
Maria Stuart – Il teatro itinerante della Compagnia L’Albatro
Una maschera elenca i nomi degli spettatori e invita a entrare nell’androne di un palazzo antico, illuminato solamente dalla luce calda delle candele. Il pubblico, in religioso silenzio, viene condotto in una stanza, in cui Maria Stuart e la sua ancella stanno recitando l’Ave Maria in latino: lo spettacolo è cominciato, senza aperture di sipario o prologhi canonici.
Stiamo parlando dell’adattamento di Maria Stuart di Friedrich Schiller, ad opera della Compagnia L’Albatro, fondata nel 2010 da Sara Allegrucci, Matteo Bolognese e Francesco Rossini a Roma, che, con la regia di Carlo Fineschi, rinnova l’opera del drammaturgo tedesco creando uno spettacolo itinerante che coinvolge più spazi.

In particolare, le location scelte per la rappresentazione teatrale riguardano diversi palazzi e castelli antichi situati in alcuni borghi laziali, dal Palazzo Fornari di Casperia (Rieti), a Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto (Roma) fino al Castello Brancaccio a San Gregorio da Sassola (Roma): la selezione di questi spazi, oltre a favorire una rappresentazione più veritiera della tragedia di Schiller, permette agli spettatori di scoprire e visitare paesi caratteristici della regione, e di immergersi nell’epoca della monarchia di Elisabetta I, calandosi nel contesto storico di riferimento senza sospensione dell’incredulità.
In questo senso, il progetto della Compagnia guidata da Fineschi continua la ricerca di un linguaggio espressivo che dialoghi con la contemporaneità, come aveva fatto nel 2014, e nelle successive repliche, con Ad occhi chiusi, l’adattamento del romanzo di Gianrico Carofiglio, che nel 2016 coinvolgeva anche il Maxxi come spazio rappresentativo, oltre che nella coproduzione: in questo spettacolo, strutturato in più siti di Roma, il pubblico veniva portato in macchina dagli attori e dalle attrici, al punto da chiedersi costantemente, durante i brevi viaggi, se la rappresentazione fosse ancora in atto.
Come Ad occhi chiusi, anche Maria Stuart rompe la quarta parete, abbandonando i luoghi deputati del teatro – il palcoscenico, la sala con le poltrone – e la prospettiva essenzialmente frontale sulla messinscena, per muoversi tra le diverse stanze antiche che rappresentano la cella di Maria Stuart, il tribunale e la sala del consiglio della regina Elisabetta I.
Il pubblico segue le maschere lungo un percorso in penombra, illuminato solo dalle candele e cadenzato da una musica tetra, che conferisce alla rappresentazione una sfumatura quasi orrorifica, tra il mistero e l’atmosfera che, nelle figure oscure che accompagnano gli spettatori – mascherate e avvolte da un mantello nero – ricorda quella di una setta. L’esperienza che si vive è dunque multisensoriale, immersiva, enfatizzata dai costumi d’epoca indossati dagli attori e dalle attrici, oltreché dagli affreschi e dal mobilio antico che trasportano emotivamente e quasi “fisicamente” al 1587, gli ultimi giorni di Maria Stuart.

Nelle modalità di rappresentazione e nel coinvolgimento quasi attivo degli spettatori e delle spettatrici, interpellati talvolta dallo sguardo fisso di una maschera o dai monologhi della regina, Maria Stuart di Fineschi è vicino all’happening, specie perché lo spettatore vive in primissimo piano la sofferenza, gli intrighi e i tradimenti dei personaggi che agiscono a pochi metri da lui.
Questa ultima componente inserisce l’adattamento in una tradizione del teatro italiano ben nota, consacrata dall’Orlando furioso di Luca Ronconi, messo in scena per la prima volta a Spoleto nel 1969, nella forma del teatro itinerante: gli attori recitavano simultaneamente su delle piattaforme di legno per restituire la confusione generata dalla lettura del poema di Ariosto; pertanto, erano gli stessi spettatori, liberi di muoversi tra queste strutture e diversi palchi, a decidere su quale scena concentrarsi.
Maria Stuart di Fineschi adotta la commistione tra la modernità e la tradizione al pari di Ronconi, che, da un lato, realizza un allestimento e una rappresentazione basandosi sull’ambiente circostante, da cui scaturisce la messinscena, e, dall’altro, porta con sé il retaggio medievale dei pageants, i carri su cui venivano recitate le scene dei misteri. Allo stesso modo, come osservato, Fineschi adegua il suo adattamento alle condizioni degli spazi selezionati, che cambiano di settimana in settimana, e al contempo mantiene il linguaggio dell’opera originale, abbinandolo a un’ambientazione che ricorda la solennità dei palazzi cinquecenteschi.
La modernità dello spettacolo, dalla tragedia di Schiller all’adattamento di Fineschi, risiede infine nei personaggi femminili, considerati non tanto per il ruolo gerarchico che hanno ma in quanto donne, vittime dei giudizi maschili, che porteranno l’una a un inesorabile destino e l’altra a una decisione inderogabile e alla solitudine: il pubblico avverte lo strazio di Maria, rinchiusa nella cella e speranzosa di una grazia; al tempo stesso, viene interpellato dalle parole di Elisabetta, anch’ella prigioniera delle decisioni degli uomini di corte e costretta a soffocare la sua femminilità.
Il coinvolgimento dello spettatore è tale da sentirsi parte di quel popolo che decide e condanna: è così che, attraverso la disintegrazione dello spazio tradizionale e l’immersione nella scena, il teatro si fa esperienza duplice, capace di render possibile la convivenza tra l’immedesimazione nella tragedia e uno spirito critico di brechtiana memoria.

L’operazione della Compagnia L’Albatro è dunque audace e innovativa – pur rimanendo in dialogo con la tradizione teatrale (non solo con Ronconi, ma anche con Pirandello: si pensi a Sei personaggi in cerca d’autore) – in quanto, rinunciando ai luoghi convenzionali della rappresentazione, esercita comunque quella funzione sociale, rituale e di interpretazione del mondo in cui risiede il significato profondo dell’azione teatrale e performativa: l’essenza del teatro non è racchiusa dalle pareti di un contenitore scenico, ma si innesta nella relazione con la vita.
Dov’è stato Maria Stuart:
30 aprile/1 maggio; 6/7/8 maggio – Casperia (Rieti)
13/14/15 maggio – Castelnuovo di Porto (RM)
Dove sarà:
20/21/22 maggio – Castelnuovo di Porto (RM)
27/28/29 maggio – San Gregorio da Sassola (RM)
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