Il tuo spettro politico in base all’episodio preferito di Star Wars Visions 3
Il Giappone, paese sconfitto, vive dell’immagine che i conquistatori hanno di lui e attraverso essa ripropone stilemi narrativi ed estetici che dal 1945 in poi hanno progressivamente colonizzato il nostro immaginario. Parafrasando il poeta Orazio potremmo dire Iaponia capta, ferum victorem coepit. Una colonizzazione immaginifica perfettamente in linea con lo Star Wars disneyano, «non più punto di arrivo di una narrazione artigianale e collettiva ma volto del capitalismo culturale». E siccome capitalismo e colonizzazione sono organismi simbiotici, la terza stagione di Star Wars Visions, perfettamente in linea con le due precedenti, si conferma la perfetta sintesi di questo connubio industriale ben rodato.
Non che manchi del tutto l’aspetto artigianale ed eversivo dello Star Wars delle origini in questa serie (sebbene l’esempio migliore rimanga Andor), ma esso è comunque ben integrato – o addomesticato se si preferisce – all’interno della più ampia logica capitalistica e culturale della IP. Talmente integrato e rodato che ci siamo divertiti a individuare lo spettro politico d’appartenenza di ogni episodio. In altre parole se il tuo episodio preferito è…
1. Il duello: la vendetta
Sei un eremita sociale. Disprezzi tutti i gruppi, tutti i club, tutti i circoli, tutte le realtà omologanti o almeno pensi che un qualunque gruppo composto da più di due persone sia spersonalizzante. Palesemente cresciuto in un ambiente reazionario, te ne sei allontanato ma solo per non omologarti. Credi che De André quando cantava «in direzione ostinata e contraria» parlasse di te e infatti hai Smisurata preghiera come suoneria del telefono, suscitando una malriposta fascinazione nei frequentatori dei centri sociali milanesi. Hai un Vangelo ed è il Bushido, hai una katana di Cinisello Balsamo spacciata per autentica giapponese e sul braccio un tatuaggio che recita «sono il maestro di me stesso». Perché sì, non importa come ti hanno registrato alla nascita, adesso sei palesemente un Uomo, un Maskio. Alla faccia della moda LGBTQIA+. Perché sì, tu sei un vero ribelle, mica come quei fricchettoni arcobaleno. La tua crush è la culona gotica, ovviamente.

2. Il canto delle quattro ali
A casa tua si ascoltavano i Modena City Ramblers e i Rage Against the Machine, almeno in una delle tue case. Nella casa invece dove passavate le vacanze invernali si cantavano le melodie Disney natalizie e si guardava Harry Potter in maratona fino all’Epifania. Sei cresciuta in un ambiente benestante, progressista e puccioso all’inverosimile. Hai seguito Greta Thunberg almeno fino a quando si limitava a parlare di ambiente. Non è che poi hai smesso di seguirla per chissà quali divergenze, semplicemente ti sembrava troppo politicizzata e ti veniva difficile starle dietro. Sfoggi un’anguria sospetta sulla tua tote bag, ma niente di più. Non vuoi essere associata a movimenti violenti, sia pure contro gli oppressori (a meno che non siano autorizzati da una casa discografica mainstream) e credi che la resistenza sia solo salvare persone e non contrastare attivamente gli oppressori. Sì insomma, sei una principessa ribelle, ma prima di tutto una principessa.

3. Il Nono Jedi: Figlia della Speranza
Ti associano alla sinistra extraparlamentare ma solo per via dei tuoi genitori. Quando esci con gli amici che menzionano i cartoni di Mediaset e Italia Uno non hai la minima idea di cosa stanno parlando perché a casa tua la cosa più trash che i genitori non filtravano era Enzo Biagi e comunque era una distrazione. Sia chiaro, non senti la mancanza di ciò che non hai avuto – come potresti, visto che i tuoi ti hanno educatə a decostruire il desiderio e l’invidia sociale? – ma a volte sei un po’ in imbarazzo per le citazioni che non cogli. Certo, frequenti i centri sociali ma solo perché il tuo tesista lo fa e vuoi fare bella figura con lui. Vivi con sensi di colpa che seppellisci sotto i tomi di architettura sovietica e ti consideri in ritardo rispetto agli altri perché a differenza dei tuoi non ti sei laureata in anticipo ma soltanto nei tempi previsti. Hai un gatto di nome Nikita che ti fa anche da terapeuta e alla sera bevi una tisana al cardamomo.

4. I cacciatori di taglie
Sei un digital punk. La tua formazione politica è iniziata con eMule e prosegue tutt’ora con i siti di streaming pirata. Il tuo idolo? Markus “Notch” Persson (il creatore di Minecraft). La tua bio? «Se comprare non significa possedere, allora piratare non significa rubare». E lo sai bene, visto che sei arrivatə al livello 73 di World of Warcraft senza spendere un centesimo. Odi la Silicon Valley e tutta la narrazione tossica e meritocratica attorno ai giganti delle Big Tech con tuttə te stessə. Sapevi bene fin dal 2007 che Elon Musk non era un genio benevolo e lo odiavi prima che si rivelasse per quel che era: un pazzo in culo. Ti mantieni facendo qualche lavoretto mercenario per le aziende che vogliono risparmiare sui software legali e un po’ te ne vergogni ma devi mantenerti. E poi, da quando hai installato la VPN giusta allo sbirro che voleva vedersi i pornazzi senza passare per lo SpId, sai anche di essere in parte tutelatə dalle forze dell’ordine. Voti i Pirati ma solo perché così puoi dire di aver votato coi tuoi amici del circolo ARCI. Circolo che detesti perché non hanno neanche un PC con cui giocare a World of Tanks.

5. Il tesoro di Yuko
Sei la mamma che ha creato il gruppo “Mamme” in ogni scuola di ordine e grado in cui la tua prole sia mai stata, incluse quelle degli open day. Hai anche un gruppo per i figli all’università ma loro non lo sanno. Hai guardato 18 regali con tua figlia diciotto volte, una volta all’anno da quando ha dieci anni e infatti ora ti odia. Alle assemblee di condominio esordisci e concludi con «qualcuno pensi ai bambini!» e puntualmente qualcuno ti dice che sembri il personaggio dei Simpson. Ma non cogli il riferimento perché non guardi i Simpson: è diseducativo per i bambini. Finalmente tua figlia si è laureata e ti implora almeno di non votare il partito della famiglia. Scettica ma fiduciosa, ti convinci almeno di aver fatto qualcosa di buono e le dai retta. Brava mamma.

6. Perduti
Sei la controparte del “Maskio” del primo episodio. Una ricercatrice universitaria precaria, impegnata in ogni sorta di lotta sociale e sindacale. Tuttavia, non odi i tuoi avversari ideologici ma li compatisci. Ai fasci che scendono in strada dici «ci hanno messo gli uni contro gli altri ma veniamo dalla stessa sofferenza». Hai firmato ogni petizione, partecipato a ogni manifestazione, hai seguito concerti, organizzato incontri e hai amato tutti senza legarti a nessuno perché l’attaccamento è proibito. Non hai più un maestro perché il tuo primo maestro, un avvinazzato friuliano che viveva nei boschi e che insegnava teologia pagana, è diventato fascio dopo il 2020. Ora i tuoi maestri sono le piante, le foglie, gli animali del bosco, le risa dei bambini e le stelle in cielo. Combatti a fianco degli oppressi, nel senso che meni a tutti gli effetti, ma sei disposta al sacrificio ove necessario. Voti per i movimenti di resistenza, salvo poi non credere alla politica in tempo di pace e rifugiandoti in una comune anarchica in Trentino.

7. La contrabbandiera
Lavori da quando hai 16 anni e anche prima non è che te la passassi troppo bene. Per questo motivo, citando Jyn Erso, non hai «il lusso di un’opinione politica». Odi sia la destra che la sinistra perché nessuno dei due schieramenti ha mai risposto alle tue reali necessità e infatti non voti da dieci anni. Gli unici ricordi belli che hai sono con la tua maestra delle elementari per la quale eri un piccolo genio. La incontri per strada una domenica pomeriggio in paese e ci scambi volentieri quattro chiacchiere. Avendo pena per te, ti raccomanda alle cure di un giovane assessore comunale alle pari opportunità che guarda caso è anche suo figlio. Adesso un’opinione politica devi pur averla per tenerti il posto alla segreteria del comune, ma se non altro il tuo protettore non sembra uno sfruttatore, per quanto con un po’ di puzza sotto il naso.

8. L’uccello del paradiso
Sei una figlia del privilegio, del capitalismo etico e della meritocrazia imprenditoriale, almeno fino a quando non hai lasciato la tua villa di famiglia nel Mezzogiorno e sei venuta a lavorare nell’inquinato nord. Ti hanno derubata in metro e molestata al lavoro ma nel momento di massima crisi hai conosciuto LEI, l’anarchica dell’episodio 6. Bellissima, pura e libera con la quale hai instaurato una breve ma intensa relazione sentimentale che ti ha aperto gli occhi sulle brutture del mondo, ma anche sulle bellezze più sottovalutate. Ora vaghi da sola in una metropoli grigia e inospitale ma non sei più abbattuta come l’anno scorso. Sei una persona diversa, aperta al cambiamento ma anche a disposta a mettere in crisi le certezze borghesi con le quali sei cresciuta. Quest’anno non sai ancora per chi voterai, ma se non altro non sarà più il partito della tua cattolicissima famiglia di provenienza.

9. NERO
Votare? Non credi nel voto. Non credi nella politica. Non credi nell’arte. Non credi nella coerenza. Non credi alle religioni, ai proclami, ai gruppi e neanche agli individui. Non credi agli scettici o ai cinici perché sono degli illusi. Non credi alle regole, neanche a quellegram maticalieinfattiodichesiparliditerispe ttandoconvenzio nilinguistichechenonrispecc hianolatuapersonamaledett aegemoniac ulturale. L’unica verità è il flusso di coscienza che scaturisce dalla condivisione dei traumi. Le verità lisergiche che fuoriescono da una serata “stupefacente” in compagnia di artisti squattrinati e celerini che vogliono la loro mamma. Lo scopo della tua vita è ricreare perfettamente il senso di estasi delle tue estati passate al mare con tua madre single. O almeno dirigere un remake di The Wall dei Pink Floyd, ma senza diritti d’autore. Finalmente ci siamo, hai i tuoi attori, le tue comparse, c’è pure il prefetto che dietro la divisa nasconde un animo sensibile e amabile. Sei pronto a girare. Ma non c’è nessuno. Perché oggi si vota e sono tutti ai seggi. Poveri piccoli sottomessi alle convenzioni terrestri. Solo tu sei libero. Vero?

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