
Il cinema collettivo di Carboluce – Film Fantasma
Nella periferia di Milano l’attività culturale non manca. Domenica 11 ottobre vicino al corso del Naviglio, a Cascina Martesana, ha avuto luogo l’anteprima italiana di Film Fantasma, il film collettivo del progetto Carboluce suddiviso in sei episodi di sei registi diversi, nonché i primi dell’etichetta. Carboluce, anche secondo le parole ad apertura di serata del suo fondatore Roberto Rup Paolini, si propone di promuovere e di incarnare il cinema «indipendente, underground e autoprodotto», dunque un cinema artigianale, fatto con poco, «il mesmerico cinema della strada», dove è la comunità di amici e spontanei collaboratori a partecipare alla produzione e alla realizzazione delle opere. Film Fantasma, nel suo essere lavoro collettivo, autoprodotto, e che dalla collettività prende il suo carattere eterogeneo, il suo aspetto sfuggente e imperfetto, tenta di porsi come manifesto dell’etichetta milanese e di rispondere ai suoi obiettivi.

Ma perché Film Fantasma? Ancora Roberto Rup Paolini viene in soccorso per la definizione di questo titolo ambiguo: in realtà il motivo è molto semplice. Perché il «fantasma» è la figura che percorre ogni episodio, che con la sua presenza a volte esplicita, a volte nascosta o addirittura metafisica dà il tema ad ogni “cortometraggio”. Allora i fantasmi che compaiono all’interno di questo percorso fantastico sono quelli che si imprimono sulla pellicola fotografica, che secondo una credenza alle origini del mezzo era capace di catturare le anime delle persone defunte (primo episodio, Baba); è l’ombra di una ragazzina suicida che si impossessa di una cinica giornalista (secondo episodio, Capofitto); è il fantasma familiare del nonno scomparso o di un Dio indifferente (terzo e quinto episodio, Coltellino e Respira); l’anima di un braccialetto perduto e ritrovato da un vagabondo silenzioso collezionista di oggetti smarriti (quarto episodio, Tsukumugami); o, infine, i fantasmi e le allucinazioni della memoria provocate da un viaggio ai confini dello spazio, basato sulla storia vera di Vladimir Ilyushin e dei suoi compagni di volo (sesto episodio, Icarus).

I sei registi (in ordine: Michele Salvezza, Alberto Sansone, Ryan Spring Dooley, Roberto Rup Paolini, Gabriele Di Benedetto “Akab” e Seth Morley, pseudonimo di Claudio Cecconi) affrontano la tematica con stili differenti: il racconto surreale e onirico, il monologo a camera fissa o semimobile, la camera a mano che accompagna i movimenti degli attori o, come nel secondo episodio, una narrazione più standard con alcuni effetti di perturbazione nella scena cardine. A dispetto del gran lavoro di coinvolgimento di centinaia di persone tra assistenti, tecnici e attori, i risultati migliori di questo assemblaggio di episodi, va detto, mi sono sembrati due: il quarto e il sesto «corpo» del Film Fantasma, rispettivamente i film di Roberto Paolini e Claudio Cecconi. Il primo, tra i palazzi della metropoli milanese e dialoghi fuoricampo che danno un tono ragionativo al film, fa affiorare figure del passato direttamente dallo «spirito delle cose», in particolare da un braccialetto trovato per caso da un vagabondo e da cui spunta uno spiritello danzante; il secondo, in un monologo ininterrotto che tanto ricorda il recente Ad astra di James Gray, rappresenta un ritorno allucinatorio e visionario ad un passato alla ricerca di perdono da parte di un astronauta durante una missione spaziale.

Nonostante questi ultimi due credo manifestino al meglio, forse con due stili opposti, gli intenti e le spinte dal basso di Carboluce, resta il fatto che Film Fantasma è un film collettivo (anche per quanto riguarda la colonna sonora originale firmata da sei musicisti, uno per episodio), e tale va considerato, cioè polivocale e proveniente da diverse parti d’Italia e del mondo. In un momento generale di crisi per il cinema indipendente, e soprattutto per la fruizione di cinema nelle sale, l’operazione della casa di produzione milanese è interessante, e intelligente: partire da una comunità e arrivare, nel momento della proiezione, ad un’altra comunità, si spera più estesa di prima.
Abbiamo parlato di Carboluce anche qui.
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