
El Camino: Sharing The Night With Jesse
[Attenzione: l’articolo contiene alcuni spoiler per El Camino e Breaking Bad]
È arrivato su Netflix El Camino: a Breaking Bad Movie, il film sequel che, a distanza di sei anni dal finale della serie culto, continua la storia del coprotagonista Jesse Pinkman (Aaron Paul), lasciata all’epoca volutamente aperta. Il finale di una serie televisiva è un momento estremamente complesso, dovendo dare al pubblico la degna conclusione di saghe seguite religiosamente da milioni di persone, e casi celebri come Lost, o la recente stagione conclusiva di Game of Thrones, sono perfetti esempi di quanto un finale maldestro, banale o troppo aperto possano macchiare il ricordo di prodotti che hanno mantenuto per anni livelli di eccellenza. Breaking Bad non ha certamente avuto questo problema, concludendo perfettamente negli ultimi episodi la tragica storia di Walter White (Bryan Cranston) e regalandoci un ottimo finale, largamente considerato come uno dei migliori dell’intero panorama televisivo.
L’eccellente Better Call Saul ha già dimostrato negli ultimi anni come il creatore della serie Vince Gilligan e i suoi collaboratori non abbiano perso il loro tocco nel continuare ad allargare il mondo di Breaking Bad, ma se lo spin-off sul nostro avvocato preferito tratta per lo più di scoprire il complesso passato di un amato personaggio secondario, rimanendo soprattutto nelle prime stagioni lontano dalla trama della serie principale, sembrerebbe ben più rischioso andare ad aggiungere direttamente al finale di un’opera così amata e riuscita. Il flashback con Jesse e Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) che apre El Camino è già un manifesto di intenti sul come verrà gestita una situazione così delicata: si può ripartire da zero, ma non si può cambiare il passato. Chi da questo “Netflix Event” si aspettava plot-twist e incredibili sorprese potrebbe rimanere deluso, chi temeva un prodotto che rovinasse retroattivamente la serie può stare tranquillo: El Camino non vuole sconvolgere il finale di Breaking Bad, ma dare a uno dei personaggi più amati del piccolo schermo, che nel corso di cinque stagioni ne ha passate di tutti i colori, un epilogo appropriato.
Nel series finale Felina avevamo lasciato Pinkman con la faccia contorta da un pianto/risata liberatorio, mentre fugge dal campo dei neonazisti dopo essere stato liberato da Walt, e, dopo il già citato flashback che apre il sequel, è proprio li che lo ritroviamo, al volante della Chevrolet El Camino che da titolo al film. Traumatizzato dalla lunga prigionia, senza soldi e braccato dalla polizia, Jesse si rivolge agli unici veri amici che gli sono rimasti, i sempre divertenti Skinny Pete (Charles Baker) e Badger (Matt L. Jones); da lì la trama seguirà i suoi tentativi di separarsi definitivamente dal suo oscuro passato, dovendosi rituffare un’ultima volta tra vecchi e nuovi volti del mondo criminale di Albuquerque, armato di una nuova determinazione e di ciò che ha imparato dai suoi mentori (nel bene e nel male), per poter infine raggiungere il tanto agognato nuovo inizio. Alla story-line principale si affiancano numerosi flashback, che ci permettono di approfondire alcuni momenti nella cronologia di Breaking Bad e il rapporto di Jesse con molti dei personaggi (per lo più morti, o, per rimanere in tema, “in viaggio in Belize”) della serie. Come è inevitabile per un prodotto di questo tipo non mancano certo momenti di fan-service, tra “magnets!”, easter eggs e un singolo divertente “bitch”, senza però risultare eccessivi o fuori luogo.
Il film riprende perfettamente il tanto apprezzato stile di Breaking Bad, accompagnando la classica commistione di generi, che si muove con facilità dal thriller alla black comedy, passando per il western, con la ricercatezza dell’immagine a cui la serie ci ha abituato, riproponendone tutti gli stilemi tra timelapse, inquadrature creative, campi lunghissimi del deserto del New Mexico e montaggi musicali (eccellente come sempre la scelta della colonna sonora). Quando più di dieci anni fa è incominciata l’epopea di Heisenberg uno dei punti di forza della serie era proprio il suo essere estremamente cinematografica, con una qualità tecnica paragonabile alle opere per il grande schermo; ora, dopo anni in cui la qualità media delle serie si è estremamente alzata, rendendo molto più sottile il confine tra cinema e televisione, guardando El Camino non sembra di guardare un film, anche per il suo essere strettamente collegato a una serie di cui è necessaria la visione, ma un episodio da due ore di Breaking Bad.
Gli attori, a partire dall’ottimo Aaron Paul (che sembra non riuscire a trovare negli ultimi anni altri ruoli all’altezza), rientrano con facilità nei loro vecchi panni e, nonostante come in Better Call Saul il make-up non riesca sempre a nascondere il passaggio degli anni, la loro bravura va ad aggiungere profondità ai personaggi. Oltre al protagonista spiccano le interpretazioni di Robert Forster (deceduto il giorno stesso della prima di El Camino), il venditore di aspirapolvere esperto di cambio di identità, e Jesse Plemons, l’inquietante Todd protagonista insieme a Jesse di una delle sequenze più memorabili ed esilaranti del film. Non si può infine non parlare del cameo più atteso, l’inevitabile presenza di Walter White: Bryan Cranston riprende perfettamente (se non per una piuttosto evidente finta testa pelata) il suo ruolo più celebre in un breve flashback, ambientato durante la seconda stagione, che risulta piacevole proprio per il suo essere contenuto, includendo comunque il complesso rapporto insegnante/allievo tra Walt e Jesse e i primi indizi delle reali motivazioni dietro il suo breaking bad, in un momento ben precedente al classico “I did it for me”.
L’unico vero dubbio che si presenta una volta conclusa la visione di El Camino è: ce n’era bisogno? La conclusione è esattamente quella che si poteva immaginare già dal finale di Breaking Bad, senza neppure darci ulteriori indizi su quella che sarà la nuova vita del protagonista, e tutto quello che succede fino a quel momento non ha particolare impatto sul resto della serie, senza riuscire a raggiungerne i momenti migliori. Quindi no, probabilmente non ce n’era bisogno, ma El Camino è una coda sensibile e ben realizzata, che va ad aggiungere qualcosa ad una serie culto senza detrarre niente, e non si può che sorridere insieme a Jesse vedendo un personaggio cosi memorabile guidare verso un futuro tutto da scoprire con il cuore più in pace. Insomma, a due ore di Breaking Bad aggiuntive non si può certo dire di no.
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