
Nòt Film Fest 2021 – Documentari fuori dagli schemi
Il Nòt Film Fest, il festival di cinema indipendente ospitato dalla cittadina di Santarcangelo di Romagna fino al 29 agosto, ha optato per una soluzione particolare nella presentazione della sua programmazione (disponibile anche in streaming su Nòtstream). I film non sono divisi seguendo le loro sezioni del concorso, ma sono invece raggruppati seguendo criteri tematici e geografici. Nel pomeriggio del 27 agosto, dopo due selezioni di cortometraggi, il festival, di cui Birdmen è fiero media partner, ha proposto un appuntamento dal titolo “Documentari Irriverenti”. Nella Sala Wenders del Supercinema son stati proiettati un corto e un lungometraggio, rispettivamente Dick Pics di Hannah McSwiggen e Russell Sheaffer e French Kiss goes to Oulu di Fred e Nicolas Reau, due film appartenenti a mondi lontanissimi ma accomunati dalla stessa energia dirompente.

DICK PICS (Hannah McSwiggen, Russell Sheaffer, USA, 2020)
Dick Pics, presentato a Nòt Film Fest nella sezione Superdoc Shorts in anteprima italiana, nasce per chiedere agli uomini di ogni ceto sociale quali motivazioni li spingano a inviare foto non richieste del loro pene alle loro interlocutrici. La sfacciata domanda di ricerca ha portato i due registi ad intraprendere un viaggio nei forum su Reddit e riportando nel film alcuni dei thread più esplicativi grazie all’impiego di attori. Le donne spiegano le circostanze di queste foto e il malessere che queste causano, mentre gli uomini presenti in Dick Pics son divisi tra chi giura di non averne mai inviate e chi lo ammette con orgoglio. Alcuni intervistati lo vedono come uno strumento di corteggiamento, non riconoscendone l’estrema inappropriatezza.
Dick Pics accompagna l’inusuale tematica con una messa in scena altrettanto originale. Il cortometraggio è difatti animato in stopmotion: le sequenze recitate son state stampate su carta, fotogramma per fotogramma, le sagome son state poi ritagliate e in seguito si è animata ogni performance in un colorato set in miniatura.
Hannah McSwiggen e Russell Sheaffer sono consapevoli di non poter dare una risposta univoca alla loro ricerca, ma l’assurdità dei ragionamenti di alcuni intervistati li aiuta a far riflettere sui numerosi modi in cui la misoginia è intrinseca nei rapporti tra uomo e donna.

FRENCH KISS GOES TO OULU (Fred Reau, Nicolas Reau, France, 2020)
«L’obiettivo dei campionati mondiali di Air Guitar è di promuovere la pace nel mondo. Secondo l’ideologia del campionato, le guerre finirebbero, il cambiamento climatico si fermerebbe e tutte le cose brutte svanirebbero se tutte le persone nel mondo suonassero la air guitar»
Agli occhi di molti potrebbe sembrare strano caricare la bizzarra arte dell’air guitar di così tante responsabilità, ma le migliaia di persone che ogni anno si riuniscono nella città di Oulu (Finlandia) per assistere ai campionati mondiali vedono in quei movimenti esagerati una vera fuga dalla realtà. Il documentarista Fred Reau ha scelto di entrare in questo mondo per coltivare le sue aspirazioni da rockstar, senza dover per forza imbracciare uno strumento. Sapendo di doversi preparare al meglio per fronteggiare i suoi temerari avversari decide di partire un mese prima per la competizione, affrontando un viaggio su una Ford Escort del 1976 lungo oltre 3000 chilometri in compagnia del figlio Nicolas. Nel corso del loro roadtrip attraverso sei stati diversi, i due incontrano esperti, campioni di air guitar, fotografi rock, costumisti, band che serviranno a preparare Fred al palco di Oulu.
Il documentario sa che per la maggior parte del pubblico l’atto di percorrere 3000 chilometri per «un minuto di niente» potrebbe essere ridicolo e per questo costruisce lentamente la missione di Fred e le sue aspirazioni, dando il tempo per comprenderle e fare il tifo per i suoi assurdi sogni. French Kiss goes to Oulu è il risultato della collaborazione tra un padre e suo figlio e l’affetto misto a stupore e rispetto che emerge da ogni fotogramma rende il tutto una dedica reciproca tra i due uomini.
French Kiss goes to Oulu è un inno al rock, più come stile di vita che come genere musicale: una celebrazione della vita sregolata, inseguendo sogni forse assurdi ma al contempo apparentemente capaci di portare la pace nel mondo.
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