
Perché andare a vedere Tindaro Granata
Tindaro Granata torna a Genova per il terzo anno consecutivo con due spettacoli di cui è autore, regista e interprete. Il primo Antropolaroid (2011) l’ha reso noto al pubblico e il secondo Geppetto e Geppetto (2016) ha confermato il suo successo vincendo il premio Ubu a tre anni di distanza dal pluripremiato Inviatemi come io ho invidiato voi (2013).
l successo di “Tindaro di Tindari” (paese d’origine del giovane artista siciliano) non è certo una novità nel panorama della drammaturgia italiana contemporanea. Eppure per i temi trattati nei due spettacoli che tornano a Genova in questi giorni, Granata merita davvero di essere visto (e rivisto), soprattutto da chi potenzialmente non ama il teatro e lo percepisce come un passatempo esclusivo e intellettualoide.
Entrambi i testi infatti raccontano con ironia e delicatezza le storie di due famiglie che, in epoche diverse, si barcamenano tra le mille difficoltà. Niente di più quotidiano e banale potenzialmente, eppure Tindaro Granata riesce a coinvolgerci mettendo in luce quegli aspetti della vita che a volte sottovalutiamo proprio perché ci sembrano fin troppo familiari.

Antropolaroid è un vivace ritratto di famiglia realizzato con la tecnica del cunto e non solo questo: raccontando la storia dei suoi parenti a partire dalla generazione dei bisnonni, Tindaro Granata ci regala un curioso insieme di istantanee che evocano, con personaggi diversi (tutti interpretati dall’autore) un mondo antico che sembra sparito, ma si rivela sempre presente nella memoria e nell’eredità delle generazioni che seguono, fino ad arrivare ad oggi. Nel finale Tindaro interpreta se stesso e dopo gli applausi riappare senza alcuna finzione e racconta al pubblico come è nato Antropolaroid.
Risate incontenibili e momenti di inaspettata amarezza accompagnano questo spettacolo che non può non catturare, fosse anche solo per la bravura e la creatività dell’attore che anima la scena con ritmo perfetto per quasi un’ora e mezzo utilizzando esclusivamente una sedia, un lenzuolo e una lampadina come oggetti scenici e sfruttando un accompagnamento musicale attentamente studiato. Tindaro si rivela un camaleonte: veste mille panni diversi senza mai cambiare abito, danza, mima, parla in siciliano stretto senza per questo essere poco espressivo o comprensibile. Gioca con il pubblico e non rischia di cadere nell’autoreferenzialità perché l’insegnamento della “vecchia nonna” Concetta vale per tutti: “non c’è bellezza, né fortuna senza sofferenza”. E Tindaro porta in scena le sofferenze di una famiglia come tante con vivacità delicata e ironica, evitando qualsiasi forma di pietismo senza per questo risparmiare momenti di profonda amarezza.

Nel caso in cui Antropolaroid lasciasse insoddisfatti, il vero errore sarebbe comunque non vedere Geppetto e Geppetto, vero capolavoro di Tindaro Granata. La storia di una coppia omosessuale che vorrebbe diventare una coppia di Geppetti crescendo un figlio che non è del loro stesso sangue, è – in fin dei conti – semplicemente la storia di una coppia di genitori che fatica a crescere un figlio – come tutti – e di un figlio che cresce “permettendosi di sbagliare”, come già ci suggeriva Antropolaroid. La storia di questa famiglia speciale (come lo sono tutte) si intreccia con quella di tanti altri figli e genitori raccontando una realtà attuale senza alcuna pretesa ideologica e ponendo degli interrogativi senza avere la presunzione di dare risposte univoche. Questa volta la storia è portata in scena da più attori, ma l’essenzialità scenica, il ritmo perfetto e l’espressività travolgente restano costanti.

Gli spettacoli di Tindaro Granata, anche grazie alla bravura degli interpreti e a dialoghi che catturano, non ci lasciano mai indifferenti: possono far ridere fino alla lacrime e stupire con momenti di profonda amarezza, ma uscendo dalla sala avremo sempre l’impressione di aver visto qualcosa che ci ha colpito.
“Se ci sarebbe più amore…” si augurano i personaggi di Geppetto e Geppetto e, guardando spettacoli riusciti come questi, viene da pensare “se ci sarebbe più Tindaro…”. Non resta che aspettare di vedere il suo prossimo spettacolo “Dedalo e Icaro” in scena all’Elfo a gennaio 2019.
Nel terzo numero di «Birdmen Magazine» puoi trovare un approfondimento su Geppetto e Geppetto scritto da Sofia Perissinotto, clicca qui per leggere l’articolo completo a pagina 23.
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