
Le strade della morte e della vita a Nòt Film Fest
Anche quest’anno torna a Santarcangelo di Romagna dal 23 al 28 agosto 2022 il Nòt Film Fest, la risposta italiana al Sundance Film Festival che attraverso una selezione priva di barriere culturali e demografiche punta a creare l’ambiente perfetto per supportare i filmmaker indipendenti. Organizzato dall’associazione culturale Kinetoscopio, quest’anno sotto la direzione artistica di Alizé Latini e Giovanni Labadessa, la quinta edizione propone al pubblico un centinaio di titoli (qui il programma completo), tra film di funzione, documentari e cortometraggi, provenienti da 40 paesi diversi con tantissime première anche mondiali molto prestigiose. Il Nòt Film Fest, di cui siamo fieri media partner per il secondo anno (qui la nostra copertura dell’anno scorso), è un festival che punta a sorprendere lo spettatore oltre che a stuzzicare il suo intelletto, ponendogli attraverso ogni titolo della selezione interrogativi diversi sui sogni e le paure dell’uomo.
In particolare la programmazione del terzo giorno del festival si è concentrata prima sulla morte e sulla sua attesa, per poi indagare i modi in cui le persone decidono di dare un significato alle loro vite prima che sia troppo tardi. Ripercorriamo questa giornata attraverso un corto e due lungometraggi. È possibile recuperare i film di Nòt Film Fest fino al 28 agosto su NÒTSTREAM, la piattaforma di streaming del festival.

The Days I Lost (Los Dias Que No Estuve) di Samuel Ríos y Valles
Hector Medellín (Martín Altomaro) ha reso l’arte del far ridere il suo mestiere. Va in televisione mettendo dei costumi assurdi e lasciandosi spesso umiliare dal pubblico pur di donar loro un sorriso. Conduce tuttavia una vita profondamente infelice e quando gli si presenta l’occasione perfetta, decide di fingersi morto per ricominciare da zero tra le incantevoli spiagge messicane. Proposto a grande richiesta in replica, il film d’apertura di questa edizione del Nòt Film Festival è un toccante ritratto di un novello Mattia Pascal, che in un mondo che sottovaluta la sua depressione, sceglie la strada più facile e difficile al tempo stesso: ignorare le sue responsabilità, le persone che facevano parte della sua esistenza per potersi concentrare solo su di sé. The Days I Lost, in concorso nella sezione Moonwalker Features, non offre spunti di riflessione nuovi su tematiche già indagate migliaia di volte, ma la sceneggiatura, firmata dallo stesso regista insieme a Pablo Aramendi e Luis Gamboa, e l’interpretazione di Martín Altomaro lo rendono capace di emozionare e sorprendere lo spettatore.

Closing Words (Les Mots de la fin) di Gaëlle Hardy e Agnès Lejeune
Con Closing Words, le registe belghe Gaëlle Hardy e Agnès Lejeune affrontano il difficile tema dell’eutanasia attraverso le End-Of-Life Consultation, ovvero un consultorio che aiuta i pazienti a prendere l’ultima decisione sulla loro vita. La morte viene vista come unica strada possibile e per questo viene accettata con un paradossale sorriso. I dottori riflettono su come la Francia spinga tantissime persone desiderose di ricorrere all’eutanasia a rivolgersi ad altri paesi, nello specifico il Belgio, a causa della mancanza di legislazioni in merito. L’esperienza di diverse persone, che hanno deciso di essere seguite ma mai in modo invasivo dalle telecamere di Hardy e Lejeune, aiutano a vedere con nuovi occhi l’eutanasia, eliminando i pregiudizi e aprendo la mente.

A table is as good as nine lives di Christina Leonardi
La regista, attrice e produttrice Christina Leonardi mette al centro di A table is as good as nine lives la sua stessa famiglia, intervistandone i quattro membri più anziani per parlare dell’amore per il cibo e della ormai prossima morte. La cucina diventa un mezzo di espressione, una strada per sopravvivere nei ricordi dei propri cari dimostrando il proprio affetto e tramandando tradizioni uniche. La famiglia viene vista come una connessione che trascende la vita stessa e la linfa vitale di ogni esistenza. A table is as good as nine lives mostra attraverso filmati d’archivio della famiglia Leonardi un breve scorcio dell’amore che lega queste persone, ma è proprio la sua natura volatile e così specifica al tempo stesso a renderlo universale e sentito.
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