
Godzilla e King Kong: storia di due re e due tradizioni che si scontrano
La storia inizia nel 1962, quando due uomini in due pesantissime tute combattevano lanciandosi in faccia alberi e pietroni di scena: Haruo Nakajima (Godzilla) e Shoichi Hirose (King Kong) regalavano il primo titanico scontro tra due Re dei mostri. Due attori che soffrivano le pene dell’inferno per far muovere i due colossi, con costumi pesanti oltre ogni umana sopportazione (quello di Godzilla, nel suo primo film, pesava 100kg).

Per inquadrare i due protagonisti ai tempi, Godzilla (O Gojira) era nato da neanche 10 anni ed era al suo terzo film: il primo è stato Godzilla nel 1954 a regia di Ishiro Honda, seguito da Il re dei mostri nel 1955. King Kong invece, non compariva sulla scena da circa 30 anni: King Kong con la regia di Merian Cooper & Ernest Schoedsack e Il figlio di King Kong, erano entrambi usciti nel 1933.
Il film che nasce dal loro scontro, King Kong Vs Godzilla ( o Il trionfo di King Kong in italiano, grazie dello spoiler) oltre che una metafora del contrasto tra Giappone e Stati Uniti, è iconico.
Qui infatti, più che nel suo secondo film, ci sono tutti quegli elementi che avrebbero caratterizzato le successive e numerosissime lotte tra Godzilla e il Kaiju (“Strano Mostro”) di turno.
Nel film del 1962, Kong è la soluzione per fermare la distruzione causata dal risveglio di Godzilla. Ci sono due round nella pellicola: il primo vede la vittoria del Re dei mostri, grazie al suo potente raggio atomico (Goji però è capace anche di ben altre prodezze, come il famoso calcio-volante di Godzilla Vs Megalon). Il secondo è più combattuto e con due scene memorabili: la prima è quando vediamo Kong sedato e trasportato tramite dei palloni aerostatici – nella posa meno probabile di sempre – alle pendici del Fuji, dove ad attenderlo c’è proprio il nostro dinosaurone.
L’altro momento è legato alla incredibile abilità di Kong di assorbire l’elettricità e di usarla come ricostituente (i dettagli qui ovviamente sono molto vaghi, ma ci piace anche così): tra colpi di coda e massi lanciati, i due mostri combattono corpo a corpo e cadono in mare da una scogliera, provocando un terremoto. A riemergere è a sorpresa King Kong.

Dopo questo film la carriera dei due Re è stata molto diversa: Godzilla infatti ad oggi conta 36 film. Di questi, 32 sono della Toho, divisi in 4 periodi: Showa, Heisei, Millenium e Reiwa. Gli altri 4 sono americani (sì, sto contando anche il terribile Godzilla del 1998 di Roland Emmerich). King Kong invece non ha vissuto molte avventure da allora: fu girato un film nel 1967, Il contrattacco di Kong, che ha visto l’arrivo di Mecha-Kong (7 anni prima del ben più riuscito Mecha-Godzilla), poi una coppia di film prodotti da Dino de Laurentiis nel 1976 e nel 1986, King Kong del 2005 di Peter Jackson e Skull Island del 2017.
Kong e Gojira però, dopo il 1962, non si sono mai più scontrati: almeno fino ad oggi, dove si affronteranno nell’ultimo capitolo della trilogia dedicata al Re dei mostri, dal titolo Godzilla Vs. Kong, seguito di Godzilla: King of the Monsters. Aspettandone l’uscita anche qui in Italia, propongo una riflessione su questi film.
Fare il nostalgico puro delle azzuffate in costume o dei volti dei kaiju monoespressivi non penso sia la strada giusta, perché a volte questi film offrivano una trama non coinvolgente e lotte poco ispirate, con l’insieme che risultava un ingranaggio non oliato. Quando però tutto si incastrava perfettamente come nella splendida serie di film dell’era Heisei, che ci ha regalato avversari indimenticabili come Biollante e Destroyer, si può vedere la magia di questa saga cinematografica.

C’è tempo per ricordare la potenza espressiva del primo Godzilla, nato come modo per esprimere l’orrore del nucleare, o i temi ancora attuali come quello dell’inquinamento in Godzilla Vs Hedora, ma quando alla base c’è solo la voglia di raccontare uno scontro tra mostri allora si fa leva su sentimenti bambineschi. Qua e là si trova ancora l’intento di veicolare un certo messaggio, ma questo è un franchise che si è evoluto e ha saputo accontentare più fasce del suo pubblico, parlando anche a una parte “bambina” di noi spettatori, che si diverte sempre a vedere due mostri che si azzuffano.
Quella magia di cui parlavo è anche legata all’artigianalità dei set e degli effetti speciali: un esempio occidentale è Jurassic Park, un film che ha l’età di chi sta scrivendo questo articolo e sembra sia stato girato l’altro ieri. L’unione di animatronics e computer grafica ha regalato qualcosa di immortale che si distinguerà per sempre. In Godzilla abbiamo invece la costante dei costumi e degli attori che interpretano i Kaiju: l’effetto è chiaramente diverso, ancora più umano se vogliamo, ed è qualcosa che ritroviamo in chiave moderna nel motion capture.

Questa artigianalità si è mantenuta ed evoluta nel tempo: anche Shin Godzilla del 2016 del buon Hideaki Anno (il papà di Neon Genesis Evangelion), primo film dell’era Reiwa, ha cercato di ridurre al minimo l’uso della CGI, usando modellini e green screen.
In definitiva, ogni nuova avventura o apparizione di Godzilla è sempre attesa con ansia: film classici, serie animate o fumetti noi saremo qui ad attenderla. il re dei mostri continua a vivere!
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