
“Flower Salad” – Intervista all’illustratrice Alice Romano
Alice Romano (Alice Noah sui social) è una giovane illustratrice di Locate Triulzi. Dopo aver frequentato tre anni di Liceo linguistico a Pavia e tre anni di Liceo di Brera, indirizzo figurativo, è ora iscritta al secondo anno di illustrazione presso la Scuola Superiore d’Arte applicata del Castello Sforzesco di Milano. Dal 29 aprile al 25 maggio è visitabile presso l’Osteria letteraria Sottovento a Pavia la sua mostra Flower Salad, dove sono esposte diverse sue illustrazioni.
Quando hai iniziato a fare illustrazioni?
Ho iniziato ad appassionarmi al mondo delle illustrazioni il penultimo anno di liceo, mi ci sono avvicinata tramite il graphic novel e ho incominciato ad esplorare quel campo. Da piccola mi piaceva scrivere e leggevo tantissimo, ero convinta che avrei fatto la scrittrice, cosa che in realtà non mi si addice affatto. Scoprire un ambito in cui la parte visuale incontra l’ambito dell’editoria voleva dire per me trovare la comunione perfetta.
Come nasce il progetto della mostra Flower Salad?
Avevo già intenzione di esporre dei miei lavori, ma il progetto non mi sembrava ancora abbastanza di sostanza. Ho continuato a lavorare a questo proposito e l’ho presa come una sfida. L’idea era quella di non disegnare più qualcosa solo per me stessa ma di condividerlo: di spingermi a fare quello che è il mestiere di un illustratore.
Che tipo di lavori sono esposti?
I lavori esposti sono di tipo eterogeneo, alcuni si concentrano più sulla sperimentazione e sulla tecnica, altri sono più mirati. È proprio per questo che il titolo della mostra è Flower Salad: un’insalata, un insieme di cose buttate nella stessa bacinella.
Quali sono le tecniche che hai utilizzato?
Ho usato tantissimo la colorazione digitale. Sto sperimentando in questo senso e sto tentando di unire il disegno tradizionale a quello digitale. Non voglio perdere il tradizionale perché ci sono molto legata, ma mi piace il digitale perché trovo che sia un’esplosione di possibilità. Tentare di mantenere l’autenticità del gusto e del tratto tradizionale è importante. Per questo motivo utilizzo la tecnica del collage, digitale e non. La mostra non è un punto di arrivo ma una base su cui continuare a lavorare.
Quali sono i motivi e i temi principali?
La mostra è cambiata in corso d’opera, in principio doveva essere qualcosa di gioioso che fosse anche solo piacevole alla vista. Poi è diventata qualcosa di più, ho tentato di creare una corrente narrativa sulla tematica dell’intimità e dell’introspezione, della relazione con le proprie emozioni e sentimenti.
Tutte le tue illustrazioni contengono degli elementi naturali: qual è il tuo rapporto con la natura? Che significato ha per te?
Secondo me sentimenti e natura sono in perfetto parallelismo. Per me la natura è sempre stata una ragione di conforto, guardare la natura non è pura contemplazione. Quando qualcosa succede nel mio piccolo mondo la natura è sempre lì, e non è immutata, è in continuo mutamento. Nonostante ciò, più che un senso di instabilità mi trasmette un senso di forza.
Hai dei modelli, delle fonti di ispirazione oltre alla natura stessa?
Alcuni disegni sono inventati, infatti il compito dell’illustratore non è solo quello di riferirsi alla realtà ma anche di rappresentare solo l’idea di qualcosa facendo riferimento alla propria enciclopedia mentale. Oltre alla natura c’è la letteratura, ma la maggior parte delle suggestioni arrivano dal colore e della musica che sono elementi astratti estremamente potenti.
In che senso colore e musica?
La musica mi da un’idea, non per forza un’idea concreta di cosa rappresentare ma di come farlo, questo perché crea delle armonie, delle tensioni, degli sviluppi e delle sensazioni. La musica da forma a delle suggestioni che mi portano a pensare come rendere una texture, per esempio.
Il colore invece è uno strumento espressivo che usi nelle tue illustrazioni?
Il colore è la mia ossessione (ride). Non riesco a non colorare le cose. Quando mi chiedono di lavorare in bianco e nero mi trovo in difficoltà, va a finire che poi coloro i disegni per me stessa in seguito.
Penso che il rapporto che le persone sviluppano rispetto al colore possa essere di due tipi: chi lo intende per amplificare ciò che già sta comunicando – normalmente sono persone che esprimono maggiormente con la linea – e chi invece si esprime attraverso il colore e mette in secondo piano gli altri elementi, normalmente optando per una comunicazione più improntata all’emotività. Io faccio parte della seconda categoria. Ovviamente non sono regole, ma uno dei modi che io uso per capire i metodi espressivi altrui.
Hai detto che ti piacerebbe illustrare nell’ambito dell’editoria. Qual è la differenza tra illustrare il tuo pensiero e illustrare quello altrui? Quale è per te lo scopo dell’illustrazione?
L’illustrazione si può declinare in molti ambiti. Può anche essere qualcosa che viene da noi e che quindi ha solo uno scopo comunicativo. Se invece c’è un committente significa dare la possibilità a questa persona di esprimere in maniera visuale quello che ha intenzione di comunicare. L’illustratore diventa allora il tramite, il traduttore. Il mestiere consiste nel saper rappresentare un pensiero non solo in maniera letterale ma dare qualche prospettiva propria anche quando l’input arriva dall’esterno.
Come si è evoluto il tuo stile disegnativo? Da dove sei partita e dove vuoi arrivare?
All’inizio mi crucciavo molto sulla questione dello stile e dell’essere riconoscibile. Mi domandavo quale fosse il mio stile e avevo paura di non arrivare mai ad averne uno. La verità è che proprio quando smetti di preoccupartene nasce lo stile. Lo stile, infatti, non è nient’altro che la maniera naturale e spontanea che usiamo per sintetizzare la forma; non deve essere qualcosa di troppo ricercato, altrimenti è poco autentico. Piuttosto dello stile per me è importante preoccuparsi del linguaggio, il quale cambia in funzione di quello che stai comunicando. La tecnica e lo studio in ogni caso sono fondamentali. Il mio obiettivo per la fine di questo percorso è di approfondire con lo studio sia le tecniche espressive e narrative sia le tecniche vere e proprie di disegno.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Facciamo una lista della spesa: studiare, curare un progetto editoriale, continuare ad avere esperienze di diverso tipo. Vorrei provare tutti i campi dell’illustrazione prima di assestarmi. L’obiettivo grande è quello, riempite le lacune che sento di avere, di buttarmi a capofitto sul progetto editoriale.
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