
Il labile confine tra Eros e Thanatos: “Sid & Nancy”
Quarant’anni ci separano dal 2 febbraio 1979. Quel giorno Sid Vicious, bassista della band punk-rock Sex Pistols, fu rinvenuto morto per overdose di eroina, poco più che ventenne. Un destino in qualche modo segnato (per chi crede a queste fandonie della predestinazione) dal suo incontro con la groupie Nancy Spungen, morta accoltellata qualche mese prima (per mano dello stesso Sid?).
Storie come questa, in cui amore e morte si intrecciano e si incontrano, non possono che suscitare una sorta di fascino. Un fascino forse malsano, ma quasi letterario direi, da tragedia greca, ma in questo caso con in aggiunta una massiccia dose di droga e la cultura punk a fare da sfondo.
Deve averlo pensato anche Alex Cox – chissà, forse tra un pensiero e l’altro su quanto il film avrebbe potuto incassare al box office – nel decidere di mettere in scena la travagliata storia d’amore dei due in Sid & Nancy (1986). Perché Sid & Nancy – e basta il titolo a suggerircelo – non è un film sul punk, non è un film sui Sex Pistols, è un film su una storia d’amore.
La sottocultura punk, più che altro, costituisce lo sfondo sul quale agiscono i personaggi, fornisce al film l’atmosfera: posti degradati, ribellione, musica (la colonna sonora, pur non essendo firmata Sex Pistols, è senza dubbio azzeccata). Londra, Parigi, New York… «Niente! Non è cambiato niente! Eravamo nella merda a Parigi e siamo nella merda in America», dirà Nancy. L’ambiente, che avrebbe potuto essere considerato come territory – ossia come spazio del possesso identitario – qualora i personaggi fossero riusciti a predominare su di esso, a sentirlo loro, si configura invece come setting, come spazio dell’azione.
Il film presenta una struttura di tempo circolare: si apre sul viso sconvolto di Sid, in un mezzo primo piano laterale, sulla scena del crimine. E in quella stessa stanza del Chelsea Hotel torneremo nell’ultima parte del film.
“L’ho conosciuta da Linda”. Queste le parole di Sid Vicious (Gary Oldman) durante l’interrogatorio della polizia, che danno inizio al flashback che ci racconterà della sua relazione con Nancy Spungen (Chloe Webb). Nella messa in scena che ne fa il regista, l‘incontro con la donna funge quindi da catalizzatore per il racconto nel film, nello stesso modo in cui lo fa per la vita stessa di Sid. La tendenza del ragazzo all’autodistruzione viene alimentata non solo dalla loro conoscenza, ma anche da un altro tipo di incontro di cui Nancy è sempre l’input, quello con l’eroina.
Sid e Nancy instaurano una relazione morbosa, con una forte carica di erotismo, sempre più intensa e totalizzante, al punto che a Sid pare non fregare più nulla della musica e della band. Nancy. Nancy. Solo Nancy. Quando sono insieme vengono ripresi spesso nella stessa inquadratura, tanto più quando – con il procedere del film – la loro storia si fa più claustrofobica e i concerti affollati gli lasciano spazio, facendoli diventare i protagonisti indiscussi di molte sequenze.
I due sono sì protagonisti del film, ma rivestono il ruolo di personaggi passivi, poiché effettivamente incapaci di riprendere il controllo sulle proprie vite, come dimostra il fallimento della (tentata) disintossicazione e del ritorno di Sid sulla scena. Ormai resta solo l’eroina a riempire le loro giornate. E la promessa di morire insieme, la promessa di un “gran finale”. Già nella sequenza dell’incendio viene mostrato il loro desiderio di morte, il loro abbandono totale, l’indifferenza dettata dall’abuso di sostanze stupefacenti.
La promessa si concretizzerà nella famosa stanza numero 100 del Chelsea Hotel, doveil dualismo tra Amore e Morte si palesa impetuosamente nelle loro urla. In questo modo, la sequenza sulle note di I did it my way acquista il suo significato profetico: Sid uccide Nancy.
Che sia andata davvero così o meno, a noi poco importa. Non siamo giudici e del resto è impossibile giudicare un morto. Il regista sceglie però di dare adito a questa versione, e per tutto il film ci fa percepire la profondità dell’abisso in cui sono caduti Sid e Nancy, grazie anche alle ottime interpretazioni di Oldman e Webb. E sceglie un finale velatamente onirico ed esemplificativo di quale sarà il destino di Sid: andare incontro alla morte per raggiungere Nancy.
Eros e Thanatos – Amore e Morte – sono separati da un filo sottile. Sottile più di una corda di basso.
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