
Narcos e il realismo magico
Yo soy Pablo Emilio Escobar Gaviria. Inarcando le labbra e ferendo la voce ne uscirà un’interpretazione abbastanza plausibile: sono questi i primi effetti di Narcos sulla gente. Si potrà quindi proseguire semplicemente accarezzando il mento e levigando la barba appena rasata, poi i baffi che non s’arricciano e rimangono temerariamente immobili. E’ necessario a quel punto sistemare i pantaloni, non oltre la diga dei chili di troppo eppure troppo larghi; perché di tempo ce n’è, sempre, per ingrassare e dimostrare al mondo di essere comunque superiori. Oltre l’orizzonte dello schermo si staglia impavida Medellín, nel suo fascino interminabile di agglomerato urbano entropico, frenetico, spontaneo. E’ il palcoscenico di una storia della quale tutti conosciamo la fine: Pablo Emilio Escobar Gaviria [interpretato da Wagner Moura] prima o poi (è il poi che ci interessa, prolungare insomma l’agonia) morirà. E di questo potete star certi, si tratta di dati storici. Qualche sfortunato conosce anche Gustavo, il primo di Escobar; qualcuno i due gringos che dall’ambasceria americana in Colombia sostengono le operazioni del governo colombiano.
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L’articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2016 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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