
#PFF22 – Var är vargen?
Per quest’edizione Birdmen è media-partner del Pentedattilo Film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 19 al 22 Agosto. Qui le nostre recensioni in anteprima. Alcuni redattori di Birdmen comporranno la giuria della Sezione Thriller.
Il regista svedese Jonathan Norberg, nel cortometraggio thriller Var är vargen?, tradotto “dov’è il lupo”, inserisce una sequenza di suoni ben più angosciante di un ululato. Trattasi della traslazione in musica di tre semplici sillabe, quelle che compongo il nome di “Sofia”. Le tre gravi note musicali, disseminate con insistenza lungo la pellicola, diventano un assillante richiamo funesto.
Sofia è la nipotina di Maj, una donna che inizia a manifestare i primi sintomi del morbo d’Alzheimer. Nel bel mezzo di un pericoloso stato confusionale, la nonna, alla guida di un fuoristrada, travolge il corpo dell’amatissima bambina.
Norberg ci accompagna all’interno di un disorientamento patologico, mostrando con un montaggio doloroso e contraddittorio ciò che si sussegue davanti agli occhi gelidi di Maj: le allucinazioni, gli attacchi d’ansia, la solitudine e la presa di coscienza di un’irrazionalità da cui, noi come lei, vorremmo soltanto scappare. Queste incrinature cognitive si fanno ancora più stridenti quando intervengono le autorità ed i genitori di Sofia. L’ulteriore pressione psicologica conduce la donna ad optare per un confusionario tentativo di occultamento di cadavere: la bambina, senza vita e ancora sporca di sangue, è caricata su una barca e portata in mezzo ad un lago; una volta assicurata ad un peso, viene abbandonata alle profondità delle acque.
La disperazione di Maj, ben raggelata da una fotografia fatta di colori freddi e spenti, giunge al suo culmine durante la fuga disperata all’interno di un bosco in cui la nebbia è talmente fitta e scura da celare persino l’imponenza degli abeti; il cambio radicale di tonalità è metafora di un inabissamento che noi sappiamo essere radicale e definitivo: l’evidenza – la vegetazione – diventa fumosa e subordinata ad una visione d’insieme opaca e ingrigita. Anche il ritmo si dilata, si impasta con l’atmosfera mortifera e rallenta fino a diventare torbido; perdiamo con Maj le coordinate spazio-tempo ed iniziamo a fraintendere e a dubitare anche del tangibile.

Lo shot finale impreziosisce questi ventisei minuti d’alta tensione e suspense, proponendo una tanto azzardata quanto fragile ricostruzione familiare: nonna, madre, padre e addirittura bambina. Della ragazza appare solo la chioma biondo chiaro, una cascata bianca che fluttua al centro dello schermo come un fantasma. Non viene offerta alcuna delucidazione circa un eventuale ritrovamento di Sofia, né si ha la certezza che Maj sia davvero attorniata dalla sua famiglia. L’ambiguità del finale ci ricorda quanto la percezione dello spettatore non sia privilegiata rispetto a quella dichiaratamente distorta della protagonista.
L’opera di Norberg non ha bisogno di alcun escamotage paranormale o addirittura fiabesco – nessun lupo cattivo, per l’appunto – le è sufficiente fare un affondo su una condizione neurologica destinata a diffondersi e ad aggravarsi sempre di più, quale la demenza senile. È molto eloquente vedere un dramma così realistico gareggiare all’interno della sezione thriller alla quattordicesima edizione del Pentedattilo Film Festival. Trattasi di una possibilità concreta semplicemente da brividi.
Qui il teaser del cortometraggio.
Leggi tutti gli articoli dedicati a questa edizione del Pentedattilo Film Festival e alle edizioni precedenti!
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