
L’Amleto di Michele Sinisi: un dramma per sé
Un Amleto ridotto all’osso, solo, rabbioso. Una tragedia capace finalmente anche di far ridere, lì dove troppo spesso si commette l’errore di rendere seriosa, stantia e sterile l’energia dell’opera.
Questo è il risultato dell’inventiva di Michele Sinisi: un Amleto onnisciente, unico corpo di un racconto da lui stesso ordito, di un’azione scenica che è un pezzo di bravura, in cui l’attore mette carne, sudore e voce su una scena scarna. Finiamo così per sentirci invitati nella camera di Amleto, in cui egli recita con l’aiuto di una radio, un vaso di fiori e qualche sedia, ognuna un personaggio il cui nome è indicato da una scritta rossa sul dorso. Recita per un pubblico, ma soprattutto per se stesso, la sua trama, il suo piano, la sua realtà dove ormai i personaggi sono ridotti a spettri, burattini, attori di un regista esigente che nutre un estremo bisogno di rappresentare ed elaborare il suo dramma.
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L’articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2017 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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