
Banff Film Festival 2020 – Montagna e outdoor al cinema
Il Banff Centre Mountain Film Festival è un evento in cui, dal 1976, transitano le migliori testimonianze sulla montagna e l’attività outdoor da tutto il mondo e rappresenta un po’ il “campo base” del genere.
Ogni giorno, da qualche parte nel globo, un esiguo numero di persone abbandona il proprio ufficio, allenta il nodo della cravatta e parte alla volta dell’avventura. Una sequenza ordinata di operazioni che convergono verso un termine anglofono, altisonante e catartico: outdoor.

Ogni anno a Banff, nella provincia canadese di Alberta, vengono selezionati i dieci migliori medio e cortometraggi a tema, che saranno portati in tour mondiale nei mesi successivi. Il 10 e 11 febbraio a Milano ha avuto inizio la sua ottava edizione italiana che, a seguito di 41 tappe lungo tutta la penisola, terminerà a Palermo nel prossimo mese, con un’affluenza prevista di 17mila spettatori. Nel corso delle serate si alterneranno sul palco grandi nomi dell’arrampicata sportiva italiana e mondiale; in alcune date ci sarà anche la possibilità di partecipare a momenti di interattività promossi dal marchio Ferrino.
Per quanto riguarda i film selezionati, troviamo diversi documentari prodotti da Red Bull, The North Face e Merrell, seguiti da cortometraggi perlopiù adrenalinici con protagonisti mountain bikers estremi e fenomeni dello scialpinismo acrobatico. Non mancherà il cinema d’animazione, con un corto ad alto contenuto di comicità che, esasperando alcune situazioni fatali, mira a sensibilizzare il pubblico sui pericoli dell’attività alpinistica e sul ruolo del soccorso alpino.
Di seguito un’anticipazione di alcune pellicole di questo Banff 2020:
The imaginary line – Durante lo shutdown americano del 2018, il texano Corbin Kunst e il messicano Jamie Maruffo uniscono le forze per allestire una slackline (una fettuccia di nylon o poliestere che congiunge due punti del terreno) per attraversare la gola fluviale che segna il confine tra i due stati. << Stiamo andando contro un sistema ingiusto, quindi probabilmente verremo puniti in modo ingiusto. >> spiega Kunst, riferendosi chiaramente all’amministrazione del presidente Trump. Un gesto simbolico raccontato dai sorrisi delle persone coinvolte, che prima discendono in canoa il fiume Rio Grande, poi montano un campo base nascosto nel canyon e infine scoprono un punto particolarmente adatto al lancio di un capo di corda e allo spiegamento della slackline.

The Ladakh project – La kayaker professionista Nouria Newman decide di navigare per 375 km il fiume Indo che, nascendo dai ghiacciai himalayani in Tibet, scorre tortuosamente fino al Pakistan per sfociare nel Mare Arabico. Il viaggio di Nouria parte dalla remota regione del Ladakh, a più di 4300 metri di altitudine e attraversa le turbolenti anse del torrente; lungo di esse incontra rare tracce di civiltà, per esempio un gruppo di giovani monaci buddhisti visibilmente stupefatti dalla presenza della esploratrice. Filmato interamente con un paio di GoPro, il documentario ha il potere di silenziare tutti i mormorii di sala, proiettando lo spettatore in una condizione di tensione continua. Tutto merito di una suspense tutt’altro che fittizia, fatta di reboanti onde che si infrangono contro l’imbarcazione ribaltandola e sommergendo per diversi istanti la protagonista. Da cardiopalma.

Lhotse – Hilaree Nelson e Jim Morrison sono due esperti sciatori, nonché ambiziosi alpinisti d’alta quota. La loro nuova sfida consiste nello scalare il Lhotse (8516 m), la quarta montagna più alta della terra, per poi discenderlo con gli sci da un angusto canale sulla parete Nord fino a Campo 2 (6400 m). Per Jim, che pochi anni prima perse moglie e figlia in un incidente aereo, quest’impresa rappresenta una rinascita, una testimonianza sul potere della volontà e la sua forza motrice. Degno di nota anche l’omaggio finale alla popolazione sherpa, che da decenni lavora dietro le quinte, all’ombra dei giganteschi sponsor occidentali, al fine di garantire la vetta a centinaia di alpinisti stranieri.

Spectre expedition – Come nasce una spedizione? Il britannico Leo Houlding, noto come il più giovane climber ad aver salito El Capitan in libera, racconta dell’ispirazione ricevuta leggendo un libro sull’alpinismo antartico che annoverava il kite ski tra i possibili mezzi di avvicinamento alla 90° latitudine Sud. Una volta giunto in Antartide con Jean Burgun e Mark Seldon, Leo intraprende una traversata di 300 km fino alla catena delle Gothic Mountains, sfruttando la sola spinta dei venti polari. L’obiettivo della cordata è quello di aprire una nuova via sulla parete Sud dello Spectre, uno spaventoso gigante di granito posto nel bel mezzo del deserto glaciale, probabilmente una delle vette più remote del pianeta. In un luogo tanto inospitale non possono però mancare le difficoltà, ma è proprio qui che la forza della narrazione viene in soccorso: l’autoironia dei protagonisti smorza la tensione in molte situazioni, come l’apertura di un crepaccio o l’imperversare di un’improvvisa bufera di vento.

Il World Tour è quindi un’idea che funziona tanto che al termine di ogni proiezione si respira un’atmosfera galvanizzata, come se ogni spettatore venisse colto da un’improvvisa sete di avventura, da un impulso capace di risvegliare l’attitudine, insita in ogni essere umano, a confrontarsi con l’ignoto.
Per conoscere le prossime tappe del festival e acquistare i biglietti si rimanda al sito ufficiale.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista