
Medium Loci – Luca Bandirali racconta gli spazi dell’audiovisivo
Un’urgenza del dibattito italiano contemporaneo sull’audiovisivo – sia questo declinato in sala o su schermo domestico – è indagare i luoghi in cui le azioni si svolgono, alla ricerca di uno specifico identitario attraverso quel molto riconoscibile “spazio italiano” declinato attraverso tanti possibili paesaggi che il nostro Paese sa offrire; in questa ricerca repentina e frenetica di una brand identity localizzata e localizzabile, qualcosa si perde: lo spazio stesso viene dato spesso per scontato, ovvio, una componente del profilmico che sembra avere il valore di un’etichetta di origine controllata e garantita. Proprio a partire da questo lapsus cruciale del dibattito nostrano si coglie l’importanza di Medium Loci di Luca Bandirali, edito da Pellegrini Editore, che partendo da una solida e profonda dimensione teorica mette il punto su ontologia e funzione dello spazio audiovisivo, ampliando il respiro del discorso verso la concettualità seriale e concentrandolo attraverso il caso specifico del contesto pugliese.

Punto di partenza necessario del libro di Bandirali è l’apparato teorico. Nella sua attività di critico e di studioso, Bandirali ha sempre puntato ad affermare la centralità – spesso facilmente e colpevolmente trascurata da chi si occupa di media – della dimensione estetica filosoficamente intesa: è così che Medium Loci si apre con una solida ricognizione di ciò che lo spazio ha significato per il dibattito filosofico da quando questo ha riconosciuto la componente estetica come parte necessaria del pensiero. Il fascino di queste prime e importanti pagine di Medium Loci è duplice: da un lato la solidità con cui Luca Bandirali traccia il percorso filosofico che circoscrive l’ontologia dello spazio non lascia spazio all’ecumenismo, mostrando una forma di pensiero radicale e radicata, scevra da ipotetici compromessi perché consapevole e sicura (lo stesso si legge in Concept Tv, scritto con Enrico Terrone); dall’altro, più che in altre sue pubblicazioni, traspare qui la sua formazione da architetto, con appassionati e ricchi riferimenti alla dimensione estetica insita nell’architettura come arte dell’abitare e del plasmare i luoghi.

Nel passare dalla teoria agli oggetti Medium Loci individua il cinema come luogo mediale dove le idee di spazio trovano plasticamente forma nelle due dimensioni di ambiente e paesaggio, declinazioni sociali di ciò che la spazialità è, tradotte col linguaggio filmico in altrettante declinazioni mediali attraverso cui la significazione cinematografica trova il suo ritmo e colloca il suo andamento, in un radicale cambio di sguardo che dalla linearità del tempo del racconto passa alla profondità dello spazio in cui questo si muove. Nelle parole di Bandirali si intreccia la storia delle teorie cinematografiche insieme a una possibile Storia del Cinema stesso, da percorrere non attraverso stili e autori, ma attraverso i modi in cui lo spazio ha saputo darsi in immagini, farsi letteralmente luogo del profilmico, incidendo radicalmente sui linguaggi possibili della cinematografia mondiale, andando ben oltre il semplice elemento identitario delle location produttive.

Il passaggio più interessante, attuale e innovativo del lavoro di Luca Bandirali è quello relativo alla spazialità nel contesto della serialità: in Medium Loci non si parla di spazi teorici o ipotetici (come ad esempio gli ecosistemi narrativi), ma di una dimensione ambientale e paesaggistica che è narrazione seriale ancor prima che l’azione narrativa prenda piede. C’è nello spazio della serialità una capacità di raccontare la dimensione valoriale che va al di là del contenuto, sottolineando quella visione del seriale come oggetto concettuale che sta al centro della visione estetica di Bandirali. Quest’idea teorica forte, distante da letture di matrice produttiva o strettamente narratologiche, trova necessariamente conferma negli oggetti seriali contemporanei, sia in quelli scelti dall’autore per tracciare il suo percorso (tra tutti, Anna di Ammaniti è davvero il più inequivocabile), sia in prodotti attualmente in uscita, come The White Lotus o The Last of Us, dove assistiamo ad una sorta di invadenza narrativa degli spazi, quasi arroganti nel loro concedere agli eventi seriali di accadere.

Medium Loci si conclude portando il lettore in un luogo concreto dove lo spazio locale si fa ambiente e paesaggio dell’audiovisivo, oltre che contesto per una crescente potenza produttiva cinematografica: il Salento, con la Apulia Film Commission, vero esempio virtuoso di come il cinema italiano dovrebbe comportarsi in tutti gli angoli del Paese. Qui la trattazione di Bandirali si fa quasi etnografica, mostrando un consolidamento di consapevolezza e strutturazione istituzionale e creativa coerente con lo sviluppo di un linguaggio audiovisivo che ha saputo sposarsi benissimo con le necessità discorsive del contesto culturale in cui è nato, aprendosi poi ad accogliere sempre più istanze del mercato produttivo italiano. L’idea estetica di spazialità, quando declinata nel caso specifico, si traduce in nomi, in scuole, istituzioni e linguaggi, capaci di plasmare un’industria che diventa glocale.

Uno strumento fondamentale sia per chi studia che per chi fa critica, uno sguardo alternativo e solidissimo per uscire dal già detto e il già mostrato sul cinema e soprattutto sulla serialità, che spazzola via luoghi comuni dallo sguardo e dal dibattito. Si conferma con Medium Loci la capacità di Luca Bandirali di aprire strade e chiarire i termini di ambiti fondamentali dell’audiovisivo – per chi scrive, ancora insuperato Il Sistema Sceneggiatura realizzato con Enrico Terrone – e ci si augura che il suo sguardo si concretizzi in nuovi lavori che accompagnino le sue ricche attività di critica, ricerca, insegnamento e divulgazione.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista