
Il piccolo principe – Una fiaba intramontabile
È il libro più tradotto della storia, dopo i testi religiosi, nonché una delle opere letterarie più popolari e lette del XX secolo e sono innumerevoli i suoi adattamenti teatrali e cinematografici. La versione del piccolo principe di Mark Osborne (2015) va però ben oltre il semplice adattamento, costruendo un ampio arco narrativo attorno alla storia già conosciuta.
Una talentuosa bambina dal futuro rigido e programmato studia per raggiungere gli obiettivi prestabiliti dalla madre, ma un giorno incontra un vecchio aviatore che le narra il suo incontro con il piccolo principe. Tra i due personaggi nasce una bella e naturale amicizia, anche grazie alla loro complementarietà. Da una parte la bambina parla e si atteggia come un adulto; dall’altra il vecchio racchiude al suo interno un’anima da bambino. L’aviatore entra nella vita della bambina nella stessa maniera in cui l’elica del suo aeroplano irrompe nella casa della stessa, in modo diretto e sconvolgente. Proprio grazie a lui, la piccola imparerà a nutrirsi dell’immaginazione e a vedere cose fino ad allora invisibili ai suoi occhi.
La storia si sviluppa alternando due mondi che si fanno eco a vicenda, quello della realtà e quello dell’immaginazione della bambina. Il piano reale è rappresentato con una tecnica CGI (animazione a computer) di ottima fattura dominata da un’attenzione maniacale e riuscitissima per la fotografia e per la scelta dei colori, totalmente al servizio della storia. La villetta moderna della bambina per esempio, grigia e fredda come l’intero quartiere, è dominata da toni piatti, è vuota, scura e imprigionata su sé stessa dalle linee dritte che la definiscono, mentre la diroccata casa dell’aviatore è variopinta, piena di oggetti, e il poetico giardino selvatico con al centro il vecchio biplano sembra essere un luogo magico dove tutto è possibile.
La stessa atmosfera calorosa e sognante della casa del vecchio, ma amplificata dalle sensazioni materiche e dai movimenti restituiti dalla tecnica stop motion, la troviamo nelle parti che narrano le avventure del piccolo principe. Le parti realizzate con la tecnica a passo uno fanno vivere, attraverso personaggi e scenografie realizzate in legno, le illustrazioni originali del libro senza scalfirne minimamente la poesia. I materiali si ricollegano alla materia prima, ovvero il libro, e sono esposti al movimento anche grazie alla resa realistica di elementi naturali come la luce ed il vento. Il risultato è sublime, delicato e poetico, perfetto per rappresentare l’immaginazione della bambina nel leggere i diari dell’aviatore che raccontano la storia del piccolo principe.
Al centro della storia ci sono le emozioni, come sussurra la volpe all’orecchio del piccolo principe:
Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi
Questo essenziale, invisibile, sembra essere raggiungibile dallo spettatore grazie ad un universo poetico, ricco di emozioni palpabili e contrastanti, che vanno dalla gioia alla tristezza passando per l’amore.
Film che merita di esser visto e che denota una grande attenzione per la rappresentazione dei personaggi narrati nella fiaba (il piccolo principe, la rosa, la volpe, l’uomo d’affari, ecc.), tutti messi in scena con grande cura ed amore da parte degli autori. Un vero e proprio omaggio, che allarga gli orizzonti dell’opera originale, aggiungendo nuovi personaggi e trattando i protagonisti con misura e delicatezza. Gli autori riescono in questo caso nell’arduo compito di non intaccare il valore di un grande classico, attualizzandolo.
Ciliegina sulla torta è poi l’azzeccata colonna sonora composta da Richard Harvey e Hans Zimmer, tinta in qualche scena dalla voce delicata e retrò di Camille.
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