
Pinocchio: del fare, del creare e della morte
L’allestimento di Antonio Latella ha sollevato molte critiche, ma c’è un punto su cui trovarci tutti d’accordo: Pinocchio non lascia indifferenti. Fin dall’inizio il pubblico è messo di fronte ad uno spettacolo eccessivo. Per partire dalle ovvietà, non si può fare a meno di notare la recitazione di altissimo livello e la scenografia impressionante.
Gli attori, tutti e in particolare il protagonista, Christian La Rosa, danno concretezza a personaggi inarrestabili, frenetici, infine esausti.
Davanti a tale frenesia ci si trova necessariamente spiazzati o persino infastiditi, ma l’eccesso è il contraltare necessario ad un finale essenziale, silenzioso, commovente. Bisogna abituarsi alle voci gridate, all’atmosfera della scena, alla stessa lingua messa in bocca agli attori, perché questi elementi sono le fondamenta di un binomio che vede schierati da un lato un universo falso ed esibito, nel quale le pagnotte sono giganti ma immangiabili e le barbe platealmente finte, e dall’altro un vero ridotto all’osso: una candela, una pentola di fagioli e un tavolo attorno al quale si svolge l’incontro finale tra padre e figlio.
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L’articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2017 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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