
Jumanji: The Next Level – Il divertimento si moltiplica
Il richiamo della foresta è forte, roboante; il suo suono ti martella in testa con la stessa potenza dei tamburi che anticipano il suo ritorno in scena. Mentre tutto sembra crollare a pezzi e ogni certezza sfugge tra le mani, l’unica ancora di salvezza per Spencer (Alex Wolff) è il ritorno in quell’universo in cui ti senti un eroe indispensabile e non un’ombra che cammina ignorata tra le strade di una New York perennemente di corsa.
L’unico modo per ritornare se stessi è dunque riaccendere la TV, tenere tra le mani un joystick e riavviare un gioco che è già mito: Jumanji. Il problema è che non tutto filerà liscio e quella voglia di rivalsa si trasformerà per Spencer in una richiesta di salvezza. E così Bethany, Fridge, Alex, Martha e i loro alter-ego virtuali faranno ritorno nel mondo dove tutto è possibile, divenendo protagonisti di universi ancora più espansi e avventure doppiamente adrenaliniche. Perché in Jumanji: The Next Level tutto è moltiplicato all’ennesima potenza. Perfino il numero dei personaggi aumenta grazie all’entrata in gioco (letteralmente parlando) delle due arzille new-entry: nonno Eddie (uno straordinario Danny DeVito) e il suo storico nemico-amico Milo (Danny Glover), senza dimenticare l’inedito avatar Ming Fleetfoot interpretata da una esilarante e lanciatissima Awkwafina.
Jake Kasdan si ritrova nuovamente allo stesso punto di partenza del 2017 quando diede via al primo ciak di Jumanji: Benvenuti nella giungla. Se due anni fa al regista era stato chiesto di dar seguito a quel mondo ricolmo di ricordi infantili e immaginari collettivi difficili da reiterare perché correlati a quell’assenza tutt’ora bruciante di un interprete come Robin Williams, oggi Kasdan è chiamato a superare se stesso. Già, perché a dispetto dei vari pregiudizi che circondavano il suo Jumanji all’uscita nelle sale, il film fu un enorme successo a livello mondiale, anche grazie a un netto passaggio dall’analogico al digitale.
Kasdan sa bene quali pedine muovere all’interno di quel nuovo gioco da lui stesso inventato. Usando come carta carbone la pellicola precedente, segue lo stesso canovaccio, ripercorre il medesimo sentiero impervio di doppi ostacoli e pericoli, stemperandoli di gag e divertimento. La sua regia è una montagna russa a forte dose adrenalinica. Raccordi interni, inquadrature angolate, carrellate, tutto concorre a sottolineare, fino a enfatizzarlo, il racconto impresso su carta, in una danza scatenata dove visivo e parlato si arricchiscono senza intralciarsi mai in un gioco di richiami passati, citazioni cinematografiche (da Star Wars a Mad Max: Fury Road) in cui tutto è moltiplicato alla seconda.
Fatta nuovamente propria la pelle dei loro avatar cinematografici, a molti degli stessi attori (Karen Gillian, Awkwafina, Kevin Hurt, Dwayne Johnson) è stato richiesto di entrare nella psicologia di più personaggi, dando vita a diverse sfumature esistenziali. Ma nessuno come Jack Black riesce ancora una volta a rubare la scena modulando il tono della voce, i movimenti del corpo e la mimica facciale all’essenza unica e particolare del ragazzo (o ragazza) a cui è affidato il compito di farne le veci all’interno del videogioco.
Il rischio di autocitarsi e ripetersi è perennemente dietro l’angolo per Kasdan. Jumanji: The Next Level cammina sul bordo di un burrone. La forza che lo attira a sé, spingendolo nel baratro della prevedibilità è tangibile, ma con grazia e astuzia il regista – coadiuvato dagli sceneggiatori Jeff Pinkner, Scott Rosenberg – riesce a schivare ogni pericolo. E per farlo decide di aggiungere un ingrediente che mancava alla ricetta originale: l’introspezione psicologica e il background storico-emozionale dei personaggi più anziani all’interno della diegesi: Milo ed Eddie. I battibecchi tra questi due soci faranno sorridere e commuovere, sebbene finiscano per frenare più del dovuto e in vari punti della storia il progredire dell’intreccio, appesantendo un racconto che fino a quel momento scorreva liscio e senza ostacoli.
Jumanji: The Next Level soddisfa dunque le aspettative tenendo fede al proprio titolo. Quello che i personaggi si trovano ad affrontare è un nuovo livello di un gioco incapace di porre fine alle proprie possibilità videoludiche, in una girandola di imprevisti che, riproponendo e potenziando i punti di forza del film precedente, senza incorrere in troppi rischi, cattura e fa propri gli spettatori, proprio come ha fatto con i ragazzi sullo schermo. Perché alla fine essere imprigionati nell’universo di Jumanji non è poi così tanto male, almeno fino a quando un cinque o un otto non compare e allora tutto finisce. Forse.
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[…] Non è nemmeno da escludere che, visto il ristretto spazio della Valle dei Re, l’attrazione di Jumanji inglobi in sé elementi di Realtà Virtuale o Realtà Aumentata: questo tipo di tecnologia è già stata sperimentata a Gardaland nel tentativo di ritematizzare le Magic Mountain aggiungendo alla ride un’esperienza VR immersiva che purtroppo non ha visto la luce per complicazioni tecniche (mentre si è in coda per le montagne russe si può assistere su degli schermi a ciò che si sarebbe vissuto coi visori indossati). Questa tecnologia rimerebbe perfettamente con l’idea di “immersione” nel gioco veicolata dai film e, in particolare, si sposerebbe bene con le trame dei più recenti Welcome to the Jungle e The Next Level. […]