
The Promise Neverland: la grande fuga. È nato un instant cult?
Come reagireste se scopriste che la vostra casa, la vostra vita, la persona che voi chiamate mamma si rivelassero un’enorme messa in scena, una bugia che nasconde un raccapricciante segreto? Questa non è l’altro che la premessa di un’opera che, ottenuto un più che discreto successo con il manga, si pone, con l’adattamento anime, come papabile instant cult dell’animazione giapponese.
È terminata il 28 marzo l’attesissima prima stagione di The Promise Neverland: 12 episodi corrispondenti al primo arco narrativo del manga di Kaiu Shirai e Posuka Demizu, edito in Italia da JPop i cui volumi escono con cadenza bimestrale. L’anime prodotto dallo studio CloverWorks (di proprietà di Aniplex) è stato trasmesso in simulcast sub ita in Italia grazie all’ormai solida collaborazione tra VVVVID.it e Dynit. Il prodotto ha subito avuto reazioni positive dal pubblico, soddisfacendo anche gli appassionati del cartaceo, l’adattamento ha infatti rispettato le tinte fosche e cupe che si uniscono a una sorprendente delicatezza nel tratteggio grafico e umano dei personaggi.
Il sipario si apre sull’orfanotrofio Grace Field House: un piccolo paradiso rurale dove i bambini studiano e giocano e passano serenamente le loro giornate accuditi da “mamma” Isabella. La routine viene spezzata dalla notizia che Conny, una dolce bambina con risultati scolastici non eccelsi, ha trovato una famiglia adottiva e quindi dovrà abbandonare l’orfanotrofio. La notte della sua partenza Emma e Normann scoprono, dall’imperscrutabile Ray, che Conny ha dimenticato il suo pupazzo preferito nella scuola e corrono ai cancelli dell’orfanotrofio, speranzosi di riportare alla bambina il suo prezioso coniglietto. Arrivati a destinazione fanno un’agghiacciante scoperta che sconvolgerà per sempre le loro vite stravolgendo il senso stesso della loro esistenza. Da questo momento tutta la trama sarà improntata sulla pianificazione della fuga da quell’apparente paradiso ovattato di felicità, rivelatosi invece una porta verso l’inferno.
I tre protagonisti incarnano ognuno un’attenta selezione delle emozioni umane, amplificate da sgomento, stress e frustrazione causate dalla scoperta di aver un macabro destino ad attenderli. Emma è l’incarnazione del coraggio e dell’empatia, vuole salvare a tutti i costi tutti i suoi compagni agendo a volte impulsivamente. Normann è riflessivo e intelligente, la vera mente del piano di fuga. Ray è la scaltrezza, schivo e opportunista a primo impatto, ci rivelerà diversi segreti nel corso degli eventi.
Tra gli “antagonisti”: Isabella (la mamma) è un’amorevole nutrice che nasconde a stento un’aura malvagia e oscura. La sorella Krone, a tratti schizofrenica e grottesca, alza il livello nelle scene più creepy dell’anime.
Nel complesso The Promise Neverland è un prodotto di ottima fattura, ha mantenuto l’eccellente character design del manga e l’espressività comunicativa dei volti. L’ambiente, le musiche (tra cui una meravigliosa opening) e i tagli di luce riescono a trasmettere quell’angoscia e quella tensione che sono il cardine su cui si basa l’intera narrazione. La delicatezza e la sensibilità dei dialoghi, tra quelli che dovrebbero essere dei bambini, donano la profondità necessaria a toccare le giuste corde emotive dello spettatore. Che altro dire, non possiamo che attendere la seconda stagione già in programma per 2020.
Curiosità che contiene SPOILER…
The Promise Neverland è stata citata dalla Peta (Organizzazione a tutela dei diritti degli animali) come perfetta metafora degli allevamenti intensivi degli animali e i maltrattamenti verso quest’ultimi. Scopri di più.
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