
Leggere attentamente le controindicazioni – “Living With Yourself”
La vostra vita è insoddisfacente e siete frustrati? Il lavoro non va come dovrebbe e la vitalità sessuale è in letargo da tempo? Vi sentite repressi, stanchi, spenti e annoiati? Allora sarebbe il caso di fare un salto alla Top Happy Spa: con soli 50 mila dollari in contanti e un po’ di coraggio potrete seppellire – letteralmente – la vostra vecchia, squallida, vita e rinascere biologicamente migliori. Cosa aspettate? Top Happy Spa, un infallibile elisir di felicità.
Miles Eliott, protagonista della nuova serie Netflix in 8 episodi ideata da Timothy Greenberg, Living With Yourself (uscita il 18 ottobre sia in lingua originale sia in italiano), [quasi-spoiler] si sarebbe fatto abbindolare facilmente dall’annuncio fake di cui sopra. Senza alcuna remora, infatti, si lascia convincere da un collega di lavoro a provare una cura misteriosa presso un centro benessere di dubbia provenienza. Ciò dovrebbe servire a restituirgli la felicità che gli manca in una fase della vita delicata. Miles (interpretato da un malleabile Paul Rudd) è un uomo di mezz’età, con un lavoro che non lo gratifica e una vita di coppia abitudinaria e spenta. Recarsi presso Top Happy Spa è l’occasione per riconquistare l’entusiasmo di cui la moglie Kate (intepretata da una magnetica e carismatica Aisling Bea) si era innamorata. Ma il nostro protagonista non è a conoscenza delle controindicazioni che il Caso ha in serbo per lui.
L’ouverture della serie è notevole: un uomo emerge a fatica dal terreno dentro a un sacco di cellophane in mezzo ad un bosco, in mutande. Bastano questi pochi secondi a delineare lo spirito della serie, qua e là un po’ thriller, ma “in mutande” appunto. Una black comedy piuttosto lieve, la cui leggerezza non intacca, anzi, valorizza un discorso complesso sulla fragilità delle relazioni di coppia e sulle cause dell’infelicità individuale, oltre che sociale. Queste riflessioni prendono avvio da uno sdoppiamento effettivo, quello del protagonista: il Miles che fugge dalla sepoltura incontra un altro Miles, il clone migliorato di se stesso. Ne nasce una situazione dal grande potenziale comico che costringe il protagonista a fare i conti con un’altra versione di sé. Living With Yourself, appunto. Il confronto con il proprio doppio esteriorizza un conflitto interiore, sebbene ciò avvenga attraverso la trovata di attualizzare il tema tecnologicamente (la clonazione fisica e mnemonica). A reggere il ritmo della serie sono gli equivoci. La struttura narrativa è decostruita da diversi flashback e ripetizioni, ma non è molto elaborata. Ha molta più importanza l’iterazione di situazioni comuni della vita quotidiana dei personaggi. È un espediente che permette di focalizzare meglio l’attenzione sui nuclei tematici ricorrenti: la ricerca dell’amore e della felicità, la paralisi della coppia, la genitorialità, ma anche la “liquidità” generalizzata e l’alienazione individuale, tutti snodi problematici della nostra società.
Sarebbe interessante leggere lo sdoppiamento di Miles attraverso l’ancor valida lente adottata da Zygmunt Bauman nel famoso libro del 2003, Amore liquido, particolarmente pertinente nel caso in questione. Da una parte abbiamo il nuovo Miles, che appare perfettamente integrato in un mondo frammentato e imprevedibile, liquido. Un Miles multitasking, produttivo, versatile nell’adattarsi ad ogni situazione; dall’altra parte c’è il vecchio Miles, fossilizzato nella monolitica monotonia della routine quotidiana, perseguitato dalla mala suerte, inconcludente. Da una parte, dunque, il Miles-clone che elenca in una riunione la sua tetralogia di vita: “living, breathing, fucking, dreaming”; dall’altra il Miles-tormentato-scrittore che vorrebbe realizzare la pièce dall’eloquente titolo “Trying to find certainty in an uncertain world”, che palesa l’angoscia di vivere in un mondo, appunto, liquido.
“Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta. […] Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l’ansia. L’amore è un mutuo ipotecario su un futuro incerto e imperscrutabile.”
Z. Bauman, Amore liquido, Laterza, Roma-Bari, 2006, (I ed. 2003), p. 13.
Lo sdoppiamento di Miles esemplifica, allora, due modalità fallimentari di approcciarsi al mondo. L’immobilità dell’uno e la frenesia spericolata dell’altro conducono al medesimo risultato: angoscia e depressione. Le due versioni di Miles sono manifestazioni di questo squilibrio bifronte. La felicità di cui è in cerca il protagonista, allora, non si trova alla fine di un percorso deterministico, ma soltanto nel momento in cui si raggiunge nuovamente l’equilibrio perduto. Sia il clone che il vero Miles sono alla ricerca della felicità per differenti motivi; il risultato è che entrambe le ricerche conducono alla frustrazione. Tutto il movimento caotico del protagonista sdoppiato tende al raggiungimento dell’equilibrio finale: solo lì si può trovare la felicità come atarassia, assenza di turbamento e pacificazione con se stessi. Living With Yourself ha un sottotesto filosofico quasi epicureo.
Anche per il tema amoroso vale un discorso simile. L’amore all’interno della coppia non viene dato una volta per tutte al termine di una ricerca, ma è una situazione di equilibrio instabile tra certezze e imprevedibilità. L’amore, sostiene ancora Bauman, dovrebbe essere una “carezza”, ma rischia di trasformarsi in una “morsa”. Kate e Miles attraversano la “fase della morsa”, ossia il tentativo di imbrigliare e rendere prevedibile l’amore. Il finale sembrerebbe suggerire una soluzione pacificata e nuovamente equilibrata, sebbene difficoltosa e combattuta. L’amore necessita di fatica e dedizione; solo ora la coppia – o meglio, il trio – può vedere coronato il sogno della nascita di un figlio. Attento Miles, alle controindicazioni di Top Happy Spa e di chiunque prometta felicità immediata
“in una cultura consumistica come la nostra, che predilige prodotti pronti per l’uso, soluzioni rapide, soddisfazione immediata, risultati senza troppa fatica, ricette infallibili, assicurazione contro tutti i rischi e garanzie del tipo «soddisfatti o rimborsati».”
Z. Bauman, Amore liquido, Laterza, Roma-Bari, 2006 (I ed. 2003), p. 11.
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