
Finisce lo sciopero degli sceneggiatori | Arriva l’accordo provvisorio
Dopo quasi 150 giorni di sciopero senza precedenti nella storia del settore, è terminato alle 00:01 di oggi 27 settembre (orario californiano, per noi alle 9:01) la protesta degli sceneggiatori portata avanti dalla WGA – Writers Guild of America – per negoziare delle nuove e più coerenti condizioni di lavoro in uno dei comparti creativi maggiormente colpiti dalle trasformazioni tecnologiche del mondo dell’intrattenimento. Uno sciopero senza precedenti che ha visto anche l’alleanza con gli sceneggiatori del Sag-Aftra, il sindacato degli attori, che prosegue la protesta perché distante dal trovare un accordo convincente con l'”avversario” comune alla WGA: AMPTP – Alliance of Motion Picture and Television Producers -, ovvero l’unione dei principali produttori che tengono le redini delle condizioni economiche e industriali dell’audiovisivo.

La WGA ha interrotto le proteste perché sembra aver raggiunto un accordo provvisorio – ancora da ratificare – che porta a dei compromessi accettabili pressoché su tutti i punti che gli sceneggiatori hanno sollevato lungo gli oltre quattro mesi di manifestazioni e picchetti quotidiani. Prima di vedere nel dettaglio i punti principali, va sottolineato come questo sciopero degli sceneggiatori statunitensi porti con sé una forza dirompente non solo per la durata – il precedente era durato 100 giorni – o per l’unione con gli attori – non accadeva dal 1960 -, ma perché ha potuto dispiegare un armamentario mediatico capillare ed estremamente diffuso grazie ad un eccezionale utilizzo dei canali social, tanto da coinvolgere in prima linea più personalità dell’intrattenimento – si pensi ai tanti musicisti che hanno partecipato ai picchetti – e da amplificare su scala globale istanze che presto riguarderanno altri contesti nazionali.

Dopo i quasi 150 giorni di sciopero, l’accordo provvisorio tra sceneggiatori WGA e produttori ha portato ad un nuovo contratto collettivo, da considerarsi in vigore fino a maggio 2026, che prevede incrementi progressivi dei salari e dei fondi pensionistici, nonché condizioni più solide ed economicamente più elevate per gli ingaggi a prezzo bloccato (flat deal). In questo, i risultati più importanti sono quelli legati agli accordi sullo streaming, i cui compensi saranno bilanciati al budget iniziale della produzione – a partire da budget minimi di 30 milioni di dollari -, con incrementi di quasi il 50% rispetto al contratto precedente; allo stesso tempo, gli accordi legati allo streaming ad alto budget vedranno un aumento dei compensi anche in relazione ai paesi esteri di distribuzione, alle visualizzazioni su portale (sia in termini di utenti che di ore di stream), i cui numeri dovranno a questo punto essere oggettivi e chiari, con dei bonus del 150% sulla realizzazione dei pilot, il cui ruolo è decisamente cambiato nel mercato on-demand contemporaneo.

Tra le altre conquiste decisamente importanti dal punto di vista corporativo, c’è il consolidamento – strutturale ed economico – delle Writers’ Room, con ulteriori accordi di natura più tecnica che vanno ad incidere sulla tenuta complessiva del comparto. Ma su tutto, lo snodo fondamentale dell’accordo provvisorio è nella decisione di regolamentare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale: è vietato l’utilizzo di materiale scritto o riadattato dall’IA, l’utilizzo di quest’ultima è a sola discrezione del singolo sceneggiatore (nessun produttore può richiederne l’implementazione), da parte dei produttori è richiesta totale trasparenza sulla provenienza dei materiali forniti agli sceneggiatori e, soprattuto, WGA si riserva il diritto di proibire l’utilizzo del materiale scritto dai propri autori per il training di qualsivoglia IA; questo probabilmente sarà il vero punto chiave del rilancio del comparto, verso un modello di mercato che metta al centro la dimensione creativa individuale dello sceneggiatore, nonché il valore del lavoro in relazione al nuovo e mutato contesto distributivo globalizzato.

Lo sciopero degli sceneggiatori statunitensi, oltre alla proposta di accordo, porta con sé conseguenze economiche per il mercato audiovisivo attualmente stimate tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari – l’accordo attualmente sottoscritto costerà circa 233 milioni l’anno fino al 2026 -, un costo che va dal doppio al quadruplo della stima massima dei danni del precedente sciopero del 2007. I veri effetti si vedranno già da questi mesi, con le piattaforme streaming costrette a rilasciare i titoli già pronti (giocandosi subito prodotti di valore) e i distributori cinematografici portati a dilatare il rilascio delle pellicole più attese, il tutto con ancora appesa la spada di Damocle degli attori, decisamente non inclini ad arretrare di fronte alle minacce dell’Intelligenza Artificiale.

Ma il danno per i produttori va interpretato anche in termini di immagine, per via dell’estrema amplificazione data dai canali social ad ogni iniziativa della WGA: dichiarazioni terrificanti da parte di esponenti dell’AMPTP, che si son o detti più volte pronti a far morire di fame i lavoratori in sciopero, hanno creato uno scenario in cui i ruoli di buoni e cattivi erano decisamente marcati, il tutto avendo sullo sfondo le trasformazioni di modello economico di Netflix e Disney+ che hanno contribuito ad alimentare l’astio da parte degli utenti verso gli esponenti delle principali major. L’accordo provvisorio raggiunto non sarà sicuramente sufficiente a riabilitare l’immagine dei CEO che hanno dato volto al lato più negativo di un mercato che muta inesorabilmente senza dirsi disposto a riconoscere ai propri professionisti la quota di valore da loro generato.

È fondamentale che i contesti globali del mercato audiovisivo prendano esempio da quanto accaduto negli Stati Uniti, perché le incombenze del mercato nordamericano – che guida e anticipa la tenuta dell’intero mercato audiovisivo – saranno presto le stesse dei professionisti di tutto il mondo, e non sempre sono presenti corporazioni forti come WGA e Sag-Aftra ad arginare le tendenze spregiudicate dell’evoluzione produttiva. C’è ancora molto da fare – soprattutto per gli attori -, ma questo primo passo durato 146 giorni pone l’inizio della strada da seguire per restituire valore al lavoro di chi immagina e realizza la manifestazione luminosa dei nostri sogni.
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