
Distribuire un film – Intervista a Saverio Pesapane di Premiere Film
Il percorso di crescita di un autore di film è sicuramente imprevedibile, secondo il grande Pupi Avati più interessante delle storie poi raccontate. I giovani agli esordi devono spesso vincere bandi, superare 3/4 giurie, commissioni nazionali e internazionali, più in generale riuscire a dimostrare un’idea originale di contenuto e di sguardo.
Una fase decisiva nella vita di un film, particolarmente complessa da approcciare per chi inizia, è la distribuzione. Le società di distribuzione hanno il compito di portare il film in mercati nazionali e internazionali, cioè di trovare un bacino d’utenza, il giusto pubblico per l’opera.
Tra le vetrine più interessanti ci sono i festival, sia quelli famosi al grande pubblico -Venezia, Berlino, Cannes – che quelli più specifici, dedicati per esempio al cortometraggio, come il Festival di Clermont-Ferrand, o l’interessante Concorto Film Festival, nato a Pontenure, Piacenza.
Oggi proponiamo un interessante confronto sul tema della distribuzione, con Saverio Pesapane, socio della società di produzione e distribuzione Premiere Film.
La Premiere Film ha distribuito cortometraggi che hanno avuto importanti riconoscimenti internazionali, come The silent child di Chris Overton e Rachel Shenton, o Così in terra di Lorenzo Pisano.

Quali sono le difficoltà e le strategie che una società di distribuzione adotta per valorizzare il proprio catalogo nei festival?
- Non esiste un film adatto ad ogni festival, e uno dei lavori più importanti che una distribuzione deve fare è quello di selezionare, all’interno del suo catalogo, i film che possano essere interessanti per il festival a cui li si sta proponendo. Un distributore deve pianificare la strategia che ritiene più adatta per ogni singolo film, e deve essere pronto a correggerla e modificarla a seconda dei risultati che il film ottiene durante il suo percorso.
C’è un lavoro diverso, nell’ambito festivaliero, tra la distribuzione di un cortometraggio e di un lungometraggio?
- Il nostro lavoro è sempre stato improntato a dare al cortometraggio la stessa dignità del lungometraggio, cercando di tirarlo fuori dall’angolino nel quale per molto tempo è stato relegato per metterlo sotto la luce dei riflettori principali, forti anche del fatto che negli ultimi anni le produzioni di qualità si sono moltiplicate, e sempre più spesso vediamo corti che non hanno nulla da invidiare ai lunghi. Una delle principali differenze sta nel fatto che mentre per un lungometraggio, in genere, l’orizzonte rimane sempre quello della sala, per un cortometraggio la distribuzione festivaliera è molto spesso l’unico modo che il film ha di farsi notare, per cui riveste un’importanza vitale. É anche vero che lo stesso discorso si può fare per molti lungometraggi, che vivono sopratutto nei festival, senza arrivare ad avere una distribuzione in sala.
Decenni fa, le scuole di cinema rinomate in Europa erano fucine di talenti, penso al ruolo svolto dalla FAMU di Praga e dal Centro sperimentale di cinematografia durante la fine degli anni 50’ e i 60’. Rappresentavano anche forse l’unico modo per un ventenne di avere quel po’ di pellicola per girare un cortometraggio. Adesso sono ancora le grandi istituzioni a formare i talenti, a dare loro spazio per esprimersi?
- Sicuramente le scuole rappresentano ancora uno dei luoghi da cui provengono alcuni tra i giovani registi più interessanti, ed alcuni tra i cortometraggi di esordio più sorprendenti, ma i luoghi e i modi di produzione dei film si sono modificati moltissimo negli ultimi 20 anni. Uno degli aspetti più affascinanti del mondo del cortometraggio è l’enorme varietà che compone il panorama internazionale delle produzioni, per cui troviamo registi autodidatti, che magari provengono da percorsi formativi molto distanti dal cinema, o che si formano lavorando in ruoli diversi nelle produzioni audiovisive e che poi riescono a realizzare film eccezionali.
Dando per scontato che ormai è anacronistico parlare del web come di qualcosa che non sia la vita stessa di tutti i giorni, in campo economico e sociale, che ruolo ha avuto l’avvento del web nel mercato del lungometraggio e del cortometraggio?
- Il web è diventato un canale importantissimo, a volte il principale, per la diffusione di contenuti, e dunque anche di film. Per quanto riguarda la distribuzione festivaliera l’esistenza stessa delle connessioni veloci ha permesso una incredibile apertura internazionale ai festival, anche a quelli che altrimenti avrebbero fatto fatica ad avere un’esposizione così ampia. Al di là di questo, esiste poi un panorama in grande crescita rappresentato dalle piattaforme che distribuiscono sul web film, corti e serie TV, e che sono tra i partner naturali per chi vende prodotti audiovisivi.
Nel vostro catalogo avete diversi cortometraggi che hanno vinto prestigiosi premi, come l’Oscar, il Globo d’Oro e la Palma d’Oro. Questi risultati dipendono sicuramente da un cortometraggio di valore, ma quanto la società di distribuzione deve lavorare per conseguirli?
- Vincere un premio importante è il sogno di qualunque autore, ed è uno di quei risultati che si raggiungono solo attraverso un lungo lavoro, dove la distribuzione gioca un ruolo fondamentale, che inizia con l’immaginare la strategia più adatta a un corto per iniziare a farsi notare e selezionare nei festival, fino a seguire un corto nel viaggio che lo porta ad essere selezionato ad un premio come gli Oscar, percorso che ha bisogno di essere costruito con un lavoro di molti mesi, a partire da una distribuzione che gli consenta di accedere ai festival Oscar Qualifying, la rete di festival riconosciuti dall’Academy che sono la porta principale d’ingresso per quel mondo.
Come si sono create le collaborazioni tra la vostra società e gli autori stranieri?
- Le collaborazioni con gli autori, sia stranieri che italiani, nascono in modi diversi. Una cosa molto importante da questo punto di vista è la nostra presenza nei festival e nei mercati internazionali più importanti, che sono il luogo più adatto per entrare in contatto con gli autori più interessanti o con chi li rappresenta. Naturalmente sempre più spesso ci arrivano proposte dirette, e in genere una cosa alla quale teniamo molto è investire sugli autori che distribuiamo, facendoli crescere non solo con la distribuzione ma anche producendoli. L’anno scorso abbiamo prodotto Yousef, cortometraggio di Mohamed Hossameldin che proprio mentre facciamo questa intervista è l’unico film italiano in concorso al Festival di Clermont Ferrand, il più importante festival dedicato ai cortometraggi al mondo, e ci è appena arrivata la notizia che Yousef è in cinquina ai David, insieme ad altri due film distribuiti da noi, Magic Alps di Marco Scotuzzi e Andrea Brusa e Im Bären di Lilian Sassanelli. Yousef è il primo film prodotto all’interno del progetto di Premiere Talent Agency, che consiste nel produrre i migliori nuovi progetti dei registi che distribuiamo e sui quali stiamo investendo, cercando di farli arrivare quanto più lontano possibile.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista