
Élite 4 – Vecchi schemi per nuove azioni e una nuova stagione in arrivo
«L’ennesimo omicidio con annessa improbabile indagine sarebbe davvero difficilmente sostenibile». Così, scrivendo noi, Chiara Turco concludeva il suo articolo in merito alla terza stagione di Élite. La quarta stagione, approdata a giugno su Netflix, conferma la previsione.
La stagione precedente, preceduta dagli episodi speciali (puntate di durata più contenuta rispetto ad un normale episodio della serie, focalizzate su alcuni personaggi), segnavano un punto fermo per buona parte delle linee narrative, concludendo l’arco narrativo della prima generazione dei ragazzi della scuola Las Encinas. Era davvero necessaria una quarta stagione?
La trama è povera
Prima ancora che piatta, la trama di questa nuova stagione si rivela la replica di un meccanismo già messo in atto nelle precedenti stagioni: un’ennesima indagine, risolta nella formula di un tentato omicidio (quello di Ari) di cui bisogna conoscere il colpevole, accompagnato da un reale assassinio (quello di Armando) preludio dell’ulteriore, nuova possibile stagione. Di episodio in episodio, ognuno dei ragazzi si presenta come possibile colpevole di quanto accaduto ad Ari (Carla Díaz), salvo poi essere scagionato con il procedere delle indagini e rivelarsi, per la sola visione onnisciente dello spettatore, Guzman e altri come responsabili del delitto di Armando.
L’arrivo di tre nuovi studenti (Ari, Patrick, Mencía), figli del nuovo preside, l’arrivo di un nobile, il principe Phillipe (Pol Granch), non smuovono le ristagnanti acque di una trama prevedibile. I nuovi ragazzi entrano in gioco solo per permettere la costruzione di un’ennesima indagine, con un nuovo agente di polizia a guidarla, il cui modo di procedere è ben noto allo spettatore: interrogatorio che tra flashback e flashforward, ci rende partecipi e ci illumina sullo scialbo mistero.

La vita sessuale di ognuno dei figli del preside Benjamín (Diego Martín Gabriel) regala alla sbiadita macchina narrativa un’occasione per nuove storie d’amore, dove la passione si rivela centrale rispetto ad un vero affondo sulle dinamiche emotive dei personaggi: affondo che, quando tentato, è incline al patetismo, cui ormai lo spettatore si sarà abituato e, forse, annoiato. Tutto è stato svolto per assecondare la nascita di un ennesimo teen drama, una tiepida opera di genere young adult, che amplia, senza veramente arricchire, il catalogo Netflix.
Era davvero necessaria una quarta stagione?
Più che un problema di necessità, è un problema di riuscita: l’esito è valso il lavoro svolto? Questa quarta stagione (e in generale tutta le serie) si muove sempre tra l’eredità della telenovela sudamericana e l’esigenza di confrontarsi con modelli americani, in particolar modo Tredici. In generale, si potrebbe azzardare che Élite sia proprio la risposta europea a Tredici. Non sarà forse casuale che, quando la trama si fa densa e sembra non avere via d’uscita, ci sia una tragica morte, oppure che la quarta stagione, sia di Tredici sia di Élite, si concluda con un viaggio, promessa di un’avvenire più sereno.
La storia d’amore tra il principe Phillipe e Cayetana (Georgina Amorós) non può non ricordarci i lunghi amori delle telenovelas, il ricco e la povera che alla fine si legano sentimentalmente. Si contrae in otto episodi una tipologia di storia d’amore la cui misura di solito superava il centinaio di episodi. In generale, le storie d’amore fra i vari personaggi prevedono sistemi variegati (il trio Ander, Patrick, Omar, oppure la rivalità tra Samuel e Guzmán per Ari) sempre in costante ricombinazione, in un meccanismo che tenta di rinnovarsi con il solo scopo di stimolare costantemente l’attenzione e tenere lo spettatore incollato allo schermo.

Per una nuova stagione
Il risultato finale è una nuova stagione prevedibile e poco innovativa, quasi copia di sé stessa. La promessa di una quinta stagione, con forse il rientro di membri del cast delle precedenti stagioni (il ritorno di Christian dalla clinica svizzera oppure di Nadia dall’America?), potrebbe dare nuova linfa oppure costituire l’ennesima ricombinazione di fatti già visti.
Un nuovo mistero in una quinta stagione sembra essere cosa certa visto il finale di questa quarta. Potremmo trovarci davanti una trama che determini il collasso della struttura narrativa oppure l’occasione di un rialzo. La prova sarà difficile da superare.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista