film muto o l’alterazione del linguaggio, a prevalere è l’immagine, l’espressività degli interpreti, la colonna sonora.
La talk con i registi è disponibile sulla pagina Facebook del festival, come anche quella a tema gaming del giorno precedente, interessante dibattito sulla collocazione artistica, culturale e sociale dei videogiochi e dei loro numerosi punti di contatto con il mondo cinematografico e letterario.

Cinema Mudo di Melo Viana (Brasile – 2020 – 15’) – Internazionale
Il cortometraggio del brasiliano Melo Viana è, come da titolo, un film muto, ma anche un progetto di integrazione e aiuto per bambini residenti in zone ad alto rischio della città di Curitiba. In Cinema Mudo sono proprio dei bambini infatti a creare un cinema dal nulla, costruito con mezzi di fortuna e fantasia.
Il film è ambientato negli anni trenta, periodo di transizione tra il muto e il parlato, e l’amore per il cinema trasuda da ogni suo elemento, dal raffinato bianco e nero in cui è girato, con la regia che si concentra sulla naturalezza dei bambini e sui dettagli degli oggetti che si circondano, alle numerose locandine e riferimenti ai grandi classici.

Todem di Oliver Folcarelli (Danimarca – 2020 – 9’) – Concorso ufficiale
Un prete si appresta ad andare a dormire, quando un simbolo misterioso incomincia ad ossessionarlo, comparendo prima dipinto sul suo volto, poi come un’icona in fiamme nel giardino di casa sua, fino all’apparizione di una figura incappucciata e a un twist finale che sembra dare una possibile spiegazione a quanto visto.
Oliver Folcarelli, sceneggiatore e regista italo-danese, riesce in pochi minuti a immergerci in un’atmosfera ricca di tensione e mistero, anche qui in quasi assoluto silenzio, mediante il brillante utilizzo del simbolismo, di una fotografia che mescola oscurità a colori accesi e una riuscita colonna sonora.

Fragments di Andrea Salibra (Spagna – 2020 – 2’) – Concorso ufficiale
In un anno particolare come il 2020 non potevano mancare a Ce l’ho Corto cortometraggi attinenti all’epidemia COVID-19, ma Fragments affronta il difficile e vasto argomento con una prospettiva a un tempo estremamente personale e dal valore universale, evitando facili didascalismi.
Il regista italiano racconta dell’esperienza del lockdown, da lui vissuta in Spagna, affidandosi a brevi immagini, mute e musicate, i Fragments del titolo, andando a comporre nella brevissima durata del cortometraggio un collage della vita quotidiana in un momento di tale importanza globale e storica.

The Mecanorgans di Libéral Martin (Francia – 2020 – 10’) – Animazione
The Mecanorgans è un trattato di creature fantastiche, esseri a metà tra il biologico e il meccanico, sul loro ciclo vitale e sull’ecosistema in cui vivono, rappresentato con un riuscito ed elaborato stile disegnato in bianco e nero.
Il cortometraggio di Libéral Martin sembra, nella sua scomposizione grafica dell’anatomia delle creature, un trattato faunistico, in cui lo stile enciclopedico surreale da Codex Seraphinianus si mescola con una versione più fumettistica delle strutture biomeccaniche di Giger. Il tutto è accompagnato da musica elettronica, il cui ritmo pulsante e ripetitivo è perfettamente in sintonia con i complessi meccanismi dei Mecanorgans.

#21xoxo di Sine Özbilge, Imge Özbilge (Francia – 2020 – 10’) – Animazione
Dopo la monocromia meccanica del corto precedente, #21xoxo è un vero e proprio attacco ai sensi, immergendoci nelle avventure di una ragazza in un colorato e psichedelico mondo post-internet. Colori pastello, colori fluorescenti, musica ad alto volume, vestiti brandizzati dai social network, esperienze di online dating, narcisismo social, meme: il cortometraggio è un distillato della vita al tempo di internet, in cui l’importanza dei temi cari alle autrici è resa surreale e divertente dallo stile energico e lampeggiante, a metà tra la pop art e la Vaporwave.
Anche in #21xoxo a dominare la scena sono l’immagine e la musica, ma in questo caso sono presenti dialoghi, disumanizzati però dalla voce digitale che li recita, un po’ Siri, un po’ Daft Punk.
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