
Sprazzi di luce di un volo confuso: “Nightflyers”
Nightflyers è una serie televisiva di Syfy (distribuita da Netflix) che ha avuto parecchia risonanza per via dell’autore dell’opera da cui nasce la sceneggiatura: “mister Game of Throne” G. R. R. Martin.
La serie racconta del volo della Nightflyer, un’astronave di colonizzazione così avanzata da essere l’unica a poter entrare in contatto con una razza aliena, ritenuta dall’astrofisico (e principale protagonista) Karl D’Brenin l’unica salvezza per la terra.
Nightflyer ha una doppia vita letteraria e audiovisiva: tra il 1980 e il 1981 Martin scrisse un racconto lungo, poi divenuto un romanzo breve e infine una raccolta di short fiction nel 1985. Due anni dopo, Robert Collector firmò la regia di un film a bassissimo budget con lo pseudonimo “T. C. Blake” (che non ebbe molto successo), e oggi ci troviamo con una serie TV che, dalle prima critiche che ho avuto modo di leggere, viene descritta come intrattenimento di serie B, becero e mal riuscito. In realtà anche la nuova serie TV ha due anime, una interessante e una confusa.
Al di là della quantità di materiale che raccoglie dalle opere letterarie, Nightflyer si traduce in un volo nel buio abisso dello space horror, che intrattiene con diverse soluzioni interessanti. Pur non essendo esente da imperfezioni, in un’epoca in cui la critica sembra dividersi tra stroncature nette o capolavori assoluti, io voglio invece segnalarvi mancanze e ricchezze che ho visto nei dieci episodi della serie – senza spoiler, ovviamente.
Un plauso a mio parere è da rivolgere al cast della serie TV, specialmente quello di supporto: David Ajala, Jodie Turner-Smith, Angus Sampson, Sam Strike e Maya Eshet creano interpretazioni interessanti. Sebbene io sia un fan dell’attore Eoin Macken, il personaggio del dottor D’Brenin rimane in ombra rispetto agli altri. Quei pochi “momenti poetici” all’interno della serie ripagano il lavoro dell’attore, ma forse mettono in luce i limiti degli sceneggiatori.

Nightflyers è un prodotto che fornisce anche splendidi momenti di worldbuilding, specialmente per quanto riguarda i personaggi. Questo, che ritengo essere più merito della fonte letteraria che degli script, raggiunge l’apice nei personaggi “di genere”, quelli più sci-fi – quasi cyberpunk addirittura. Ottimi anche i colpi di scena. Anche se per diversi episodi permettono di intendere qualche segreto e mistero, la regia e la fotografia fanno un ottimo lavoro per lasciare lo spettatore sempre nel dubbio.
La serie indulge purtroppo poco in questi momenti di espansione dell’universo narrativo, che sono invece la punta di diamante dello show. Quando la storia si prende il suo tempo, gli episodi sono meno deboli e, paradossalmente, più tensivi. Questa è anche la chiave per il futuro dello show, che spero sia quello di diventare una serie antologica ambientata nel mondo narrativo di Nightflyer – lo stesso di altri romanzi sci-fi di Martin.
Il vero problema di Nightflyer è però proprio la sua discontinuità. La serie sembra stata fatta in due momenti diversi o con due approcci differenti: ad un inizio indulgente e lento, segue una metà centrale in costante crescita fino a quando un brusco accelerarsi degli eventi cambia prospettive e obbliga gli spettatori a dover adeguare molto rapidamente l’empatia verso i personaggi.

Infine, spesso capita che tagli narrativi o elisioni non vengano usati come strumento stilistico o per rendere più interessante la narrazione, ma per colmare errori di coerenza e di realismo. Così, alcuni elementi introdotti che sembrano significativi diventano ben presto secondari, oppure scompaiono, non rivelandosi così fondamentali come sembrava.
Rimane comunque importante il finale della serie, su cui si dibatterà moltissimo, che si avvicina al tipo di ending di altre produzioni Netflix (come Annihilation o Maniac). Un “finale-metafora” che non serve a chiudere il cerchio, ma a provocare una reazione e un dialogo nello spettatore. Spero che questo finale vi arrivi, nonostante i difetti della serie, e che possa intrattenervi con i suoi momenti migliori.
Questo volo nel buio, in parte mal riuscito, permette di godere alcuni sprazzi di luce che certamente Nightflyer fornisce (e che avrebbe dovuto maggiormente concedere).
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