
L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio – L’auspicata metamorfosi da romanzo bestseller a film
Negli anni Settanta, in un paesino sperduto ed ignorato delle campagne abruzzesi, piomba di punto in bianco una ragazzina di città, un alieno borghese che viene incasellato all’interno di quella che, apparentemente, è sempre stata la sua vera famiglia. Cambia allora il paesaggio: scuola, piscina, palestra, un tempo mete indubbie e prevedibili, sbiadiscono in uno sfondo scialbo; sboccia invece, aspra e brutale, la natura incolta che ancora sfama uno ad uno i numerosi fratelli. Ma soprattutto cambiano mamma e papà senza che alcuna spiegazione in merito venga proferita: ora davanti all’Arminuta – in dialetto abruzzese “la restituita” – ci sono un uomo e una donna stremati, seccati, svogliati. Il senso di appartenenza si incastra doloroso tra le mura di una casa sporca, dove regna miseria, violenza e non curanza, mentre stridono sempre più i vincoli di una parentela di sangue molto più che insperata.
Ridotta all’osso e senza spoiler è questa la trama di L’Arminuta, l’acclamato libro di Antonella Di Pietrantonio, che è riuscito nel 2017 ad aggiudicarsi il Premio Campiello e il Premio Napoli. Oggi debutta ufficialmente, dopo un esordio fortunatissimo alla Festa del Cinema di Roma, la sua trasposizione cinematografica sui maxischermi di tutta Italia, con Giuseppe Bonito alla regia. L’aspettativa è alta, trattandosi di un prodotto che ha già un suo potenziale seguito: il romanzo Borgo Sud, sempre ambientato in Abruzzo e avente come io narrante la stessa Arminuta, si è infatti già classificato terzo al Premio Strega del 2021 (qui e qui alcune nostre interviste a due finalisti del Premio Strega).
Oltre al tema cruciale del ritorno a casa, si aggiunge un groviglio di sentimenti smozzicati e mai compiutamente elaborati, connessi ai due rapporti cardine della protagonista: quello a doppio filo intrecciato con entrambe le madri, ridotto a due cordoni ombelicali stroncati che scelgono di non annodarsi, nemmeno per il benessere di una figlia, e quello con la sorella ritrovata Adriana, destinato a diventare una sofferta e amata amicizia, nonostante le infinite diversità tra le due bambine. Sotto a questo già delicato panorama emotivo, si espandono come radici alcune ossessioni tipicamente italiane e altrettanto non processate: la divisione arcaica dei ruoli di genere, con l’esasperato marito-lavoratore e la donna confinata unicamente ai compiti domestici, la spesso distruttiva superstizione, viscerale e crudele, ed infine quella ruralità intrinseca che si teme di non riuscire mai a scrollarsi di dosso.
La forza di questo racconto risiede tutta nella sincerità di una prosa schietta e incisiva, che attraversa le insicurezze di un carattere fragile ed orgoglioso senza l’ambizione di chiudere perfettamente il cerchio di una vita per molti versi sfortunata. Antonella Di Pietrantonio omaggia la sua terra, l’Abruzzo, di una rara onestà senza filtri, fatta di ricordi, esperienze e riflessioni a posteriori, tutti carichi emotivi che possono investire tanti tipi di consapevolezze, quella italiana, quella femminile e quella, forse la più popolare, di chi si sente abbandonato.
Qui sotto il trailer del film.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista