
Sul futuro e sul teatro – Premio Rete Critica 2022
Il Premio Rete Critica 2022, assegnato per la prima volta anche da noi di Birdmen Magazine, ha inaugurato il mese di novembre e una stagione teatrale che si avvia annualmente verso la propria consuetudinaria biopsia di fine anno, pronta a scendere a patti con le intrusioni, i plausi e gli stenti del panorama scenico degli anni post-pandemici. Il Premio nasce come ingresso alternativo nei circuiti ufficiali, un premio militante, un possibile ausilio per opere e artisti indipendenti e a loro modo rivoluzionari rispetto allo stato dell’Arte così come ai riconoscimenti dei majors dell’industria teatrale. Undici anni di traiettorie segnate all’interno del panorama teatrale poco battuto, delle iniziative che a fatica trovavano posto in scena o che, semplicemente, portano con sé intuizioni non sempre immediate, ma anche un Premio che, per sua natura, invecchia sotto il vigile vaglio del cambiamento, di un contemporaneo artistico che non sempre, o meglio, che quasi mai, si mostra lineare.
Cos’è Rete Critica? Cos’è diventata? Che tipo di Premio vogliamo conferire e chi vogliamo premiare? La rete di riviste e blog di approfondimento teatrale, che si sono riunite al Teatro Bellini di Napoli, si è chiesta e continua a chiedersi questo: come posizionarsi, volta dopo volta, nel modo giusto rispetto al teatro, quale sia il punto di vista che intercetta “l’indipendenza” di cui spesso si abusa nel tentativo di smarcarsi dal grande pubblico. Perché la verità è che il confine tra le grandi produzioni e quelle indipendenti, tra teatro di posa e para-teatro, tra palcoscenico e luoghi teatralizzati non è per nulla chiaro.

La sfida per i critici, e per la Rete, resta quella di dar voce al “tempo dell’arte presente”, di delinearne i bisogni e lasciar entrare il non-visto con rischiosa lungimiranza. Parte di una nuova leva, e si spera testimoni di nuove leve ancora, la sfida per noi di Birdmen Magazine in Rete Critica, così come quella di ogni voce all’interno del gruppo, è quella di guardare al teatro senza punti di partenza fissi, di regolare il proprio sguardo, figlio delle proprie esperienze artistiche, senza orientarne troppo i fini, di costruire insieme un “reticolo teatrale” di ascolto e riflessione non scontato ma capace di rigenerarsi senza sosta o nostalgia.
I tre finalisti selezionati per il Premio ritraggono perfettamente la disomogeneità del materiale teatrale contemporaneo, la polifonia dell’operazione teatrale quando tenta di leggere il tempo presente e di reinterpretarlo con i propri mezzi. Apocalisse tascabile, Carrozzerie | n.o.t. e Teatro dei Borgia sono infatti tre modalità di rapporto teatro-vita completamente differenti, eppure pienamente incisive. Non esiste un’unica via perché il teatro parli al pubblico e non esiste un univoco modo di raccontare la fine del mondo, il senso di perdita e il futuro.
Apocalisse Tascabile di Fettarappa Sandri-Guerrieri – Finalista
Il titolo del lungo atto profetico, scritto e interpretato dal duo Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, annuncia già una verità pre-scenica: l’epicità della fine del mondo è ora a portata di mano, l’Apocalisse è un evento cosmico che dura tutti i giorni, seminata in tutti i nostri gesti quotidiani. Pluripremiati artisti under30, i due giovani attori e autori romani si improvvisano per la propria versione della “fine del mondo” in un profeta, studente squattrinato e senza prospettive, l’altro nell’angelo dell’Apocalisse sceso in terra per chiudere i conti con un popolo di uomini insoddisfatti. Apocalisse tascabile è la riscrittura di una grammatica teologica del presente, nei contenuti e nella forma. Passano in rassegna i nomi e i volti delle nuove divinità terrene: i centri commerciali, la fidelity card, i prodotti in sconto e, per esteso, i punti saldi della borghesia del nuovo millennio, come la laurea, il master, il corso di lingua all’estero, la partita iva. Con un ritmo vorticoso e una presenza scenica incredibile, i due giovani autori-attori presentano un’opera serratissima e densa di citazioni al nostro qui e ora, dimostrando una consapevolezza culturale notevole e una capacità mai scontata di cogliere e collezionare i punti di contraddizione della realtà, le sue idiosincrasie e i punti di forza.

Restituire al pubblico il mondo contemporaneo diventa per loro la messa in scena di un profeta-banditore, della parola divina come messaggio pubblicitario e della soppressione degli “inetti”, dei “falliti” della società attuale come una lotteria meritocratica relativista. L’angelo della Fine spazza via un’intera generazione incapace di interagire con l’alterità in maniera soddisfacente. L’apocalisse allora è lo scollamento del mondo dai suoi abitanti, della politica dalle urgenze delle generazioni future. In groppa a un carrello della spesa carico di peluches, Fettarappa-Guerrieri giocano con le icone del XXI secolo senza paura di sventrarne le vuote viscere, e se sembra che in qualche modo stiano portando in scena temi già visti e scelte già compiute, forse bisognerebbe chiedersi se la bulimica informazione riguardo i drammi delle giovani generazioni abbia mai trovato un interlocutore vero, se la noia procurata della crisi del Pianeta, sapientemente in dialogo con la crisi della generazione dei ventenni/trentenni, non sia una colpa di chi la liquida con intellettuale arroganza. Fettarappa Sandri-Guerrieri allora, mettono “in tasca” a chiunque la responsabilità dell’avvenire, dei futuri abitanti del mondo, dei futuri lavoratori, dei figli, dei futuri spettatori, e ci ricordano che la responsabilità non è delegabile.
Carrozzerie | n.o.t. – Finalista
Il secondo dei finalisti del Premio Rete Critica 2022 non è uno spettacolo ma un luogo dove si va in scena, non una drammaturgia ma un laboratorio fucina di possibili nuove scritture. Carrozzerie | n.o.t. è, per l’appunto, un vecchio stabile che ospitava delle carrozzerie romane, uno spazio in affitto alla cultura diretto e guidato da Maura Teofili e Francesco Montagna, con lo scopo di ospitare autori, opere e teatranti amatoriali, curiosi, diffidenti, “chiunque abbia anche solo voglia di bere un calice di vino insieme”. Nato come centro culturale con una particolare predisposizione per la matrice teatrale, Carrozzerie è diventato punto di riferimento per giovani artisti, per la militanza indipendente nell’universo delle arti performative, lo spazio in cui è possibile trovare sempre posto per proporre i propri lavori, tra teatro, danza, e sperimentalismi.
Carrozzerie smonta completamente le modalità dialogiche del teatro classico, non tanto per proporre luoghi di fruizioni alternativi, ma per fare del teatro stesso uno spazio sconfinante, il contenitore all’interno del quale creare, dialogare, trascorrere del tempo e attuare, se si è fortunati, piccole potenti rivoluzioni. Il teatro diventa circolo culturale e il circolo culturale diventa teatro, un cortocircuito necessario per rivolgersi a un pubblico nuovo, di quartiere, eterogeneo e magari stanco delle grandi produzioni stabili.

Stagioni, laboratori, residenze, le proposte delle Carrozzerie parlano al plurale a chiunque, azzerando lo iato tra professionisti e non, pubblico e pubblico partecipante, artisti e studiosi. La sfida di un progetto che per sua volontà non fruisce dei finanziamenti pubblici, rimanendo in vita grazie alla “partecipazione” come moneta di scambio, è quella di agire profondamente sugli strati patologici di una città difficile come Roma, culturalmente e a livello urbano. Situato in un vero e proprio non-luogo, crocevia di quartieri ma non appartenente a nessuno di questi, lontano dal cuore dei piccoli centri nevralgici e scomodo da raggiungere, Carrozzerie è diventato nel tempo calamita per abitanti fissi e passeggeri, una conquista faticosa ma significativa che racconta il bisogno viscerale del teatro come paradigma del proprio quotidiano, del weekend, dei momenti di insoddisfazione e di festa.
Eracle l’invisibile di Teatro dei Borgia – Vincitore
Lo spettacolo vincitore del Premio Rete Critica 2022 non è andato in scena negli spazi del Teatro Bellini ma presso la Scuola di lingua e cultura italiana “Comunità di Sant’Egidio”, nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, in una sala munita di banchetti e sedie, bicchieri e piatti pronti all’uso, e l’allestimento di una modesta cucina con forno funzionante e tagliere e coltelli da pane in bella vista. A metà tra una festa scolastica e il religioso silenzio del palcoscenico, viene messo in scena Eracle l’invisibile di Gianpiero Borgia, secondo capitolo della trilogia La Città dei Miti: un’azione d’arte politica che ripopola l’universo mitologico classico grazie a un insolito manipolo di personaggi. Il Teatro dei Borgia è il teatro dei dimenticati, degli uomini ai margini dell’attenzione sociale perché depositari di un dramma faticosamente risolvibile: vittime di tratta, senzatetto e anziani con patologie. La rilettura del Mito diventa allora una rilettura ideologica che tenta di ridurre la distanza tra potere e impotenza, tra legge e casi concreti, tra assistenza e cruda realtà, insomma, tra l’uomo e le possibilità razionate della società, così come il Mito antico cercava di colmare la distanza tra umano e divino attraverso l’autopoiesi della narrazione. La nuova narrazione dei Teatro dei Borgia propone allora il nuovo Eracle, l’analogon contemporaneo della tragedia di Euripide, il percorso faticoso e parossistico dell’essere umano ridotto alla sua mera funzione economica e definito da questa nel suo ruolo parentale e genitoriale.

Accompagnati dalla scrittura di Fabrizio Sinisi, prodotti da Teatro dei Borgia, insieme con CTB (Centro Teatrale Bresciano) e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, la compagnia costruisce una drammaturgia coinvolgente fino all’inverosimile, traghettandola verso luoghi a loro volta non prioritari per il tessuto sociale, sia per Eracle che per le altre due opere che compongono La città dei Miti: Filottete dimenticato e Medea per strada. Il set è quello d’origine del dramma di riferimento, cosicché la tragedia si compia e ricompia a livello esperienziale completo per chiunque vi partecipi. Perché collocare pubblico e spettacolo in un altrove specifico? Perché è importante “vivere” il dramma in scena? Per partecipare, per vestire i panni della vittima anche se in modo parziale. Il Teatro dei Borgia ci ricorda che co-partecipare è la molla intrinseca all’azione teatrale, che il dramma in quanto fatto reale, tragedia personale o collettiva, va riqualificato quasi come sforzo quotidiano e, non per ultimo, che la politica va rinformata dal teatro e risvegliata nel suo connaturato gesto di “cura” nei confronti del proprio uditorio.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
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