
10 canzoni italiane che parlano di Cinema o Serie TV
Esistono innumerevoli canzoni conosciute per essere parte integrante della colonna sonora di un film, esistono però anche canzoni che, semplicemente, omaggiano il cinema (o una serie tv) con riferimenti più o meno espliciti; ecco quindi una lista di dieci canzoni italiane (+ una), alcune maggiormente conosciute altre meno, che accennano al mondo cinematografico o della serialità; in ordine (alfabetico) d’autore:
ANTONELLO VENDITTI – FELLINI
dall’album Sotto la pioggia, 1982. Il cantautore romano omaggia uno tra i più grandi registi e tra i più importanti esponenti della scena culturale italiana, in una canzone che diventa testimonianza di come possa essere difficile restare artisti in un mondo regolato dal mercato: centrale diventa il rapporto tra arte e potere, rapporto impari: l’arte dipende dal capitale, non può avere uno spazio esclusivo. Fellini è, per Venditti, l’arte incontaminata, i suoi film luogo di purezza e memoria, dove purezza e memoria esistono e resistono, ancora. Il brano è occasione per confessare il disagio derivante dall’impossibilità di esprimersi: chi produce limita la libertà. E così Venditti non può più dire ciò che vorrebbe, e così Fellini non può fare tutti i film che vorrebbe.
BAUSTELLE – COLOMBO
dall’album Amen, 2008. Il brano è dedicato al famoso tenente Colombo dell’omonima serie televisiva, è lo stesso Francesco Bianconi a spiegarne il significato: «È una metafora del male naturalmente insito in questo sistema capitalistico. Gli assassini di Colombo non uccidono quasi mai per motivi sentimentali: uccidono per avere più soldi o più potere. Il coro degli assassini della canzone siamo un po’ tutti noi, adulti occidentali, che viviamo in un mondo di apparente benessere ma siamo tutti schiavi del potere, della voglia di arricchirci, e restiamo imprigionati nella richiesta di sicurezza, di difesa ossessiva del proprio orto». Nella discografia del gruppo toscano sono frequenti i riferimenti cinematografici, un altro esempio, dall’album I mistici dell’occidente (2010): il brano Gli spietati, come il film di Clint Eastwood del 1992.
CAPAREZZA – KEVIN SPACEY
dall’album Il sogno eretico, 2011. Per chi ancora non lo sapesse, credo pochi ormai, uno spoiler è: “4.Nella lingua colloquiale, anticipazione di una parte della trama di un racconto, romanzo, film o simili, in particolare se data a qualcuno senza preoccuparsi di rovinargli la sorpresa: fare uno (lo) spoiler” (http://www.treccani.it/vocabolario/spoiler/). Caparezza scrive la prima canzone spoiler nella quale racconta il finale di ventisette titoli caratterizzati, spesso, da un colpo di scena conclusivo: da Fight Club a Il sesto senso, passando per le pellicole dell’onnipresente Kevin Spacey (pre-scandalo).
FRANCO BATTIATO – PROSPETTIVA NEVSKI
dall’album Patriots, 1980. Siamo in Unione Sovietica, oltre la morte prematura di Lenin e la NEP, Nuova Politica Economica che ridava libertà all’economia, alla società e anche all’arte: più spazio alle iniziative individuali, pur sempre sotto il controllo del Partito Bolscevico. Fioriscono la letteratura di Bulgakov, la musica di Prokofiev, il futurismo di Majakovskij e il cinema: una generazione di grandi registi russi dei quali Battiato cita il più rappresentativo, autore di Sciopero! del 1924 e la Corrazzata Potëmkin del 1925: «un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione», è un palese riferimento a Ottobre del 1928, con la rappresentazione dell’assalto al Palazzo d’inverno dello Zar ormai deposto.
I CANI – WES ANDERSON
dall’album Il sorprendente album d’esordio dei Cani, 2011. Niccolò Contessa vorrebbe «vivere in un film di Wes Anderson», un omaggio al regista sottolineando, nel testo, quelle caratteristiche estetiche che diventano in Anderson cifra stilistica peculiare immediatamente riconoscibile. C’è uno strano percorso parallelo che lega (senza mai , ovviamente, incontrarsi) il gruppo romano e il regista statunitense. Nel 2011 I Cani erano all’esordio e Wes Anderson non era ancora mainstream, ora pochi non conoscono il regista e se l’indie è tornato di moda tanto (tutto) lo si vede a Niccolò Contessa. Ne I Cani il contenuto è sempre stato molto più pregnante della forma (almeno fino ad Aurora, quello che ad ora – e probabilmente ancora per parecchio tempo – è l’ultimo album della band), Wes Anderson spesso è stato accusato del contrario: di fare film in cui la forma è più importante del contenuto. È particolare come il suo ultimo film, considerato dalla critica il più profondo in tal senso, abbia il titolo (come se vi fosse un fato tessitore ironico) L’isola dei cani (2018). Strano percorso parallelo.
LEVANTE – CARUSO PASCOSKI
dall’album Abbi cura di te, 2015. Nel brano viene citata (anche se per via diretta solamente nel titolo) la pellicola Caruso Pascoski di padre polacco (1988) di Francesco Nuti. Il testo della canzone crea un parallelismo con le immagini del film, è la stessa Levante a darne una spiegazione: «È nata perché è uno dei miei film preferiti, perché ho un ricordo fortissimo di me e mio padre davanti alla televisione a guardare questo film. È nata perché io amo Francesco Nuti alla follia e perché è totalmente collegata al concetto del disco. Nel senso che Caruso rincorre l’amore, lo perde e se lo riprende. Quindi è un messaggio d’amore».
NON VOGLIO CHE CLARA – CARY GRANT
dall’album Non voglio che Clara, 2006. Lei sa «qual è il modo migliore per farmi stare bene» e lui non sa «immaginare altra via che non sia la tua scia». Per questo la seguirebbe ovunque, fino in Brasile come Cary Grant con Ingrid Bergman in Notorius di Alfred Hitchcock del 1946, e non la cambierebbe mai con nessun’altra, come Micheal Caine con Barbara Hershey in Hannah e le sue sorelle di Woody Allen del 1986.
PINO DANIELE – ANNA VERRÀ
dall’album Mascalzone latino, 1989. Il cantautore napoletano ricorda la figura dell’attrice romana Anna Magnani scomparsa nel 1973, riferendosi in particolare al personaggio di Pina, interpretato in Roma città aperta di Roberto Rossellini del 1945, la quale muore uccisa dai nazisti. La figura di Anna diventa simbolica: Anna verrà è la speranza nel ritorno della pace e la fine di ogni guerra, l’auspicio che gli uomini imparino dai propri errori e riescano, infine, a smetterla di fare e farsi del male.
QUERCIA – LYNCH
dall’album Non è vero che non ho più l’età, 2016. Lynch gira pellicole non immediate, con frequenti riferimenti meta-cinematografici, dalle atmosfere oniriche (sogni a tinte rosse o blu) e nelle quali emergono improvvise scene inaspettate capaci di colpire in profondità (donne che urlano a fine film). Il pezzo dei Quercia crea un parallelo tra quanto possa essere di difficile comprensione il regista e quanto sia difficile da capire lei, fatta della stessa materia inspiegabile dei film, con ogni suo gesto imprevedibile e mai uguale a sé stesso, ma: «non ti capisco e per questo va bene così, so che hai ragione di esistere e di essere qui, a non farti capire».
THEGIORNALISTI – DR.HOUSE
dall’album Love, 2018. Tommaso Paradiso scrive «una lettera aperta» a Gregory House, medico misantropo e cinico, protagonista della serie statunitense Dr. House – Medical division. È una dichiarazione d’ammirazione ma anche la confessione di aver trovato in lui la sua ideale figura di padre, quel padre che nella sua vita non è presente. È una ricerca costante, quella di un padre, e House non è l’unico personaggio consolatorio: nel ritornello si susseguono altri nomi, da Fantozzi a Tarantino, da Verdone a Morricone.
BONUS
Non sono italiani (contravvenendo all’unica regola fondamentale di questa lista) ma disseminano riferimenti cinematografici pressoché ovunque nella loro discografia, e la canzone è bellissima, quindi:
ALT J – MATILDA
dall’album An awesome wave del 2012. «This is from Mathilda» sono le ultime parole che il sicario Leon, nell’omonimo film di Luc Besson (Leon, 1994), pronuncia prima di uccidersi assieme a Stansfield, agente della DEA responsabile del massacro della famiglia di Mathilda: la dodicenne ottiene così la sua vendetta. Matilda non è l’unico omaggio al film da parte della band inglese, un’altra loro canzone, dal titolo Leon è dedicata al protagonista maschile. Il titolo dell’album, An awesome wave, è un ulteriore riferimento al mondo cinematografico: riprende infatti una frase da American Psycho (2000) di Mary Harron.
(grazie a chiunque abbia suggerito qualche titolo)
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[…] Perdutoamor, con il suo impianto artistico sempre in bilico sul filo del rasoio, aperto alle contaminazioni e alle sperimentazioni, oltre che ai colti omaggi, è un alternarsi di “ben tornati” e “arrivederci” che beffardamente strizzano l’occhio all’idea di perdita. Eppure, se si è destinati a tornare sui propri passi, e ad essere nuovamente accolti – come sottintende la scena iniziale –, il perduto si astrae e tende ad una condizione puramente empirica, la stessa con cui oggi dovrebbe essere interpretata la dipartita di Franco Battiato. […]