
Anteprima: Defenders si difende bene
Recensiamo in anteprima la prima metà dei Defenders, originale Netflix, che uscirà il prossimo 18 agosto.
Nel 2012 quando uscì Avengers il timore di molti era che si rivelasse una sorta di “Iron Man 3 e i suoi fantastici amici”. Di fatto il vendicatore dorato era il cavallo trainante dei giovani Marvel Studios e gli altri film, per quanto nessuno fosse un fallimento, non godevano certo della stessa carica carismatica di Tony Stark. Tutti i timori svanirono quando Avengers si rivelò al mondo per quello che era, una pietra miliare nel genere dei cinecomic, contraddistinto da un equilibrio tra i vari personaggi mai visto prima (gli X-Men di Bryan Singer e della FOX in questo non si avvicinano neanche un po’) e da un crescendo convincente di personaggi ed eventi ben spalmato in più produzioni che oggi fa scuola. Cinque anni dopo la Marvel ci riprova ma con una serie TV. Come si suol dire “squadra che vince non si cambia”. Curiosamente la Marvel ha cambiato proprio la squadra, ma non la formula.
1625Nei suoi primi quattro episodi Defenders va di fatto a chiudere tutti i cicli narrativi lasciati in sospeso dalle rispettive serie di partenza. Vediamo quindi cosa succede a Matt Murdock (Charlie Cox) dopo il finale della seconda stagione. Scopriamo come se la passa Jessica Jones (Krysten Ritter) dopo essere divenuta una mezza celebrità. Assistiamo al primo “caffè” di Luke Cage (Mike Colter) dopo essere uscito di prigione per la seconda volta. Il tutto intermezzato da Danny Rand (Finn Jones) e Coleen Wing (Jessica Henwick) mentre cercano di fermare i membri della Mano in giro per il mondo (una sorta di Hydra ma formata da ninja).
I primi due episodi completano le descrizioni dei personaggi nella singolarità delle loro esistenze. A farli incontrare non ci pensa una sempre splendida Rosario Dawson nei panni di Claire Temple ma una magnetica e maestosa Sigourney Weaver. Forte della sua imponenza fisica quanto metafisica, la Weaver trasuda fierezza e imponenza da tutti i pori. Persino le sue rughe, così tanto temute dai truccatori femminili di una certa Hollywood, assumono qui i contorni di una presenza antica ma non vecchia. Nessuna rivelazione almeno per il momento; il suo personaggio, Alexandra, rimane avvolto quasi totalmente nel mistero e sono pochissimi gli indizi sulla sua identità sparsi negli episodi e per ora non ci è dato sapere se vi sia una corrispondenza fumettistica. Sappiamo solo che si tratta di una donna di grande potere e, almeno per noi spettatori, di grande fascino.
Ma più che le botte e le scene d’azione (comunque sempre ottimamente coreografate) a fare da padrone nello svolgersi della trama sono i dialoghi. Non spiegoni artificiosi, difetto tipico di molti prodotti cinefumettistici, ma vere e proprie perfomance dialogiche.
Se le interazioni di Alexandra con i vari membri del gruppo sono il vero fiore all’occhiello di quanto visto sinora, lo stesso non si può dire delle lunghe chiacchierate tra i vari comprimari, ora prolisse, ora un po’ frettolose.
Il ritmo aumenta quando i quattro difensori si incontrano per la prima volta, andando a catalizzare tutte quelle piccole gustosissime reazioni chimiche che hanno reso Avengers il film che amiamo: non si possono non lodare gli scontri retorici tra un sofisticato Charlie Cox e una caustica Krysten Ritter o rimanere indifferenti ai tentavi di legame tra Mike Colter e Finn Jones (e chi conosce i fumetti sa bene quanto sia importante questo legame). Le poche scene di combattimento viste finora sono all’altezza della reputazione Marvel/Netflix specialmente quando condite da un accompagnamento musicale di tutto rispetto. In effetti è proprio la musica il personaggio secondario più importante apparso finora: sono poche le serie che possono vantare di aver messo assieme Beethoven e brani Hip-Hop e far sembrare il tutto armonico.
In questa armonia generale nessuno dei quattro protagonisti svetta prepotentemente sopra gli altri. Il Matt Murdock di Charlie Cox avrebbe potuto facilmente essere l’impianto narrativo principale. Invece ogni componente del gruppo compartecipa allo svolgersi degli eventi senza sacrificare nulla della propria individualità. Forse proprio per questo il Danny Rand di Finn Jones fatica a uscire dalle imbarazzanti sbavature che lo hanno caratterizzato nella sua serie mentre gli altri protagonisti ci appaiono piacevolmente familiari (Krysten Ritter in particolare brilla di luce propria).
Cosa e come sia Defenders in ogni caso è ancora presto per dirlo, dato che i quattro episodi in anteprima, non a caso ci lasciano proprio lì dove l’azione sta per esplodere. I presupposti per una deflagrazione importante ci sono tutti.
L’articolo è stato pubblicato il 4 agosto 2017 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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