
Cyrano de Bergerac di Arturo Cirillo – Teatro-canzone tra Rostand e Collodi
Un Cyrano contaminato con il Pinocchio di Collodi, quello raccontato dallo sguardo di Arturo Cirillo e in scena al Teatro Metastasio di Prato. Una rivisitazione visionaria dell’eroe infelice di Bergerac – protagonista del capolavoro di fine Ottocento scritto da Edmond Rostand – che porta in scena la storia di un amore irrealizzato e, proprio per questo, capace di eternarsi e di conservare la sua forza idilliaca e struggente.
Cyrano è poeta e spadaccino, uomo astuto e dignitoso, appassionato ma destinato all’infelicità. Il suo naso deforme gli impedisce di comunicare con gli altri come vorrebbe, perché catalizza l’attenzione e attira lo scherno di chiunque lo circondi. Ma è l’amore la fonte di maggiore struggimento per Cyrano, che ama Rossana sebbene lei ami un altro, Cristiano, di bell’aspetto ma grossolano nelle parole e nei pensieri. E invece Cyrano è un fine dicitore e, piuttosto che crogiolarsi nell’invidia per il rivale, si fa cupido e aiuta Cristiano a conquistare il cuore di Rossana con la forza della poesia. Così, forse, Cyrano può illudersi di vivere dentro il rapporto tra i due giovani amanti, di conquistarsi a suo modo un posto nel cuore di quella donna che non lo ricambia.

Con una messa in scena caleidoscopica, che fa largo uso della musica e contamina linguaggi e registri emotivi, il Cyrano di Cirillo mette l’accento sulla natura sagace del protagonista, dotato non solo di raffinato eloquio ma di ironia e spiccato umorismo. Cyrano fonde momenti in cui la parola, ora arguta ora sommessa, è protagonista, ad altri in cui i corpi e le voci dei personaggi dominano la scena, comunicando una potenza che straripa e che sublima il testo di Rostand. Si muovono tutti gli attori, agili e scattosi, come a voler comunicare un affrancamento da catene e convenzioni, in una ricerca di libertà concreta e metaforica; libertà che è raggiunta appieno quando, a fine spettacolo, gli attori debordano letteralmente dalla scena e a scendono in platea, con una corsa in mezzo al pubblico che abbatte una quarta parete impalpabile fin dalle prime battute.
Un testo sempre attuale quello di Rostand, che ci parla del corpo nella sua dimensione estetica, destinataria di implacabili giudizi e, a volte, di derisione e scherno; un corpo che imprigiona e in cui non sempre è facile riconoscersi. Ma nello spettacolo di Cirillo, il corpo è molto più di una gabbia o di una maschera cui affibbiare etichette: Cyrano e gli altri protagonisti lo utilizzano sfruttandone al massimo il potenziale scenico e comunicativo, in una “danza” corale che esalta il pubblico e lo coinvolge dall’inizio alla fine.
La musica (Federico Odling), protagonista per le due ore di spettacolo, anima scene da varietà che fondono giochi di luci (Paolo Manti), ritmo narrativo incalzante e costumi (Gianluca Falaschi) sgargianti, fiabeschi. E in effetti i costumi e il trucco degli attori, in questo Cyrano visionario e a tratti psichedelico, rimandano più al Pinocchio di Collodi che alle atmosfere del capolavoro di Rostand: un Cyrano/Pinocchio che cerca la sua redenzione in una “Rossana turchina” che, però, non ha il potere di guarirlo, ma che gli insegna a scegliersi il proprio destino e trovare, a suo modo, salvezza. Uno spettacolo fiabesco solo in apparenza, dunque, che rivela un tessuto emotivo e psicologico radicato nella realtà con tutta la sua durezza: Cyrano è un po’ burattino nelle mani di un pregiudizio vecchio ma imperituro, ma è anche un inquieto, appassionato poeta che grazie alle parole si connette col mondo, raccontando di sé ciò che va oltre la sua deformità.

L’amore mai nato tra Cyrano e Rossana scardina quell’illusione stereotipata in cui, talvolta, ci piace crogiolarci, e che ci induce a credere che la potenza del sentimento amoroso possa tutto; anche intrecciare e tenere avvinti i cuori di due persone che sembrano non appartenersi, o almeno non in modo convenzionale. L’amore tra i due protagonisti non è possibile e mai si realizzerà e, anche quando il destino sembra farsi favorevole, è Cyrano ad opporvisi, decidendo di non dichiararsi a Rossana neppure dopo la morte di Cristiano. Cyrano rimarrà accanto alla donna, appassionato e dignitoso, nell’elaborazione di un lutto che per lei durerà una vita intera.
Il Cyrano di Cirillo racconta una storia che attraversa i secoli e trova piena realizzazione nel nostro tempo. Un tempo in cui è impossibile sfuggire alla propria immagine, in cui tutti dobbiamo specchiarci in una maschera – mostrata e talvolta ostentata sui social – che ci rassicura tanto quanto ci imprigiona, che ci permette di diventare chiunque ma finisce anche per nascondere la nostra natura più intima. Quella in cui maggiormente riusciamo a riconoscerci e che, per pudore o per paura di giudizi e ipocrisie, spesso scegliamo di non rivelare al mondo.
CYRANO DE BERGERAC
di Edmond Rostand
adattamento e regia Arturo Cirillo
con (in ordine alfabetico) Arturo Cirillo, Irene Ciani (in sostituzione di Valentina Picello), Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musica originale e rielaborazioni Federico Odling
costumista collaboratrice Nika Campisi
assistente alla regia Mario Scandale
assistente alle scene Eleonora Ticca
produzione Marche Teatro, Teatro Nazionale di Napoli, Teatro Nazionale di Genova, ERT Emilia Romagna Teatro
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista